Giornata mondiale del Migrante e Rifugiato: Francesco per un mondo sempre più inclusivo
L’appello all’Angelus, mentre in settimana i vescovi europei hanno lanciato un’offensiva di fraternità e rinnovamento per il vecchio continente e per il clima
Nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che quest’anno ha per tema “Verso un noi sempre più grande”, papa Francesco all’Angelus ha rinnovato l’appello necessario a “camminare insieme, senza pregiudizi e senza paure, ponendosi accanto a chi è più vulnerabile: migranti, rifugiati, sfollati, vittime della tratta e abbandonati. Siamo chiamati a costruire un mondo sempre più inclusivo, che non escluda nessuno”. L’appello corona una settimana di interventi del papa e della Santa Sede in diversi ambiti – Assemblea dell’Onu compresa – dispiegando quasi un’offensiva per un mondo più giusto e fraterno e per la cura della casa comune minacciata dalla crisi galoppante del clima. In questa azione i vescovi europei riuniti in assemblea a Roma con i rispettivi presidenti hanno lanciato l’impegno a rivitalizzare il continente.
Fede che appartiene al passato
Già Francesco aveva posto l’accento sulla scarsa testimonianza cristiana dei credenti e sulla stanchezza complessiva dell’Europa. “Tanti in Europa – aveva rilevato celebrando la messa con i vescovi nella Basilica di san Pietro - pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato. Perché? Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza”. Dio infatti "si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza. E se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici, la gente non vede il Buon Pastore”.
È Cristo stesso, infatti, a chiedere non di "dimostrare", ma di "mostrare Dio", e di farlo "non a parole, ma con la vita”. Gesù chiede “preghiera e povertà, creatività e gratuità”, dice il Papa. Da qui, un appello quasi estremo: “Aiutiamo l’Europa di oggi, malata di stanchezza - questa è la malattia dell’Europa di oggi - a ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa. Non possiamo che dare tutto noi stessi perché si veda questa intramontabile bellezza”.
Il futuro è dei figli
Francesco era già intervenuto anche sull’ambiente. "Voi non siete il futuro, siete il presente. Noi siamo in evoluzione e dobbiamo andare avanti, dovete farlo per il vostro futuro e quello dei vostri figli. Vi auguro di fare chiasso, fatevi sentire!". Secondo l’Ansa, lo ha detto ieri Papa Francesco all'incontro privato che si è tenuto nella Sala Clementina con una delegazione di 50 ragazzi dell'Earth Day, i rappresentanti dell'Italia alla Cop Giovani di Milano e il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
Con riguardo alla Giornata per i Migranti, Francesco ha aggiunto nel dopo Angelus odierno di unirsi “a quanti, nelle varie parti del mondo, stanno celebrando questa Giornata; saluto i fedeli riuniti a Loreto per l’iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana in favore dei migranti e dei rifugiati. Saluto e ringrazio le diverse comunità etniche presenti qui in Piazza con le loro bandiere; saluto i rappresentanti del progetto “APRI” della Caritas Italiana; come pure l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e il Centro Astalli. Grazie a tutti per il vostro impegno generoso!”. Infine ha invitato i presenti prima di lasciare la Piazza ad avvicinarsi alla Barca con i migranti, grande scultura bronzea a un lato del colonnato per soffermarsi “sullo sguardo di quelle persone e a cogliere in quello sguardo la speranza che oggi ha ogni migrante di ricominciare a vivere. Andate là, vedete quel monumento. Non chiudiamo le porte alla loro speranza”.
“Io sono credente”
In accordo con la cultura dell’accoglienza stato l’invito del papa ripetuto alla Chiesa a non sentirsi una comunità di élite, chiusa, diventando invece sempre più accogliente.
“Ogni chiusura, infatti, fa tenere a distanza chi non la pensa come noi e questo – lo sappiamo – è la radice di tanti mali della storia: dell’assolutismo che spesso ha generato dittature e di tante violenze nei confronti di chi è diverso…A volte anche noi, invece di essere comunità umili e aperte, possiamo dare l’impressione di fare “i primi della classe” e tenere gli altri a distanza; invece che cercare di camminare con tutti, possiamo esibire la nostra “patente di credenti”: “io sono credente”, “io sono cattolico”, “io sono cattolica”, “io appartengo a questa associazione, all’altra…”; e gli altri poveretti no. Questo è un peccato. Esibire la “patente di credenti” per giudicare ed escludere. Chiediamo la grazia di superare la tentazione di giudicare e di catalogare, e che Dio ci preservi dalla mentalità del “nido”, quella di custodirci gelosamente nel piccolo gruppo di chi si ritiene buono”.
Il videomessaggio
In armonia con le indicazioni di Francesco anche il cardinale Parolin, segretario di Stato, nel videomessaggio all’Assemblea delle Nazioni Unite ha evocato tutti i fronti caldi della pace e le urgenze del mondo dalla pandemia, al vertice COP26 a Glasgow, alle sofferenze di Haiti, dell’Afghanistan, del Libano e della Siria. Portando il saluto del Papa e ricordando le sue parole sulla crisi pandemica dalla quale è necessario uscire cambiati, il cardinale Parolin esorta a lavorare insieme per alleviare le sofferenze di chi non può accedere ai vaccini “che – afferma - devono essere disponibili per tutti, specialmente nelle aree di conflitto e nei contesti umanitari”.