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Francesco chiude polemiche secolari sulla Madonna: Maria è madre non dea, a volte espressioni esagerate

Nell’udienza generale sembra rispondere ai suoi critici che lo accusano di eresia e tradimento della dottrina tradizionale

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
Raffaello Sanzio, Madonna Sistina (Gemäldegalerie, Dresda)
Raffaello Sanzio, Madonna Sistina (Gemäldegalerie, Dresda)

Maria Madre di Gesù è la donna più pregata e venerata tra i cristiani, ma anche motivo di interminabili dispute teologiche e devozionali nella storia della Chiesa. Dispute che non sono concluse se ancora oggi papa Francesco è tornato con insistenza nell’udienza generale a richiamare uno dei punti della discordia più accesa sulla Madonna: Una parte reclama di considerarla corredentrice del genere umano insieme a Gesù; un’altra parte ritiene Maria Madre di Dio e dei cristiani, ma non corredentrice dal momento che l’unico redentore e mediatore tra Dio e l’umanità è Gesù Cristo.

Un dibattito che può apparire stucchevole e insignificante, ma in realtà tocca le corde più profonde della fede cristiana e dei suoi risvolti culturali.  Il punto su questo motivo di divisione lo ha fatto da 60 anni il concilio Vaticano II, nell’ottavo capitolo della Lumen Gentium, il documento più importante tra i 16 approvati e pubblicati. Il tema della Madonna fu uno dei temi “caldi” nel dibattito conciliare quando si trattò di disegnare il volto della Chiesa. L’aspetto teologico prevalse sul devozionale e folkloristico.

Alcuni padri conciliari volevano approvare un testo a parte sulla Madonna per dare risalto alla sua speciale posizione nella Chiesa. Prevalse, invece, la proposta – appoggiata da Paolo VI – di parlare della Madonna all’interno del’unico, grande documento sulla Chiesa dove Maria è riconosciuta Madre di Dio e della Chiesa, la prima redenta tra le creature. “La beata Vergine – afferma i concilio – è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Questo però va inteso in modo che  nulla detragga o aggiunga alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore” tra Dio e gli uomini. Papa Francesco nell’applicare il concilio sa che l’argomento mariano è uno dei cavalli di battaglia dei suoi contestatori con i quali a distanza e indirettamente cerca di dialogare senza nulla cedere rispetto al concilio Vaticano II, magna carta in ogni situazione dei nostri giorni.

 “Maria – ricorda Francesco in proposito - è stata ed è presente nei giorni di pandemia, vicino alle persone che purtroppo hanno concluso il loro cammino terreno in una condizione di isolamento, senza il conforto della vicinanza dei loro cari. Maria è sempre lì, accanto a noi, con la sua tenerezza materna”. La Madonna non come feticcio astratto, ma presenza viva discepola piena di umanità del Vangelo. In questa luce aveva parlato della Madonna il 3 aprile dello scorso anno, in piena pandemia, nell’omelia a santa Marta.  “C’è gente – disse allora - che da adesso incomincia a pensare al dopo: al dopo la pandemia. A tutti i problemi che arriveranno: problemi di povertà, di lavoro, di fame …Preghiamo per tutta la gente che aiuta oggi, ma pensa anche al domani, per aiutarci a tutti noi”, proprio sull’esempio della Madonna che “mai ha chiesto qualcosa per sé, mai. Sì, per gli altri: pensiamo a Cana, quando va a parlare con Gesù.

Mai ha detto: “Io sono la madre, guardatemi: sarò la regina madre”. Mai lo ha detto. Non chiese qualcosa di importante per lei nel collegio apostolico. Soltanto, accetta di essere Madre. Accompagnò Gesù come discepola, perché il Vangelo fa vedere che seguiva Gesù: con le amiche, pie donne, seguiva Gesù, ascoltava Gesù”. E poi aggiungeva come onorare la Madonna, dicendo: “Questa è mia Madre”, perché lei è Madre…non l’ha fatta primo ministro o le ha dato titoli di “funzionalità”. Soltanto “Madre”. La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre”.

Questo intervento del papa scatenò la rabbia, l’ira, l’aggressività dei tanti siti di cattolici sorti per contrastare l’insegnamento di Francesco. In uno di questi si legge: “Santità, papisti sì, gesuiti e bergogliosi no!”. E ancora: Maria Regina e corredentrice non si tocca! Basta!!.. Papa Bergoglio infierisce sulla Madonna: non è Corredentrice. E neppure Regina. Solo madre e discepola…Papa Bergoglio oltraggia ancora la Madonna…”. Il contrasto non si è appianato se anche oggi il papa è tornato a ribadire la dottrina sulla Madonna Madre, ma non corredentrice e mediatrice alla pari di Gesù.

Cristo è il Mediatore, il ponte che attraversiamo per rivolgerci al Padre. È l’unico Redentore: non ci sono co-redentori con Cristo. È il Mediatore per eccellenza, è il Mediatore. Ogni preghiera che eleviamo a Dio è per Cristo, con Cristo e in Cristo e si realizza grazie alla sua intercessione. Lo Spirito Santo estende la mediazione di Cristo ad ogni tempo e ogni luogo: non c’è altro nome nel quale possiamo essere salvati. Gesù Cristo: l’unico Mediatore tra Dio e gli uomini ... Dall’unica mediazione di Gesù Cristo prendono senso e valore gli altri riferimenti che il cristiano trova per la sua preghiera e la sua devozione, primo tra tutti quello alla Vergine Maria, la Madre di Gesù”.

E come Madre Maria avvolge tutti noi: “ma come Madre, non come dea, non come corredentrice: come Madre. È vero che la pietà cristiana sempre le dà dei titoli belli, come un figlio alla mamma: quante cose belle dice un figlio alla mamma alla quale vuole bene! Ma stiamo attenti: le cose belle che la Chiesa e i Santi dicono di Maria nulla tolgono all’unicità redentrice di Cristo. Lui è l’unico Redentore. Sono espressioni d’amore come un figlio alla mamma – alcune volte esagerate. Ma l’amore, noi sappiamo, sempre ci fa fare cose esagerate, ma con amore”.

Cosa sia in palio in realtà è una coscienza adulta nell’essere cristiani, come appare nel messaggio di Francesco che ieri ha ricordato i 150 anni dalla proclamazione di sant’Alfonso de’ Liguori Dottore della Chiesa. Il santo viene considerato ancora un grande maestro della morale cattolica. “Nelle dispute teologiche, preferendo la ragione all’autorità, non si ferma alla formulazione teorica dei principi, ma si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il “diritto” di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri”.

Questo percorso ha condotto sant’Alfonso “alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difficoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità. Sant’Alfonso, dunque, “non è né lassista né rigorista. Egli è un realista nel vero senso cristiano perché ha ben compreso che nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri”.

In questi ultimi tempi, le sfide che la società sta affrontando ripete il papa “sono innumerevoli: la pandemia e il lavoro nel mondo del post Covid, le cure da assicurare a tutti, la difesa della vita, gli input che ci vengono dall’intelligenza artificiale, la salvaguardia del creato, la minaccia antidemocratica e l’urgenza della fratellanza. Guai a noi se in tale impegno evangelizzatore, separassimo il “il grido dei poveri” dal “grido della terra”.

 

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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