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Perché l'economia italiana può ripartire più forte di prima: i tre motivi per essere più ottimisti di Draghi

Non capita spesso che le previsioni del governo possano essere definite troppo pessimistiche. Anzi, avviene sistematicamente il contrario: il governo, si è detto spesso in questi anni, si è dipinto il futuro di rosa per poter giustificare spese e disavanzi.

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
Perché l'economia italiana può ripartire più forte di prima: i tre motivi per essere più ottimisti...
Foto Ansa

Non capita spesso che le previsioni del governo possano essere definite troppo pessimistiche. Anzi, avviene sistematicamente il contrario: il governo, si è detto spesso in questi anni, si è dipinto il futuro di rosa per poter giustificare spese e disavanzi. In effetti, è esattamente quanto è stato detto neanche un mese fa, quando il governo ha varato il Def, il Documento di economia e finanza, che traccia il percorso dell'economia nei prossimi mesi. Di fronte ad uno sviluppo economico che, sulla base delle tendenze in campo, dovrebbe arrivare, secondo i calcoli degli economisti, ad un aumento del Pil del 4,1 per cento nel 2021, Draghi ha invece corretto la cifra all'in su: 4,5 per cento. Grazie, si è specificato, ad un maggior contributo alla crescita degli investimenti pubblici.

Una forzatura? Possibile. Il dubbio su una nuova ondata della pandemia, una ripresa dei contagi, il ritorno, dopo le aperture, forse incaute, di questi giorni, di quarantene e lockdown, uno stallo delle vaccinazioni, una capacità di reazione, tutta da valutare, delle imprese e anche la storica difficoltà, burocratica anzitutto, a far decollare in fretta gli investimenti pubblici promessi. Sono molti gli elementi che contribuiscono all'incertezza e che potrebbero azzoppare le speranze di ripresa. Ma, a sorpresa, ci sono anche venti che spirano in senso opposto e potrebbero consentire – investimenti pubblici o no – di raggiungere e magari superare quel 4,5 per cento. In particolare, sono tre i fattori che potrebbero fare del 2021 l'eccezione in cui il governo si è mostrato troppo pessimista. I tre fattori sono, inevitabilmente, legati ai vaccini e alla fiducia che le campagne di vaccinazione possono, o meno, creare. E tutti e tre sono in larga misura emersi negli ultimi giorni, dopo la pubblicazione, il 15 aprile, delle cifre del Def.

In realtà, il Def si muoveva in sintonia con le analisi dell'economia globale che, un paio di settimane prima, a ridosso di Pasqua, aveva pubblicato il Fmi, nel suo tradizionale Outlook di primavera. Ma queste analisi stanno cambiando colore: in parte per il deciso balzo in avanti dell'economia americana, in parte per il decollo diffuso, in Occidente, delle vaccinazioni. Gli Usa, dunque, dicono ora molti economisti, stanno già subendo una brusca accelerazione del Pil, salvo probabilmente rallentare nella seconda metà dell'anno. L'Europa, in ritardo di un paio di mesi sull'America nella campagna di vaccinazioni, ha avuto un primo trimestre meno negativo del previsto e dovrebbe acquistare velocità nella seconda metà del 2021. Risultato? Gli Usa, che avrebbero dovuto raggiungere, secondo il Fmi, il livello del Pil 2019 a fine 2021, ci arriveranno, invece, sei mesi prima, già all'inizio dell'estate. Ma anche l'Europa, secondo queste stime più recenti, toccherà il livello del Pil 2019 sei mesi prima di quanto valutato dal Fondo monetario: il prossimo Natale, invece che nell'estate 2022. Di questo clima globale più vivace, l'Italia non può che beneficiare al di là delle aspettative anche recenti: con le esportazioni, ma anche con un clima economico più sereno.

Forse beneficiare anche più degli altri paesi europei, perché i dati dicono che la leva del rimbalzo italiano è più lunga e, dunque, più potente. Il vero decollo della ripresa, infatti, è legato ad una massiccia ripresa della domanda, ovvero dei consumi che mesi di quarantene e timori hanno finora depresso. Quanto sia lunga la leva dei consumi arretrati che finalmente tornano sul mercato ce lo dice la quantità di risparmi in banca che risultano in eccesso, rispetto alla media degli anni passati.

In Francia o in Germania, questi risparmi eccezionali rispetto alla norma sono pari al 3-4 per cento del Pil. In Italia, le famiglie, per impossibilità di spendere nei lockdown o per rafforzare le proprie difese contro un aggravarsi della crisi, hanno fatto sacrifici maggiori: i soldi in più messi da parte, rispetto al solito, equivalgono al 7 per cento del Pil, il doppio delle famiglie francesi o tedesche. Se gli italiani supereranno i timori per il futuro e torneranno sul mercato, risarcendosi dei consumi accantonati nei mesi scorsi, dunque, hanno assai di più da recuperare. Ecco perché la leva del rimbalzo italiano è più lunga e potente.

Quali consumi? I primi che vengono in mente sono quelli del turismo, degli alberghi, dei ristoranti. Per l'Italia sono voci importanti. Complessivamente, circa un euro ogni sei del Pil nazionale viene da lì. Il terzo fattore di ottimismo mancato, presente nel Def è, appunto, la sottovalutazione del contributo che può venire all'economia da questi comparti. Se, ed è il se più importante, la campagna di vaccinazioni rispetterà la tabella.

Il documento del Tesoro fissa a settembre e, al più tardi (se ci fossero lacune nella fornitura di vaccini), in ottobre il momento in cui avremo vaccinato – con due dosi – l'80 per cento degli italiani, conseguendo l'immunità di gregge. Quindi, a vacanze finite. La ripresa del turismo, dice infatti esplicitamente il Def, è rinviata al 2022.

Ma può andare molto meglio di così. Anzi, in questo momento sta andando meglio di così. L'orizzonte della campagna di vaccinazioni si sta schiarendo in fretta. “Entro metà luglio – ha dichiarato il generale Figliuolo, che la sta gestendo – avremo vaccinato, con le due dosi prescritte, il 60 per cento degli italiani”. Non sarà l'immunità di gregge, ma il 60 per cento è una quota alta. Inoltre, se il 60 per cento ha ricevuto due dosi, l'80 per cento – e forse più – ne ha ricevuto almeno una. E tutte le verifiche fatte finora dagli scienziati dicono che anche una sola dose dei vaccini attualmente in distribuzione fornisce una protezione rassicurante, non troppo lontana da quella finale.

Insomma, al di là dei moniti prevedibili (“mi raccomando gli assembramenti”, “sempre con la mascherina”) è difficile prevedere, in condizioni come queste, non solo quarantene, ma anche troppe restrizioni.  Salvo colpi di coda di varianti – indiane o meno – dunque, l'estate potrebbe essere normale, o quasi. Da metà maggio, ha annunciato Draghi, ci sarà il green pass per gli stranieri che vogliono venire in Italia. Il l turismo, nazionale e internazionale, potrebbe tornare, dunque, alla grande, smentendo il Def e dando una spinta decisiva al Pil. Del resto, è quanto è accaduto un anno fa.

 

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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