[Il punto] I signori del cibo: dieci big controllano il settore nel mondo. E c’è chi muore di fame e chi per obesità
Secondo l’economista Raj Patel nel nostro pianeta si contano 2 miliardi di persone in sovrappeso e 850 milioni di esseri umani assolutamente denutriti. Occorre salvaguardare la biodiversità e difendere i piccoli agricoltori

Fanno riflettere le osservazioni dell'economista e scrittore Raj Patel sul sistema di controllo del cibo sul nostro pianeta e sulle sue conseguenze riportate da Repubblica. In effetti, secondo studi recenti, il 70 per cento dell’industria alimentare del mondo sarebbe nelle mani di 10 multinazionali. Questi padroni del cibo vantano fatturati enormi. Qualcosa come 450miliardi di dollari ogni anno. In tutto, stando a quanto sostiene Roberto Barbieri, direttore di Oxfam Italia (confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo), sono circa 500 i marchi con cui i big del cibo finiscono col controllare il settore.
Si tratta di “società inquadrabili alla fine sempre sotto il tetto delle multinazionali in grado di gestire le politiche alimentari degli stati occidentali e incidere su quelle sociali dei paesi più poveri”. In questo modo il sistema su cui tale stato di cose si regge, accumula ricchezze e produce conseguenze pesanti in una apparente contradditorietà: nel mondo c'è chi muore per fame e chi per obesità. Due facce della stessa medaglia.
Patel: "Un sistema che distrugge le colture"
Calpestiamo un pianeta dove – infatti – si contano 2 miliardi di persone in sovrappeso e 850 milioni di esseri umani assolutamente denutriti, come osserva appunto, sul quotidiano romano, l’economista inglese Raj Patel, autore del bestseller "I padroni del cibo (edizioni Feltrinelli)".

Stando al punto di vista dell’esperto - in Italia per prendere parte a un convegno organizzato dalla Fondazione Feltrinelli, dal titolo Cibo. La giusta risorsa (cui parteciperà anche Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura al Parlamento europeo) - “il nostro sistema ci spinge da una parte verso il peggioramento delle condizioni di salute mondiale, dall’altra non solo consuma i mezzi che potremmo usare per ripristinare le condizioni dell’ambiente, ma distrugge le colture che potrebbero aiutarci a costruire migliori sistemi del cibo”.
La clessidra
Secondo Raj Patel per aver chiara la realtà del problema occorre immaginare una clessidra con in alto 7 miliardi di consumatori e in basso il miliardo circa di agricoltori mondiali. Nel mezzo tuttavia c’è un collo strettissimo (come in una clessidra appunto) rappresentato da una manciata di multinazionali che concentrano in questo modo nelle loro mani tutto il potere del sistema agroalimentare”.

Il dato che l’economista britannico denuncia è incredibile: qualsiasi coltura si prenda in considerazione ci sono puntualmente soltanto 4 o 5 aziende che controllano almeno metà di quel mercato. E sono quelle aziende a “decidere in sostanza cosa coltivare e cosa incentivarci a consumare plasmando i nostri gusti. Compreso una grande quantità di alimenti che – come ormai dimostrabile – non giovano al nostro organismo”.
"Nessun miglioramento"
Il libro di Patel è stato dato alle stampe nel 2009 e da allora la situazione non è migliorata. L’accentramento in poche mani nel settore alimentare è aumentato, un po' come le persone in sovrappeso, le problematiche e i pericoli per la salute. Al contempo non sono diminuite le persone che soffrono di denutrizione. Il numero infatti sarebbe “sceso solo per un artificio verbale”. Semplicemente “le Nazioni Unite hanno ristretto la definizione di malnutrizione”. Aumentano per altro gli sconvolgimenti climatici legati da un rapporto causa-effetto a un certo tipo di sistema capitalistico.

L'effetto benefico della diversificazione
Qualche segno di speranza è dato dalla presa di coscienza di sempre più persone che scelgono con coscienza la loro dieta alimentare. Ma ciò non basta e, per risolvere la problematica, bisognerebbe salvaguardare la biodiversità difendendo i piccoli agricoltori. Solo la diversificazione infatti “aumenta la biodiversità e la varietà dei menu – spiega Patel su Repubblica - Se sei una compagnia agricola non ti serve conoscere i tuoi campi in dettaglio, ti basta volarci sopra e irrorarli di pesticidi. Se sei un piccolo agricoltore presterai molta attenzione al terreno, cercherai di preservare la sua ricchezza e valorizzare la sua struttura”. Un passo determinante verso la sostenibilità.