Commissione Ue, l'accordo su vicepresidenti è fatto. L'Italia vince la battaglia su Fitto
L'accordo è stato appoggiato dalla grande maggioranza del Ppe, tranne che dagli spagnoli, che sono "sul piede di guerra"
L'accordo per la nomina dei sei vicepresidenti esecutivi designati della prossima Commissione Europea è ormai fatto. L'intesa è stata appoggiata dalla grande maggioranza del Ppe, tranne che dagli spagnoli. Sul piede di guerra anche i Verdi che sono orientati a votare contro. Il risultato raggiunto lascia dunque una scia di spaccature in seno alla maggioranza che sostiene Ursula von der Leyen, ma dovrebbe consentire al Parlamento Europeo di votare in plenaria l'intero collegio, mercoledì prossimo a Strasburgo.
Nella gestione della vicenda, malgrado l'esondazione di una questione di politica interna spagnola a livello Ue, fino al punto di bloccare iper una settimana il processo di nomina della nuova Commissione, ha giocato un ruolo importante l'asse tra il leader dei Popolari Manfred Weber e la delegazione italiana del Ppe, che ha funzionato molto bene. I contatti tra il capogruppo e il capodelegazione italiano sono stati costanti, con lunghe telefonate, e hanno prodotto, come risultato, la strenua difesa della candidatura di Raffaele Fitto, che è di Fratelli d'Italia, da parte del Ppe, come se si trattasse di un candidato proprio, e non di un altro partito (Fdi fa parte dell'Ecr, i Conservatori e Riformisti Europei).
Fitto ha anche il profilo giusto per essere gradito al Ppe, visto che non viene dal Movimento Sociale Italiano, ma ha un passato politico prima nella Dc e poi nella stessa Forza Italia. Tuttavia è stato determinante, nel far scattare la 'protezione' nei confronti di Fitto, il ruolo svolto dall'ala popolare della maggioranza di governo. Per dirla con una fonte, "c'è tanto filo italiano in questa tessitura".
L'intesa prevedrebbe l'approvazione dei sei vicepresidenti, più probabilmente il commissario ungherese, con la maggioranza dei due terzi, quindi a livello di coordinatori dei gruppi politici nelle singole commissioni competenti, senza andare al voto tra tutti i componenti delle commissioni stesse. L'accordo non prevedrebbe, allo stato, dichiarazioni preventive di Ursula von der Leyen, che da tutta questa vicenda si è tenuta fuori, pur avendo incontrato più volte in prima persona i dirigenti dei gruppi, per cercare di attenuare le tensioni. La presidente eletta dovrebbe parlare in Aula e lì potrebbe lanciare qualche segnale.