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“Un’età d’oro per il cinema italiano: ecco perché abbiamo bisogno di un media guarantor”

Anche in Italia il dibattito sulla figura imprescindibile nelle grandi produzioni cinematografiche internazionali

di Andrea Iervolino   
“Un’età d’oro per il cinema italiano: ecco perché abbiamo bisogno di un media guarantor”

Il media guarantor, figura imprescindibile nelle grandi produzioni cinematografiche internazionali, è solo recentemente entrato nel dibattito pubblico dell’industry cinematografica italiana.

Grazie all’onda lunga degli scioperi delle crew tecniche americane a maggio 2024, infatti, le grandi produzioni internazionali hanno cominciato a guardare sempre di più all’Italia come meta prediletta per la produzione dei successi al box office del futuro, dando il via ad una vera e propria età dell’oro per il cinema italiano. Girare in Italia grazie alla versatilità del territorio e esportare un prodotto Made in Italy in tutto il mondo è un’occasione di cineturismo che và tutelata. Dopotutto, quale altro paese può fornire un tale impareggiabile connubio di storia, location mozzafiato e produzioni indipendenti di altissima qualità? 

Sono proprio quest’ultime ad avere più bisogno dell’introduzione, definizione e regolamentazione di una figura che possa fungere da garante per i costi di produzioni e per ogni imprevisto economico che possa accadere durante la produzione. I media guarantor, infatti, operano come una sorta di “assicurazione”: permettono ai film di essere realizzati, evitando possibili problemi economici di varia natura che possono intercorrere durante la produzione del film. Il media guarantor è una garanzia anche per un business model internazionale, come quello di ILBE, che lavora con minimo garantito delle distribuzioni internazionali e con le produzioni internazionali in caso di production service. 

Il cinema italiano e così anche tutto il sistema che ne ruota attorno possono, con forza e visione d’insieme, introdurre e regolamentare questa importante figura, riconosciuta in quasi tutti i principali mercati dell’audiovisivo internazionale.

Lo dobbiamo in primis alle nostre maestranze, con l’intento di assicurare e garantire il trattamento economico che si confà alla loro eccellenza e qualità.

Lo dobbiamo alle società che decidono di investire in Italia e nel cinema italiano, portando il nostro settore agli antichi fasti che il mondo ha conosciuto.

Lo dobbiamo a tutti quegli imprenditori che si impegnano, giorno dopo giorno, per “far quadrare i conti”, tra una regolamentazione che non sempre li agevola e un mercato del lavoro in continuo sviluppo.

Il media guarantor è così sempre più imprescindibile e la sua applicazione ricalca uno schema efficace, che spesso uso per le mie produzioni quale CEO di ILBE – Iervolino & Lady Bacardi Entertainment, che è quello del prendere le migliori practice estere e abbinarle con l’assoluta eccellenza del cinema Made in Italy di qualità.

Credo che, quanto proposto sopra, possa essere un’innovazione trasversalmente utile e concettualmente non divisiva. L’analisi dei modelli economici legati allo sviluppo delle produzioni ci porta ormai a ritenere che non è possibile perfezionare un prodotto audiovisivo senza le dovute garanzie e tutele.

A differenza del modello di business classico italiano, quello di ILBE copre così, come sopra, il 54,5% della produzione grazie ad accordi di minimo garantito con il distributore internazionale (soglia che arriva al 57,5% in caso di service dal produttore internazionale)  con una proporzionale ricaduta in positivo sul territorio e un export significativo. In altre parole, utilizzando il minimo garantito possiamo coprire, grazie alla distribuzione internazionale, la fruizione del contenuto audiovisivo su una popolazione di circa 8 miliardi, rispetto ai circa 60 milioni di popolazione italiana. 

Il mondo del cinema è uno spaccato vivace e vero della nostra umanità più intima: l’importanza di assicurare a tutti i lavoratori la certezza di un trattamento economico equo e giusto è, e deve sempre essere, la bussola che orienta il nostro fare ultimo, il nostro contribuire alla bellezza della settima arte.

di Andrea Iervolino   
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