[Il punto] Trovati i soldi per l'aumento delle pensioni, ma non tutti potrebbero goderne. Ecco chi ne avrà diritto
Il governo potrebbe partire col riconoscere un aumento fino ai 780 euro ma solo ai pensionati minimi con oltre 70 anni di età. Le risorse per il reddito di cittadinanza e la discussione sull'estensione del beneficio agli stranieri. In Italia 1,5 milioni di comunitari. Tria: "Sentenze e normative europee potrebbero considerare illegittima la loro esclusione"

Certe importanti scadenze si avvicinano e il governo cerca di concretizzare le promesse elettorali, in particolare di partorire il reddito di cittadinanza, la flat tax e la quota 100 per le pensioni. Gli sforzi per evitare l’aborto puntano a superare i problemi di bilancio e la salvaguardia dei conti pubblici di cui si è fatto paladino, com’era inevitabile, il ministro del Tesoro Giovanni Tria. I leader di M5S e Lega, Di Maio e Salvini, garantiscono di non voler superare i vincoli posti dalla Ue, ma non possono nemmeno rinunciare a soddisfare le attese degli elettori e dei cittadini, e per questo non tralasciano l'idea di ricorrere a un aumento del deficit pur di cominciare a varare le parti più importanti dei loro programmi. Così i nervosismi interni all’esecutivo non mancano. Il braccio di ferro è sembrato chiaramente in atto tra i contendenti, ma l’ultimo vertice di maggioranza sembra aver aperto scenari più distesi e tranquilli.
Le novità sul reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza, per esempio, potrebbe davvero vedere la luce nel 2019. Secondo quanto si sussurra in ambienti interni al mondo pentastellato il ministro e i suoi tecnici, posti sotto pressione in questi ultimi giorni dalle richieste dei diretti interessati, avrebbero individuato le risorse per fornire le debite coperture al varo dell’assegno da 780 euro al mese per i cittadini che ne avranno diritto.
La cautela del ministro
Dagli ambienti del ministero tuttavia – come precisa il Corriere della Sera – proverrebbero asserzioni più caute, maggiormente tese alla prudenza. Indiscrezioni secondo le quali il ministro Tria si sarebbe detto consapevole degli impegni presi dal governo, dal reddito di cittadinanza alla flat tax e alla riforma pensionistica con quota 100, ma consapevole che non tutto si potrà attuare subito. Ovviamente con l’intesa che nel 2019 si farà comunque quanto più possibile, in base ai soldi che si riusciranno a reperire e senza nocumento grave per i conti dello Stato.

Il primo step per il M5S dovrebbe essere la cosiddetta pensione di cittadinanza, ovvero un assegno da 780 euro, soglia basilare per non finire in povertà, a favore dei trattamenti minimi di pensione che attualmente sono di 507 euro al mese.
Il contenimento della spesa
A questo proposito pare che il governo Conte stia ragionando però sul contenimento del novero dei destinatari, almeno inizialmente. L’idea potrebbe infatti essere quella di riconoscere il beneficio ai pensionati minimi con più di 70 anni di età e già beneficiari della maggiorazione sociale, quella che si riconosce a chi non ha altri redditi, e che attualmente fissa il trattamento di pensione a 630 euro.
In questo modo l’aumento di circa 150 euro mensili riguarderebbe 840mila anziani e richiederebbe un esborso di 1,6 miliardi di euro all’anno.
Ma partire in qualche modo con le pensioni di cittadinanza non basta, perché i cinquestelle vogliono potenziare anche i centri per l’impiego, condicio sine qua non per introdurre il reddito di cittadinanza. Da qui a renderlo operativo tuttavia ci sono una quindicina di miliardi da mettere sul tavolo, almeno stando alla proposta iniziale del Movimento.
Le risorse
Come trovare le risorse? Prima di tutto, come notano oggi alcuni grandi giornali (v. Corriere), si potrebbe far ricorso ai fondi attualmente destinati alle forme di intervento e di sostegno sociale per i poveri. Ci si riferisce ovviamente al Rei (reddito di inclusione) per il quale il precedente governo aveva stanziato 2,5 miliardi per il 2019 e 2,8 miliardi per il 2020, alle pensioni sociali, per le quali lo Stato spende 4,7 miliardi all’anno e alla Naspi (la nuova indennità di disoccupazione) che richiede un impegno di 3 miliardi all’anno. E’ ovvio che il reddito di cittadinanza assorbirebbe tali istituti.
Ciò considerato però bisognerà vedere se tutte le risorse in questione potranno essere utilizzate a quel fine e occorrerà delineare la platea cui indirizzarle. Ci vorrà dunque un provvedimento che potrebbe essere, ipoteticamente parlando, rappresentato da una legge delega all’esecutivo.
Le elezioni europee
Il tutto dovrebbe trovare comunque contemperamento ed attuazione entro marzo o aprile prossimi, anche perché subito dopo ci saranno le elezioni Europee e per le forze politiche di maggioranza arrivarci con quelle realizzazioni sarebbe un bel colpo.
Reddito di cittadinanza e stranieri
Restano inoltre altri aspetti da valutare e su cui potrebbe aprirsi qualche dura discussione anche interna: per esempio l’aspetto del riconoscimento o meno del reddito di cittadinanza agli stranieri. Salvini l’ha escluso e Di Maio ha precisato immediatamente che verrà dato solo agli italiani. Ma il ministro Tria, come nota il Corsera, ha ricordato che di recente ci sono state delle sentenze che hanno bocciato norme dello Stato e di alcune regioni che discriminavano l’accesso degli stranieri alle case popolari, agli asili nido e al godimento dei bonus per gli affitti. Quelle norme per altro sono state considerate in contrasto con le direttive europee. La faccenda dunque non è priva di implicazioni esplosive. Basti pensare che nel nostro Paese risiedono un milione e mezzo di cittadini comunitari, in particolare rumeni spesso in stato di povertà, che quindi dovrebbero essere esclusi. Con tutte le conseguenze e le discussioni del caso.
A proposito di quota 100
L'esecutivo comunque lavora anche per trovare una soluzione per la realizzazione di Quota 100 ai fini del pensionamento. Starebbe pensando a un minimo di 62 anni di età e 36-37 anni di contributi per poter lasciare il lavoro. Lo riportano le agenzie di stampa. Quante persone sarebbero interessate da un simile meccanismo? Con un minimo di 36 anni di contributi uscirebbero nel prossimo anno 450 mila lavoratori in più rispetto alle regole attuali. Con 37 anni l'uscita riguarderebbe 410 mila persone in più rispetto all'attuale sistema.