Riforma del fisco tra variazione delle aliquote e modello tedesco: ecco come potrebbero cambiare l’Irpef e l’Iva
Il cantiere per la rimodulazione sta per partire, ma nel governo ci sono idee diverse e a volte contrastanti. Per l’Iva esiste anche il problema della clausola di salvaguardia

In relazione al fisco il governo pensa a importanti riforme, come quella dell’Irpef, che stando alle intenzioni dovrebbe trovare definizione entro quest’anno, per partire a gennaio 2021. Ma si dovrebbe parlare anche di Iva. A questo proposito il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha già convocato una riunione per giovedì. Da quel gruppo di lavoro dovrebbe saltar fuori la legge delega da approvare in Cdm.
Circola sull'argomento più di una ipotesi ma il minimo comune denominatore dei partiti che sostengono il governo Conte dovrebbe concentrarsi sul calo generalizzato del peso fiscale, passando per una riscrittura degli sconti e probabilmente dell'Iva.
Le posizioni diversificate
Non sembra un compito facile tuttavia sfornare una proposta, date le posizioni diversificate che i partiti di maggioranza rappresentano. Senza contare la complicazione della necessità di rimodulare l’Iva, entro un progetto di riforma complessiva, per eliminare la spada di Damocle delle clausole di salvaguardia. Un impegno pesante.
Si tratta del resto di imposte che – fa notare il Sole 24 Ore - comportano incassi decisivi per lo stato. Basti pensare che nel 2018 sono stati 187 i miliardi dell’Irpef e 133 quelli dell’Iva. In pratica qualcosa come il 28,8% delle entrate fiscali complessive e il 7,6% del Pil. Imposte al centro per altro di una propensione all’evasione che nel nostro Paese viene calcolata in oltre 37 miliardi di euro. Inutile evidenziare ulteriromente quindi l'importanza dell'argomento.
Le posizioni dei partiti
Ma cosa ne pensano all'interno delle forze di maggioranza? Il Pd sarebbe intenzionato in particolare a ridurre le prime due aliquote Irpef.
Mentre Luigi Marattin, di Italia Viva, vorrebbe “ripensare completamente Iva ed Irpef nel 2021", concentrando in quella direzione “tutte le risorse reperibili nella legge di bilancio, senza disperderle”. Solo così a suo avviso si può costruire un nuovo sistema fiscale “più semplice e leggero”.

Posizione lontana da quella del M5S propenso da sempre a semplificare l’Irpef a favore del ceto medio, riducendo le aliquote da 5 a 3 e revisionando gli scaglioni, ma assolutamente contrario a interventi sull’Iva.
Il modello tedesco
In certi ambienti (piace molto a Leu) si parla poi di soluzione basata sul modello tedesco con aliquota progressiva, in base all’aumentare del reddito. Non vengono cioè previste aliquote fisse. L’imposta va calcolata, per dirla in breve, prendendo direttamente in considerazione il reddito lordo dei contribuenti. In questa maniera l’applicazione dell’Irpef – secondo i sostenitori della opzione - diventa sicuramente più equa e semplice.
La patata bollente dell'Iva
Una vera patata bollente è quella dell’Iva perché qualsiasi cosa si faccia si finisce col prediligere certe voci di spesa a discapito di altre. Prevalgono comunque le posizioni tese ad avvantaggiare le fasce deboli della popolazione e le famiglie.
C’è però l'altra scuola di pensiero che vorrebbe mettere mano all’Iva a vantaggio del bilancio dello stato, inertizzando fin d’ora le clausole di salvaguardia pronte a scattare nel 2021. Per assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, le leggi di bilancio prevedono infatti aumenti delle aliquote Iva disinnescabili solo con il reperimento di risorse equivalenti. Cosa che si può fare con tagli di spesa, ulteriori entrate o aumenti del deficit, o con un insieme delle cose, come accaduto finora.
La legge di Bilancio
Come si ricorderà l’ultima legge di Bilancio ha scongiurato il rialzo dell’Iva per 23 miliardi di euro, ha spostato però il “trappolone” all’anno successivo, anche se basterà meno per evitare lo scatto. Le norme vigenti comunque tengono già conto di questa eventualità: l’aliquota ordinaria sarà nel 2021 del 25%, rispetto al 22, e diverrà del 26,5% nel 2022. Mentre l’aliquota ridotta passerà al 12% rispetto al 10% di oggi.
Chiaramente un aumento dell'Iva così marcato porterebbe con sé conseguenze economiche rilevanti. Finirebbe in primo luogo col determinare una contrazione dei consumi oltre a contraccolpi sull’occupazione e sulla crescita.
In soldoni – come ricorda il quotidiano economico - le clausole di salvaguardia "sono state riattivate per il prossimo biennio: 18,9 miliardi nel 2021 e altri 25,8 miliardi nel 2022, pur alleggerite rispettivamente di 9,8 miliardi e di 3 miliardi".
Il decreto sul cuneo fiscale
Il futuro trimestre dovrebbe servire pertanto a fare sintesi delle varie posizioni interne alla maggioranza. Intanto si prevede di concretizzare quanto prima il decreto per il taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 40mila euro.

Lo ribadiscono i 5stelle nel loro blog spiegando che partirà a luglio e sarà “la premessa ad una più generale riforma dell'Irpef, che porterà risparmi ancora più consistenti per il ceto medio, senza dimenticare i pensionati e gli incapienti”. Una riforma "epocale con riduzione da 5 a 3 delle aliquote e introduzione del quoziente familiare, così da rendere più snello e moderno il sistema fiscale italiano. Chi è stato colpito dalle politiche di austerità dei governi passati – affermano - sarà sempre al centro della nostra azione politica".
Gualtieri: "Pagare meno ma pagare tutti"
Il governo vuole sostenere la crescita con lo stimolo di bilancio. E "pagare meno ma pagare tutti" le tasse è il motto che Gualtieri fa proprio. Una cosa già avviata "con la riduzione del cuneo fiscale, e con tre miliardi di risorse attese dalla lotta all'evasione. Nessuna patrimoniale, né aumenti dell'Iva. Invece, c'è il provvedimento sul cuneo fiscale, e c'è il bonus Irpef, approvato dal consiglio dei ministri, atteso già domani in Gazzetta ufficiale e che da luglio promette a 4,2 milioni di italiani un intervento limitato, ma non indifferente. E' questa - secondo il ministro - la via che l'esecutivo vuole percorrere, insieme a quella della lotta all'evasione, in vista di una riforma complessiva del fisco".