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[Il punto] Stop ai pesticidi: c'è un Paese felice in Europa che ha scelto di passare del tutto all’agricoltura biologica

La Danimarca vara un piano per abbandonare completamente le coltivazioni tradizionali con l’uso di pesticidi e antibiotici. Dall’educazione dei bambini agli incentivi ai contadini e alle norme per le mense. Un esempio da seguire?

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
La Danimarca sceglie l'agricoltura bio
La Danimarca sceglie l'agricoltura bio

Non può certo sorprendere che la notizia giunga dalla Danimarca, uno dei “Paesi più felici del mondo”. Sono note infatti le sue scelte sulla tutela dell’ambiente e le energie rinnovabili avanti anni luce rispetto ad altri. Scelte che si ripercuotono anche sull’agricoltura. L’utilizzo di pesticidi e antibiotici lì è infatti basso e gli animali sono allevati in condizioni ideali. I lavoratori agricoli, per altro, non se la passano male: ricevono per legge retribuzioni sui 20 dollari all’ora.

L'obiettivo ambizioso

Ma evidentemente non basta : lo stato scandinavo ha deciso adesso di porsi l’obiettivo di arrivare a produrre sul proprio territorio solo prodotti biologici e sostenibili. I danesi sono avanti sul discorso ma ora vogliono innestare la sesta marcia e affrettare la trasformazione completa per realizzare una vera “agricoltura organica” partendo dal settore pubblico, che dovrà quindi aprire la strada anche a quello privato. Di conseguenza tutti i fondi agricoli di proprietà statale saranno i primi ad essere convertiti completamente al biologico. Del resto i danesi hanno avviato già da un quarto di secolo metodologie per l’agricoltura bio e dichiarato guerra ai pesticidi, tanto che dalle loro parti la produzione di cibi biologici è aumentata, dal 2007 ad oggi, di oltre il 200 per cento.

“Ora uniremo i nostri sforzi per l’ulteriore sviluppo della produzione e del consumo del biologico, per il beneficio dell’ambiente, della natura, del benessere animale e delle future generazioni”, ha annunciato il Ministro per il Cibo, l’Agricoltura e la Pesca, Dan Jørgensen.

Il piano

Per accelerare il percorso il governo danese ha elaborato un piano di “azione organica” diviso in 67 punti che prevede l’incentivazione  alla trasformazione di campi coltivati in modo convenzionale in campi coltivati con metodi sostenibili (Danish Organic Action Plan 2020). Verranno inoltre effettuate campagne per moltiplicare la vendita di prodotti bio.

C'è chi sceglie le coltivazioni senza pesticidi

Come verrà concretizzato tutto ciò?

Prevista anche l’introduzione di appositi programmi nelle scuole per educare i ragazzi e spiegare i vantaggi dell’agricoltura organica. “Vogliamo aumentare il livello di consapevolezza che i bambini e i giovani hanno riguardo il cibo biologico e attraverso la riforma scolastica in corso stiamo migliorando la conoscenza dell’agricoltura biologica con l’insegnamento nelle ore di scienze e attraverso corsi dedicati al cibo”, ha dichiarato il ministro della Pubblica istruzione Christine Antorini quando è stato presentato il progetto.

Gli incentivi

L’obiettivo è di giungere prima del 2020 a raddoppiare il suolo coltivato con metodi organici. Sussidi sono a disposizione per gli agricoltori che imboccheranno tale strada e fondi cospicui verranno destinati alla ricerca sul settore. Questo non solo per la produzione orto-frutticola ma anche per l’allevamento del bestiame. Saranno coinvolte varie agenzie del settore, sotto il coordinamento del ministro del cibo, agricoltura e della pesca. Queste opereranno insieme a comuni, regioni e privati per avviare produzioni sostenibili a partire dai livelli locali.

Si adotteranno inoltre alcune decisioni che coinvolgeranno vari settori pubblici. Per esempio le mense scolastiche dovranno fornire il 60 per cento dei prodotti da coltivazioni organiche agli studenti. Va segnalato a questo proposito che tutte le mense del capoluogo, Copenhagen, sono già organiche. Ma le stesse regole verranno imposte alle mense dei militari e del settore pubblico.

La situazione attuale

In questo modo la Danimarca intende aumentare notevolmente il consumo di prodotti da agricoltura biologica che attualmente, secondo i dati nazionali elaborati da FiBL-AMI, si attesta sul 7,6 per cento. Una percentuale solo apparentemente bassa, se si pensa che la Germania è ferma al 3,7 per cento e gli Usa non vanno oltre l’1 per cento. E il nostro Paese? Pare che l’Italia si posizioni al decimo posto con un 2,2%.

Eppure è sempre più evidente come l’agricoltura organica e sostenibile, senza utilizzo di pesticidi, sia la strada necessaria per evitare gravi conseguenze per la salute collettiva. Sta meglio insomma l’acquirente e sta meglio chi lavora in agricoltura. E se ne avvantaggiano i terreni che a lungo andare, con l’utilizzo di diserbanti, monoculture e sostanze tossiche varie, vengono impoveriti ed esposti a rischi di erosione, siccità e inondazioni.

L’agricoltura organica è insomma la soluzione a molti mali che stanno caratterizzando in particolare le società moderne capitalistiche, tutela l’ambiente, le piante e gli insetti, necessari alla perpetuazione degli equilibri dell’habitat. Senza contare la bontà e salubrità dei prodotti organici.

La domanda evidentemente è inevitabile: l’Italia si indirizzerà anch’essa con sempre maggior convinzione verso questa strada per incentivare ed enfatizzare una produzione agricola che ha le potenzialità per competere sulla qualità?

 

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
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