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Francesco: “Guerra disumana e sacrilega”. Solidarietà non solo immediata all’Ucraina

All’Angelus il papa ricorda che il male non viene da Dio ma dalle scelte degli uomini. Lungo appello per la soluzione pacifica del conflitto frutto di conversione

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   

“Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!”  la guerra contro l’Ucraina, “violenta aggressione, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo!”. Parole nette di papa Francesco sul sanguinoso conflitto in corso da 25 giorni. Potrebbero sembrare uno sfogo vedendo andare in fumo finora vari tentativi di mediazione e dialogo tra le parti. In realtà le cose stanno diversamente. Basta rileggere i suoi precedenti interventi e l’accelerazione data ieri e oggi all’urgenza di trovare la pace, per accorgersi che Francesco non cerca e non si contenta di sfoghi vani. Alle parole di fuoco accompagna iniziative di pace e solidarietà che indicano stile e attitudine per cercare sinceramente la pace.

L’appello alla pace dall’Angelus domenicale

All’Angelus di oggi il papa chiude il cerchio della sua visione complessiva sulla guerra oltre l’aggressione presente. La guerra – lascia intendere Francesco - richiama interrogativi insoluti su Dio stesso e sull’uomo colpito dal male che cerca di attribuire a Dio. E’ lui a mandare una guerra o una pandemia? Se lo chiede il papa come tutti. E risponde che non è Dio a volere il nostro male. Facile incolparlo e pensarlo a nostra immagine e somiglianza che siamo capaci di fare il male. Da Dio non può venire il male. La soluzione vera è una sola: convertirsi se non vogliamo perire tutti. Questo monito di Gesù nel Vangelo odierno viene rilanciato da Francesco nell’attuale congiuntura del mondo. Convertirsi tuttavia non è facile. Per uscirne occorre avere la pazienza di Dio verso di noi. Egli ci offre sempre una possibilità di agire diversamente. E a questo punto il papa – a braccio - confida che ha pensato un nome nuovo per Dio: il “Dio di un’altra possibilità”.

Il pensiero a chi è sotto le bombe

Egli sempre ci apre un’altra possibilità. Anche ora, sembra dire Francesco, è il tempo per un’altra possibilità di uscire dal conflitto ucraino. Da cercare con pazienza, imitando la pazienza di Dio. Da parte di tutti non da una parte soltanto. Che tuttavia per riuscire chiede la premessa della conversione, di cambiare cioè le strategie, più o meno conosciute, che hanno portato al conflitto. Solo in questo caso la nostra vicinanza ai sofferenti è sincera e non si stanca se il male dura a lungo. Per chi è sotto le bombe, è costretto a lasciare casa e patria, il dolore è persistente e il bisogno prolungato, non ci si può stancare presto e guardare dall’altra parte. L’esigente pace di cui parla Francesco non è quella delle cancellerie se non in piccola misura.

La visti ai bambini ucraini

E tuttavia vista in questa cornice di solidarietà e vicinanza concreta e per tutto il tempo necessario, diventa anche credibile l’appello forte e deciso di Francesco per la pace. Che non intende appiattimento, ma “armonia delle diversità” come ha spiegato ieri ai bambini del Piccolo Coro dell’Antonianum di Bologna. E anche il suo lungo, appassionato appello dopo L’Angelus odierno ha la garanzia della sincerità, libero dalle ambiguità e dalle furbizie di ogni scuola diplomatica. Francesco sulla questione del conflitto continua a mostrarsi un vero pastore e non un intrigante. Ecco le sue parole che invocano la svolta: “Non si arresta, purtroppo, la violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità. Non c’è giustificazione per questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante. Anche questa settimana missili e bombe si sono abbattuti su civili, anziani, bambini e madri incinte. Sono andato a trovare i bambini feriti che sono qui a Roma. A uno manca un braccio, l’altro è ferito alla testa… Bambini innocenti. Penso ai milioni di rifugiati ucraini che devono fuggire lasciando indietro tutto e provo un grande dolore per quanti non hanno nemmeno la possibilità di scappare. Tanti nonni, ammalati e poveri, separati dai propri familiari, tanti bambini e persone fragili restano a morire sotto le bombe, senza poter ricevere aiuto e senza trovare sicurezza nemmeno nei rifugi antiaerei. Tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega! Preghiamo in silenzio per quanti soffrono. Mi consola sapere che alla popolazione rimasta sotto le bombe non manca la vicinanza dei Pastori, che in questi giorni tragici stanno vivendo il Vangelo della carità e della fraternità. Ho sentito in questi giorni alcuni di loro al telefono, come sono vicini al popolo di Dio. Grazie, cari fratelli, care sorelle, per questa testimonianza e per il sostegno concreto che state offrendo con coraggio a tanta gente disperata! Penso anche al Nunzio Apostolico, appena fatto Nunzio, Monsignor Visvaldas Kulbokas, che dall’inizio della guerra è rimasto a Kyiv insieme ai suoi collaboratori e con la sua presenza mi rende vicino ogni giorno al martoriato popolo ucraino. Stiamo vicini a questo popolo, abbracciamolo con l’affetto e con l’impegno concreto e con la preghiera. E, per favore, non abituiamoci alla guerra e alla violenza! Non stanchiamoci di accogliere con generosità, come si sta facendo: non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno. Perché voi sapete che al primo momento, tutti ce la mettiamo tutta per accogliere, ma poi, l’abitudine ci raffredda un po’ il cuore e ci dimentichiamo. Pensiamo a queste donne, a questi bambini che con il tempo, senza lavoro, separate dai loro mariti, saranno cercate dagli “avvoltoi” della società. Proteggiamoli, per favore”.

Carlo Di Ciccodi Carlo Di Cicco   
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