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Mai visto in Parlamento: i non ricandidati attaccano i partiti in cui militavano fino a ieri

In questi giorni soo stati moltissimi i discorsi di saluto, alcuni commossi, altri commoventi, da parte di deputati e senatori che hanno deciso di non ricandidarsi o pensano di non essere rieletti . Ma non tutti gli interventi sono di miele e melassa

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
Parlamento
Parlamento (Foto Ansa)

Tecnicamente, sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica sono convocati “a domicilio”, espressione che si usa quando non sono previste nuove sedute già calendarizzate. Poi, magari, quelle dei giorni scorsi non saranno le ultimissime sedute della legislatura, perché ce ne saranno altre per la comunicazione di decreti o emergenze particolari.
Ma, detto questo, in questi giorni il clima nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama era da ultimi giorni di scuola, con moltissimi discorsi di saluto, alcuni commossi, altri commoventi, da parte di deputati e senatori che hanno deciso di non ricandidarsi o pensano di non essere rieletti e quindi salutano per l’ultima volta l’aula e i colleghi. Ma non tutti gli interventi sono di miele e melassa, non tutti salutano felici e commossi.

Lo sfogo in aula degli ex Movimento 

E, soprattutto fra gli ex del MoVimento Cinque Stelle poi andati in altri partiti c’è chi ha deciso di sfogarsi in aula, attaccando direttamente chi – a detta loro, va precisato – li ha illusi, li ha fatti entrare nel proprio gruppo parlamentare (dove ogni parlamentare vale anche contributi economici al gruppo) assicurando la rielezione e poi non li ha nemmeno ricandidati. Quindi, per raccontare tutto questo usiamo proprio le loro parole, lasciate agli atti, durissime e quindi ufficiali di un’ufficialità assoluta, rimaste nei resoconti stenografici che sono il più sacro dei testi istituzionali.
Partiamo da Tiziana Carmela Rosaria Drago, insegnante catanese di Trecastagni, eletta con il MoVimento nel collegio uninominale di Acireale, corteggiata da Giuseppe Conte quando sembrava potesse nascere il Conte ter e lei era nel Misto e poi passata a Fratelli d’Italia. Ecco, la senatrice Drago ha detto nel suo ultimo intervento su argomenti non iscritti all’ordine del giorno ieri: “Concludo ringraziando Fratelli d'Italia per non avermi ricandidata, non solo nella modalità, perché l'ho saputo solo qualche ora prima ma, perché mi ha dato lo spunto per riflettere su cosa sono la politica e partitismo. Non vorrei assolutamente che le giovani generazioni la pensassero come un po' tutti, cioè che la politica è sporca, perché è l'arte più nobile e ritengo ancora che sia così. Il partitismo invece è un problema serio, perché, se il partito, anziché essere il mezzo, diventa il fine (come la riforma del numero dei parlamentari e l'attuale legge elettorale dimostrano), allora...”.

L'intervento di Matteo Dall’Osso

Alla Camera è toccato a Matteo Dall’Osso, anche lui ex pentastellato, ma alla seconda legislatura, eletto in Emilia Romagna nelle liste del MoVimento e poi passato a Forza Italia e quindi a Coraggio Italia e poi nuovamente a Forza Italia, annunciare perché lasciava nuovamente gli azzurri: “Presidente, potrebbe sembrare opportunistico il mio passaggio al gruppo Misto, oggi, ultimo giorno d'Aula, tanto più che non sono candidato il prossimo 25 settembre, ma non è così, e vorrei spiegarvi il perché. La mia decisione di lasciare Forza Italia non è minimamente dettata dalla mancata ricandidatura; anche in questo caso ho abbandonato il gruppo in cui militavo, perché lo stesso ha evidentemente adottato misure, tra Camera e Senato, atte a rendere impossibile il mio impegno verso le persone fragili. Vorrei far notare che il tradimento spesso non è compiuto da parte del parlamentare che lascia il gruppo, ma è compiuto dal gruppo stesso verso il deputato, il parlamentare, rompendo così il patto di fiducia che lega il singolo deputato al proprio gruppo”. E ancora: “Presidente, nei vari gruppi politici in cui ho militato, sono sempre stato coerente e sono sempre stato in minoranza. Nel mio caso specifico, ho scelto di dedicare dieci anni della mia vita, per essere qui, in quest'Aula, a rappresentare e tutelare i diritti delle persone più deboli e fragili. Non ho trovato lo spazio necessario per poter far sentire forte la mia voce e il mio dissenso verso le politiche che si stavano effettuando, ma non mi sono mai arreso, mai. (…) Io non voglio neanche creare polemica e, se ci sarà modo, parlerò fuori da quest'Aula, in un'altra sede, dei motivi specifici per i quali ho abbandonato questo gruppo, ma non mi resta di fare altro che gridare il mio dissenso verso questa politica, che non farà altro che allontanare i cittadini da queste istituzioni”.

La polemica di Veronica Giannone

Ma i due interventi più duri sono stati firmati da due deputate pugliesi, anche loro di provenienza, recente o remota, pentastellata: Veronica Giannone è stata eletta in Puglia per il MoVimento, poi passata al Misto, prima fra gli apolidi “non iscritti ad alcuna componente politica” e poi fra i seguaci di Maurizio Lupi in Noi con l’Italia, quindi a Forza Italia e l’ultimo giorno di legislatura nuovamente al Misto dei non iscritti. Ed è stata durissima sul motivo di questa scelta: “Il giorno 17 agosto mi è stato richiesto dal coordinatore regionale del partito di Forza Italia di compilare dei documenti e di inviarli via PEC. All'interno di questi documenti si legge: “Lettera d'obbligo dei candidati di Forza Italia ai collegi plurinominali. In virtù dell'accettazione della mia candidatura per l'inserimento nella lista dei candidati con la quale il movimento politico Forza Italia si presenterà alle richiamate elezioni politiche nazionali, mi impegno (…)”. Erano documenti della mia candidatura alle prossime elezioni del 25 settembre. Il 22 agosto mattina mi è pervenuto, però, un messaggio dello stesso coordinatore che mi informava di non essere candidata. Ora, non esiste alcun diritto alla candidatura, è vero, ma esiste il rispetto verso la persona, verso il singolo individuo e, in questo caso, verso le parlamentari e i parlamentari del gruppo del quale si fa parte. Esiste la correttezza nei riguardi di chi ha offerto il proprio sostegno per una causa, esiste la trasparenza, che porta ad esprimersi senza sotterfugi e senza raggiri e prese in giro di alcun tipo, in totale onestà. Purtroppo tali qualità e virtù pare non appartengano al coordinatore regionale pugliese e alla dirigenza di Forza Italia”.
Ma le bordate non erano finite: “Mi chiedo pertanto: se un partito è composto da persone che non conoscono rispetto, correttezza, onestà, come mai potrà questo partito essere in grado di essere rispettoso, corretto, trasparente e onesto non solo verso i rappresentanti e associati al partito stesso ma soprattutto nei riguardi dei cittadini italiani? Mi auguro che i nostri elettori si ricordino di questo mio quesito prima di procedere alla scelta del partito che vogliono indicare alle prossime elezioni. Pertanto confermo quanto già dichiarato da lei, Presidente Fico, quest'oggi, ossia che lascio il partito di Forza Italia, capace di sfruttare le persone finché fanno comodo per poi gettarle via con un misero messaggio, perché evidentemente le persone per loro non hanno alcun valore ed io, in tutta onestà, non voglio far parte di questo gruppo politico”.

L'attacco di Vicenza Labriola

E, sempre dalla Puglia, sempre da Forza Italia, parole simili sono arrivate dalla tarantina Vincenza Labriola, eletta anche lei con il MoVimento, ma nella scorsa legislatura: “Signor Presidente, onorevoli colleghi, le premesse con le quali il Presidente Berlusconi mi accolse nel partito nel 2017 le ricordo bene, furono di dominio pubblico e mi motivarono fortemente a continuare il mio impegno politico. Le premesse con le quali mi si incaricava di occuparmi dei problemi atavici della mia città, Taranto, le ricordo ancora meglio e sono state il mantra della mia attività parlamentare, in questa legislatura e non solo. Oggi mi trovo, mio malgrado, a dover affermare con certezza che le stesse premesse sono state disattese, non certo perché non me ne sia occupata ma per il mero spirito personalistico e individualista di chi, proprio all'interno del mio partito, ha tentato in ogni modo di oscurare, celare, commissionare, denigrare il mio lavoro per Taranto e su Taranto. Le stesse persone che sarebbero dovute essere di supporto alla mia attività per Taranto e per la Puglia - penso, per esempio, alla Xylella e alla sanità - oggi fanno campagna elettorale proprio su questi temi e non hanno supportato il lavoro da me svolto”. E anche qui un attacco durissimo da parte dell’onorevole Labriola: “Oggi mi ritrovo, mio malgrado, a dover comunicare, a malincuore, che il percorso in Forza Italia per me finisce qui. L'avrei potuto fare prima ma ho preferito farlo a biglie ferme, a Camere sciolte, per rispetto degli elettori, per rispetto della mia persona e per rispetto del presidente Berlusconi, un presidente malconsigliato che ha permesso l'appiattimento del partito e una decisione malsana, come quella di non proseguire col Governo Draghi. Al presidente Berlusconi va il mio personale ringraziamento per la fiducia e la considerazione che in questi anni mi sono guadagnata, fiducia che evidentemente infastidiva chi da vicino si sentiva minacciato dalla mia intraprendenza e dal mio coraggio. Un sentito ringraziamento ai colleghi sinceri con i quali ho condiviso un percorso non sempre facile, spesso tortuoso e doloroso, ma che hanno saputo apprezzare le mie battaglie con coerenza e lealtà, in un contesto, come quello che oggi lascio, che non brilla certo di questi doti”. Ma, come in una proprietà transitiva del disincanto, cambiando l’ordine dei partiti, il risultato non cambia.

La delusione di Jessica Costanzo

Anche Jessica Costanzo è stata eletta, stavolta in Piemonte, nel MoVimento. Poi è uscita per andare nel Misto dei non iscritti, quindi ha raggiunto altri suoi ex compagni No Vax ed antidraghiani in Alternativa e infine è tornata nel Misto degli apolidi conquistata dal progetto politico di Gianluigi Paragone, ma semplicemente perché alla Camera la componente di Italexit non è costituita, a differenza dei suoi quattro colleghi senatori. Ma l’onorevole Costanzo – amatissima dai suoi fans sui social, che elogiano la sua coerenza e anche la sua avvenenza – è stata delusa anche da Italexit: “Questo è il mio ultimo intervento in quest'Aula in qualità di deputata della Repubblica italiana, perché ho scelto di non elemosinare posti e poltrone ai leader politici in quanto adesso è il momento della restaurazione, è il momento dell'Ancien Régime. Non c'è posto per chi, come me, pensa soprattutto che in politica il fine non giustifichi i mezzi. Piuttosto, riprendetevi il vostro ruolo, il ruolo di rappresentanti del popolo. È un appello non solo mio ma di chi non crede più nei partiti e il 25 settembre, purtroppo, ce ne accorgeremo. Rinnovo l'invito a essere meno uomini e donne di partito e più uomini e donne di Stato”.
Insomma, a Montecitorio e Palazzo Madama i panni sporchi si lavano in aula.

 

 

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana   
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