La diatriba sulla tassa sui cani non sterilizzati. Sì o no?
Una imposta sulla riproduzione, per sconfiggere i canili lager, il mercato nero di animali e mostrare che su questo punto il Governo non si limita a parlare
Ancora sabato scorso Matteo Renzi aveva twittato: "Nessuna nuova tassa in legge di bilancio, nessuna. Nemmeno Airbnb. Finché sono premier io, le tasse si abbassano e non si alzano #avanti". Tre suoi deputati (Anzaldi, Preziosi e Cova) tre giorni dopo hanno depositato un emendamento, alla Legge di Bilancio, che istituirebbe la tassazione sui cani non sterilizzati, per dare una mano ai Sindaci che pagano almeno 118 milioni di euro l’anno per il mantenimento nei canili dei quattrozampe “di nessuno” rinvenuti per le strade.
Canili lager e truffe per tutti
Il fenomeno del randagismo è grave, soprattutto al Centro e al Sud del nostro Paese come rileva un nostro recente dossier. A parte qualche positivo bagliore e sinergia tra Comuni, Asl veterinarie e volontariato, la spesa per i cani nei canili oggi - è bene specificarlo - non è però nella stragrande maggioranza dei casi a favore dei quattrozampe ma di un perverso sistema che non risolve il randagismo, disincentiva di fatto le adozioni e aiuta solo i gestori di strutture utilizzate come discariche per rifiuti. Dove le Amministrazioni pubbliche fanno pochi controlli e in alcuni casi alimentando non volendo il fenomeno dei canili-lager con truffe ai danni di tutti, umani e animali.
Il mercato in nero da combattere
Per questo, aldilà di come andrà a finire questa vicenda, chiediamo che il Ministro della Salute Lorenzin, i Presidenti delle Regioni e i Sindaci istituiscano urgentemente come Conferenza Stato-Regioni-Autonomie una Commissione d’inchiesta paritetica che entro 90 giorni vari un Piano d’Azione di intervento partendo da Sicilia e Calabria per salire man mano lungo tutta la penisola. Ma può esserci una positiva leva fiscale? Sì perché, al netto delle prese di posizioni politiche tanto più condizionate dal clima per il prossimo referendum Costituzionale, può disincentivare da una parte la riproduzione che alimenta mercati in nero e toglie famiglie ai cani che dalla strada e dai canili cercano un’adozione (c’è chi ha calcolato che la sterilizzazione di un singolo cane può diminuire il flusso di quasi 500 cani in dieci anni…) e può incentivare dall’altra comportamenti virtuosi se finalmente, riconoscerà un’IVA normale e non da “beni di lusso” per cibo e spese veterinarie per cani e gatti adottati e sterilizzati a differenze di chi tiene animali a scopo di lucro.
Tassa sulla riproduzione
La Lav è a favore di una tassa sui cani non sterilizzati ma solo però se verranno eliminate dalla proposta di esenzione le categoria dei pastori e, grazie al possibile intervento in ambito locale, quella dei cacciatori, nonché con l’inserimento di quella per gli allevatori di cani, quindi una tassa sulla riproduzione, vincolando i fondi così raccolti alla prevenzione del randagismo, alla microchippatura e a permettere gratuità o facilitazioni proprio alla sterilizzazione di cani e gatti di proprietà dei Sindaci poiché vaganti o di categorie di cittadini con riscontrati problemi economici. Abbiamo un grande merito. Siamo il primo Paese al mondo ad aver vietato l’uccisione dei cani randagi poiché tali, con la Legge 281 del 1991. Se non si vorrà strumentalizzare politicamente una possibile, necessaria, discussione di merito, si potrà far fare finalmente un passo in avanti alla tutela degli animali, alla professione veterinaria e alle casse dei Comuni che sono disastrate certo non per colpa dei randagi.