Il ricatto di Putin, cosa c’è dietro l’aumento pazzo delle nostre bollette di luce e gas
I venti di guerra che soffiano in queste settimane in Ucraina, sono gli stessi che incendiano le nostre bollette, ecco perché
Ci vuole un piccolo salto di immaginazione, ma i venti di guerra che soffiano in queste settimane in Ucraina, sono gli stessi che incendiano le nostre bollette del gas e della luce. Se volete, potete chiamarla la guerra delle caldaie, ma a muoverla sono i tank russi che Putin scagliona in Ucraina. Altrimenti, cosa convincerebbe il presidente Biden, dall'altra parte dell'Atlantico a tempestare di telefonate il lontano Qatar, in pieno Medio Oriente, per assicurare forniture di metano non all'America., ma all'Europa, nel timore che l'inverno si faccia molto freddo?
I depositi di meano
Le prime vittime di questo groviglio geopolitico mondiale siamo noi. Una grande banca di investimenti americana, Goldman Sachs, prevede che i prezzi internazionali del gas resteranno il doppio del normale ancora per tre anni. Intanto, sono già quattro volte quelli di un anno fa. In Italia, le bollette sono già cresciute del 40 per cento, in Germania del 60. Che succede, d'improvviso? Una spiegazione apparentemente semplice, di mercato, c'è. Quando si arriva a Natale, i depositi di metano delle compagnie europee che distribuiscono il gas alle centrali elettriche e alle famiglie sono normalmente pieni al 70 per cento. Quest'anno, siamo al 50 per cento. Colpa della pandemia che, prima, ha spinto le compagnie, per il calo di domanda, a svuotare i depositi e poi, quando è partita la ripresa, ad affollarsi tutti insieme a chiedere più metano del solito.
Il metano “libero”
Ma com'è che non lo trovano, anche se sono disposti a pagare quattro volte più del solito, assicurando pingui profitti a chiunque abbia gas da vendere? Gli esperti della Iea, l'Agenzia dell'energia che fa capo all'Ocse, l'organizzazione dei paesi industrializzati, non ha dubbi: il metano che manca nei depositi è quello che normalmente fornirebbe Gazprom, cioè i russi, cioè Putin. Questo non vuol dire che il Cremlino non onori i contratti a lunga scadenza di fornitura con le compagnie europee. Quel metano arriva regolarmente. Ma, ogni inverno, le compagnie si lasciano un margine di manovra, per seguire la domanda. Se ce n'è di più, rimboccano le proprie disponibilità comprando il metano sul mercato spot di Rotterdam. E' questo altro metano, quello “libero” per così dire, che manca.
Il colosso Gazprom
Ed è Gazprom, dicono gli esperti, che non lo porta sul mercato, anche a costo di rinunciare a lauti profitti. Il colosso russo sta trattenendo – secondo questi esperti – circa un quarto del gas effettivamente a sua disposizione. In tutto, sta vendendo in Europa 8 miliardi di metri cubi di metano, quando, in tempi di domanda forte, è in grqdo di arrivare fino a 20 miliardi di metri cubi. Il gasdotto che attraverso la Bielorussia è praticamente vuoto, quello che attraversa l'Ucraina va a metà regime, nonostante una domanda alle stelle.
Il ricatto di Putin
Quello che il mercato e l'economia non sono in grado di spiegare, lo spiega la politica. Putin non vuole che l'Ucraina, uno dei pilastri dell'ex Urss e che il Cremlino ritiene faccia parte della sua area d'influenza, si avvicini troppo alla Ue e alla Nato, portandogli l'Occidente alle porte di casa. Se il governo di Kiev non ha la copertura diretta dell'Europa e, via Nato, degli Usa, Mosca ha un'arma semplice per tenere poi l'Ucraina in riga. Il gasdotto che la attraversa, portando il metano di Gazprom, non solo riscalda e illumina l'Ucraina, ma assicura diritti di passaggio che rimpinguano i forzieri di Kiev. Ma Putin non può tagliare quel gasdotto, mettendo in ginocchio l'Ucraina, perché anche lui ha bisogno di far passare quel gas, perché ha bisogno di venderlo all'Europa. Come uscirne? Con un altro gasdotto, che eviti l'Ucraina e porti direttamente il metano in Europa.
Il gasdotto Nordstream2
Questo gasdotto c'è già, bell'e pronto. E' il Nordstream2, che passa lungo il Baltico. Ma tutti sanno qual è il gioco di Putin. Ed ecco lo stallo. Il Nordstream2 piace assai poco a molti paesi europei perché aumenterebbe la dipendenza dell'Europa dal gas di Mosca (con gli effetti che stiamo vedendo in questi mesi) e per nulla a Washington che è pronta a far scattare sanzioni, perché teme che il Cremlino utilizzi il gasdotto del Baltico per ribadire la sua egemonia sull'Ucraina. Il risultato è che Nordstream2 è tuttora in attesa di autorizzazione da parte di Bruxelles ed è ancora vuoto. Fatelo partire e avrete tutto il gas di cui avrete bisogno, fa sapere Putin che, intanto, raziona quello che fa passare attraverso l'Ucraina, agitando lo spettro del gelo davanti all'Europa. Come andrà a finire? La vicenda si scioglierà nelle sale di Bruxelles e con quattro firme sui registri della Commissione per far partire Nordstream2? O nel fango ghiacciato delle trincee in Ucraina? In ballo, nei prossimi mesi, non ci sono solo i nostri caloriferi.