[Il punto] Molti giovani assunti al posto dei pensionati con quota 100: ma c’è chi ne dubita. Il ruolo delle partecipate
Il governo punta a favorire le assunzioni a tempo indeterminato di giovani per sostituire i lavoratori pensionati, ma non tutte le aziende concordano. Il ruolo delle società pubbliche e il loro impegno ad assumere forze nuove. Investimenti per decine di miliardi

Con l’entrata in vigore di Quota 100 e il conseguente pensionamento di molti lavoratori dovrebbero liberarsi molti posti di lavoro, in particolare a vantaggio dei giovani. Ma sarà davvero così? I pareri sono discordi. Ci sono esperti che propendono per un effettivo turn over nel mercato del lavoro ed altri che la vedono grigia. La stessa difformità di vedute è riscontrabile nel mondo delle imprese. I più scettici fanno notare in primo luogo che “i settori che pensionano e quelli che assumono non coincidono”. Come del resto le “qualifiche delle persone in uscita e quelle delle persone in entrata”. E’ quanto scrive per esempio La Stampa di Torino in un articolo che si occupa dell’argomento.
L’osservazione è la stessa fatta dall’Istat col suo Rapporto Annuale 2016 riferito alle entrate e alle uscite del 2004-2015. In sintesi nel documento si evidenzia che “entrati e usciti presentano una diversa composizione per posizione, settore di attività e professione svolta”. Quanto alle uscite queste sarebbero più frequenti nel pubblico impiego e nella scuola. I giovani a loro volta trovano il primo impiego principalmente nel commercio e nei servizi alle imprese. Difficile dunque trovare un nesso assoluto tra pensionamenti e nuovi ingressi.
Le attese del governo
In ogni caso esiste sicuramente un collegamento tra posti lasciati liberi dai pensionati e nuove assunzioni, anche se è da esludere il rapporto matematico perfetto. Non è scontato cioè che per ogni anziano che lascia la sua occupazione subentri un giovane. Occorre infatti tener conto a questo proposito di fattori talvolta complessi come quelli cui si accennava prima.
L'esecutivo gialloverde si aspetta dalla fuoriuscita di circa 373mila pensionati risultati eclatanti in termini di nuove assunzioni. E' perciò interessante sondare gli umori di chi quelle assunzioni dovrebbe farle.
Il parere degli imprenditori
Nel settore imprenditoriale – sempre a leggere il quotidiano – riconoscono che l’introduzione in organico aziendale di forze fresche servirebbe, ma non garantiscono certo il rispetto del rapporto uno a uno. Per il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Pozzo si tratta di “un postulato pericoloso, perché un meccanismo automatico non esiste”. Il numero uno della federazione delle imprese meccaniche spiega sulla Stampa che loro vorrebbero “assumere forze nuove pronte a utilizzare le macchine più moderne e digitali di industria 4.0”, ma per realizzarlo concretamente ci vorrebbero “formazione e addestramento” adeguati, per cui ha molti dubbi che tutti i pensionati verranno sostituiti da nuovi assunti.
Per il presidente di Confapi (associazione delle piccole e medie industrie) Maurizio Casasco, bisogna aspettarsi “scelte diverse da azienda ad azienda. Chi potrà cercherà certamente tuttavia di inserire giovani, forse più adatti a cogliere le sfide della nuova rivoluzione industriale che sta cambiando i processi produttivi”.

Altri come Giacomo Ponti, della notissima azienda dell’aceto di Modena, sostengono sia “molto probabile che per ogni pensionato fuoriuscito dal mondo del lavoro si possa creare almeno un altro posto di lavoro. Mi sento di dirlo guardando alla mia azienda e alle scelte occupazionali che noi valutiamo ogni giorno”. Certo, come nota l’interessato, servirebbe nel sistema Paese “più stabilità per far crescere fiducia e consumi”. Senza contare che in questo periodo tutto viene complicato dalle minacce e dai rischi provenienti dai mercati.
Le previsioni restano dunque incerte. C’è da dire comunque che già il porsi il problema di creare nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato per i giovani, in un Paese dove il tasso disoccupazione giovanile è alle stelle e supera quella di tutti i Paesi europei, è positivo. Oltre che in linea con la principale previsione della nostra Carta Costituzionale e del New Deal di cui molti parlano in questo periodo.
Il patto con le aziende pubbliche
Nel governo si punta con decisione a questo turn over, tanto che Luigi Di Maio, ribadisce il concetto pubblicando un video su Facebook: "La lotta alla legge Fornero con l'introduzione della quota 100 tra età e contributi per l'accesso alla pensione e il reddito di cittadinanza - sostiene il leader del M5S - "sono un investimento". Con il reddito di cittadinanza - sottolinea - "si investe in capitale umano" e con la quota 100 "si mandano in pensione persone che avevano diritto", inoltre "si investe di nuovo in capitale umano reinserendo persone che non trovano lavoro".
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, ha previsto inoltre nelle aziende pubbliche addirittura un ricambio 1 a 2, ovvero due giovani assunti per ogni pensionamento. Forse una esagerazione, visto che aziende come Eni hanno precisato che la loro politica prevede al massimo l’assunzione di un dipendente per ogni pensionato, ma l’esecutivo ha chiesto esplicitamente un impegno per sostenere l’occupazione. Così, a questo scopo, i vertici delle società pubbliche hanno incontrato il premier Conte, il vicepremier Di Maio appunto, il ministro delle Politiche Comunitarie Paolo Savona e quello della Funzione pubblica Giulia Bongiorno. A Palazzo Chigi si sono presentati i rappresentanti di colossi come Enel, Eni, Cassa Depositi e Prestiti, Terna, Snam, Ferrovie, Poste, Saipem, Italgas, Leonardo e Fincantieri.

Il loro contributo sarebbe in effetti fondamentale per allargare il fronte occupazionale entro un progetto keynesiano di riduzione della disoccupazione. Per contrastare insomma il principale problema che ha da lungo tempo l’Italia e rispetto alla soluzione del quale le politiche neoliberiste di austerità e tagli senza attenzione per il lavoro hanno palesemente fallito.
Da quell’incontro sarebbero uscito l’impegno delle controllate pubbliche per l’assunzione di un giovane per ogni dipendente che lasci il posto di lavoro con quota 100. Una garanzia in più anche per la tenuta dei conti dell’Inps, secondo le posizioni governative.
Gli investimenti
Un altro impegno delle aziende pubbliche sarebbe stato fornito a proposito degli investimenti. Stando a quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio avrebbero pattuito di aumentare gli investimenti di 20 miliardi di euro nel prossimo quinquennio, anche se per le quotate in borsa, che hanno già presentato i loro piani al mercato, si tratta in definitiva di un impegno generico.
In ogni caso il neo amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, Fabrizio Palermo, avrebbe spiegato che nei 5 anni a venire le società del perimetro CDP, d’intesa con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, “puntano a 22 miliardi”. Tra tali società, non bisogna dimenticarlo, rientrano Fincantieri, Terna, Snam, Italgas, Open Fiber, Ansaldo energia, e non sono incluse Fs e Poste.
Francesco Starace, ad di Enel, ha dichiarato che la sua società nei prossimi 3 anni investirà altri 8,3 miliardi in Italia dopo i 6 investiti nel triennio precedente. L’ad di Eni, Claudio Descalzi, ha invece ricordato che la azienda ha un piano di investimenti da 22 miliardi nei prossimi 4 anni.