Il dilemma della Gran Bretagna, stretta tra record di vaccini e anche di morti
Un inglese su 10 è stato vaccinato, e dovrebbe essere ora protetto dal Covid, ma i decessi continuano al ritmo di 1000 al giorno. La macchina organizzativa sanitaria viaggia comunque a velocità che l’Europa si sogna
Senza clamori, battage televisivi o squilli di tromba, la scorsa settimana la Gran Bretagna ha tagliato il traguardo dei 10 milioni di vaccinati. Quasi un inglese su 10 è stato protetto dal Covid. La macchina organizzativa sanitaria viaggia a velocità che l’Europa si sogna. Mentre l’Unione Europea litiga, pianifica male la campagna di vaccinazione, ed è in clamoroso ritardo nelle dosi, e poi pretende che il vaccino inglese di Oxford arrivi prima agli europei, non si capisce bene in base a quale diritto di precedenza. Se Bruxelles si incarta, Londra dimostra grande capacità di pianificazione: il Regno Unito aveva prenotato il futuro vaccino, fatto in casa, di AstraZeneca fin dalla scorsa estate. Chi primo arriva, meglio alloggia, è un proverbio che vale ovunque. La Gran Bretagna della Brexit, il paese ha abbandonato la Ue proprio nel mezzo della crisi pandemica, quando nessuno si sarebbe sognato di farlo, è una nazione contraddittoria. Entusiasta per i vaccini, ma anche arrabbiata per i 120mila morti sulla coscienza. E per i decessi che continuano al ritmo di 1000 al giorno, decisamente troppi. Continue varianti del virus compaiono ogni giorno: dopo quella inglese, è arrivata quella del Sud Africa e ora quella del Kent e, pare, pure quella di Manchester. Il problema con le varianti è che non è chiaro, nemmeno agli esperti, se i vaccini le coprano o meno. Alcuni scienziati lanciano allarmi su una inefficacia, cosa che renderebbero i vaccini inutili. Altri rassicurano che non ci siano problemi.
Come che sia, dopo le feroci critiche dello scorso anno, oggi il primo ministro Boris Johnson sta traghettando il paese fuori dal Covid. E anche velocemente. La campagna vaccini è un successo incredibile che vale più di mille elezioni. A oggi il premier è più saldo che mai. Non ha praticamente rivali e anche il partito Tory, dove una buona fetta di esponenti non ama Boris e lo vorrebbe cacciare, si deve tenere i mal di pancia che ha. Sullo sfondo rimane il pragmatismo britannico: il governo non ha avuto remore a cambiare idea, anche con giravolte imbarazzanti, sulla gestione del Covid. L’ultima mossa, anch’essa, è la linea dura sui turisti. Inghilterra è già oggi un paese isolato, che ha chiuso tutti i corridoi aerei e imponendo quarantena all’arrivo per tutti, disagio non da poco per una nazione che è un’isola e non ha collegamenti via terra.
Rispetto all’Italia che ha riaperto le scuole, ed è quasi tutta una zona gialla, il Regno Unito è in prigione: la “zona rossa” è in vigore dal 22 dicembre, una sfiancante ennesima quarantena nel pieno di un inverno infinito, freddo e piovoso. Eppure il governo ha deciso di dare un ennesimo giro di vite. Chi va all'estero e torna, se non ha seri motivi, dovrà rintanarsi in un hotel presidiato da militari per due settimane. Poco importa se il tampone è negativo. E il conto, in media 1000 sterline, lo paga il viaggiatore. Una ulteriore mazzata per tutta l’industria dei trasporti, già a rischio fallimento. Il fin troppo spavaldo e arrogante Boris, che teorizzava l’immunità di gregge e diceva cinicamente alla nazione, ora sembra diventato improvvisamente iper-cauto e addirittura pauroso. Dietro questo apparente dietrofront e contraddizione pare ci sia un piano strategico: con il lockdown più severo d’Europa; con i provvedimenti draconiani sulle frontiere e la punizione per chi viaggia, la Gran Bretagna punta a un campagna di vaccini senza interferenze da virus esterni. Il purismo sanitario mira ad aver coperto dal Covid tutti gli abitanti entro la primavera forse già per fine maggio. Boris potrebbe annunciar all a nazione che “Il Covid è sconfitto”. Sarebbe una vittoria clamorosa: a quel punto si potrà riaprire tutto e senza limiti. Si chiede un maggiore sacrificio ora, per avere un più grosso beneficio più avanti. Se va bene, l’Europa dovrà aspettare l’autunno. Boris pregusta la sua vendetta: la Brexit è stata la strada giusta. I vaccini sono la Brexit sotto altro nome.