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Conoscere per deliberare: quel che occorre sapere sulla linea di credito del Mes dedicata alla pandemia

Si tratta di uno strumento ad hoc pensato per aiutare i sistemi sanitari dei paesi membri. Ha quindi un’unica condizione: spendere i soldi per la sanità

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri
Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri (Ansa)

"Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare". Così scriveva Luigi Einaudi in una delle sue Prediche Inutili, forse la più famosa, intitolata appunto “Conoscere per deliberare”. La predica di Einaudi è un invito al legislatore ad approfondire gli argomenti prima di prendere provvedimenti, a non agire frettolosamente, a prendersi il tempo necessario a studiare i problemi per evitare soluzioni pasticciate. È un principio di buon senso che andrebbe sempre tenuto a mente, non solo dai legislatori, ma anche da chi governa, ieri come oggi. Ma non sempre avviene.

Dichiarazioni infelici

Prendiamo ad esempio il caso del Mes. Venerdì 2 ottobre il Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri è stato ospite della popolare trasmissione Zapping, condotta da Giancarlo Loquenzi su RaiRadio 1. Verso la fine dell’intervista al Vice Ministro viene sottoposta la possibile contraddizione tra il prolungamento dello stato di emergenza e il mancato ricorso alla linea di credito del Mes dedicata a quella stessa emergenza. La risposta di Sileri, purtroppo non è delle più felici, almeno einaudianamente parlando.

"No, ci servono i soldi. – ha affermato il Vice Ministro - È lo strumento del Mes, che è vincolato a un trattato, un trattato che ha diversi anni, nel quale ci sono degli articoli con dei sistemi di alert e possibilità di rientro e quant’altro, che verbalmente è sospeso, ma il trattato esiste". Sottolineando con il tono della voce “verbalmente”, come a dire: a parole ti dicono che è tutto facile, poi firmi e scopri che hai mani e piedi legati.

E infatti ha poi aggiunto: "Se io le dico che oggi le sospendo un’attività, fra cinque anni questa sospensione verbale potrebbe non essere più tale. Quindi è chiaro che le condizioni di oggi saranno diverse rispetto a quelle che magari osserveremo fra quale anno. Quindi qual è il rischio? Che tu prendi dei soldi oggi sicuramente vantaggiosi, indubbiamente vantaggiosi, ma magari per quei meccanismi di alert e di rientro fra qualche anno ti ritrovi a dover fare dei tagli. E quindi magari il danno successivo potrebbe essere peggio dell’aver preso i soldi oggi".

Loquenzi però non è convinto e osserva concludendo che bisogna leggere bene le carte: "Io credo che da qualche parte sulle carte ci sia che in realtà quelle condizionalità non ci sono".  Ha ragione, non ci sono.

Basta googolare

Per approfondire la cosa e farsi un’idea basta cercare su GoogleESM Pandemic Crisis Support” e si hanno tutte le informazioni che si vogliono. Una ricerca che forse nell’ufficio del Vice Ministro avrebbero dovuto fare, tanto più che il suo è il dicastero direttamente interessato e al quale le risorse messe a disposizione dal Mes farebbero assai comodo, soprattutto considerata la ripresa epidemica in corso nel nostro paese.

La cosa assolutamente chiara è che non c’è nessuna sospensione, verbale o scritta, della condizionalità classica del Meccanismo Europeo di Stabilità.  E non c’è semplicemente perché la linea di credito dedicata alla pandemia è tutt’altro. È uno strumento ad hoc pensato per aiutare i sistemi sanitari dei paesi membri. Ha quindi un’unica condizione: spendere i soldi per la sanità. Se lo fai sei in regola ed è tutto a posto, se non lo fai violi l’unica condizione esistente e allora scattano le contromisure del caso. Nessuna altra clausola nascosta o scritta in caratteri lillipuziani, nessuna trappola.

Il tutto è affermato nero su bianco, non solo sul sito del Mes, ma nella dichiarazione ufficiale dell’Eurogruppo del 9 maggio. "L’Eurogruppo sottolinea che l’unica condizione per l’accesso alla linea di credito sarà che gli Stati Membri che richiedono il supporto si impegnino ad usare questa linea di credito per il finanziamento dei costi dovuti alla crisi del Covid-19 per sanità diretta e indiretta, cura e prevenzione". Vale la pena sottolinearlo “unica condizione”.

Però una cosa è vera

Su una cosa però il Vice Ministro Sileri aveva ragione: i fondi del programma del Mes dedicato alla pandemia sono "soldi oggi sicuramente vantaggiosi, indubbiamente vantaggiosi". Molto più vantaggiosi ad esempio che indebitarsi con dei titoli di stato, soprattutto nel caso italiano. Il costo complessivo annuale della linea di credito del MES, infatti, è stato calcolato in -0,12% se il finanziamento è a 10 anni e -0,26% se è a 7 anni. Tanto per avere una misura di paragone, al momento il tasso del nostro BTP decennale veleggia intorno allo 0,75%. Rispetto alla linea di credito del MES c’è una differenza dello 0,87%, in totale oltre 3 miliardi di euro di interessi risparmiati. Non è poca roba.

Tanti, maledetti e subito

C’è infine un altro punto che occorre sottolineare bene. A differenza del Recovery Fund, i fondi del Mes sono immediatamente disponibili. I pagamenti inizierebbero circa due settimane dopo la richiesta, senza la necessità di alcuna procedura, se non l’approvazione formale del board del Mes. Dopodiché ogni mese verrebbe erogato il 15% della somma richiesta, il che vuol dire che in sette mesi verrebbe concesso l’intero finanziamento.

Per capirci, se l’Italia chiedesse oggi l’accesso a questa speciale linea di credito del Mes, potrebbe ottenere i soldi già a partire da fine ottobre. Il che vorrebbe dire che, potendo contare su un totale di 36 miliardi (il 2% del suo Pil), da novembre a maggio riceverebbe circa 5 miliardi al mese da destinare alla sanità. Considerando la ripresa dell’epidemia di quest’ultimo mese e quel che si prospetta per i prossimi, forse non sarebbe una cattiva idea.

La domanda fatale

Si può essere a favore del ricorso al Mes o si può essere contro. Si possono portare ragioni per l’una o per l’altra posizione. Tuttavia, come per ogni altra cosa, è fondamentale che le scelte vengano prese dopo aver approfondito e valutato la realtà dei fatti, le possibili opzioni e i relativi effetti. Non basandosi su impressioni, sentiti dire o pregiudizi. Perché altrimenti la domanda rimane sempre quella che si poneva Luigi Einaudi: "Come si può deliberare senza conoscere?"

Post Scriptum

L’articolo è finito. A margine però può essere interessante riportare un paragrafo di “Conoscere per deliberare” di Einaudi. Buona lettura.

"Ma la conoscenza non si ottiene se invece del teorico o uomo di buon senso la ricerca del vero è affidata al dottrinario. Costui è un personaggio che possiede una dottrina, ed ha fede in quella. Egli non ragiona sul fondamento dei dati da lui conosciuti e della tanta o poca capacità di raziocinio ricevuta alla nascita da madre natura e perfezionata collo studio e colla esperienza. No; il dottrinario ragiona "al punto di vista". Prima di studiare, egli sa già quel che deve dire.

Anche se non è iscritto ad alcun partito; anche se non teme di essere espulso dal suo gruppo parlamentare; anche se non parla e non vota in conformità alle tavole statutarie deliberate nelle assise della sua parte, egli è genericamente liberale o socialista o comunista o democristiano o socialdemocratico o laburista o corporativista. Quindi sa che, "al punto di vista" della sua fede sociale e politica, la soluzione è quella.

Non importa conoscere l'indole propria del problema, la sua nascita, le sue cause, i suoi precedenti. La soluzione è bell'e trovata. Talvolta, pressato dalle osservazioni persuasive del contraddittore, arriva sino a confessare «sì, quel che tu dici è esatto e si dovrebbe tenerne conto; ma io, con rincrescimento, debbo tener fermo ai principi che informano la mia condotta".

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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