[Il punto] Riscatto agevolato della laurea: ecco chi può chiederlo e come funziona. Ma per qualcuno “oltre il danno la beffa”
Chi ha cominciato a lavorare o si è laureato prima del 1996 non può riscattare gli anni di università con lo sconto. Ma se uno ha preso la laurea nel ’95 iniziando a lavorare nel ’96 la penalizzazione è doppia
Una delle apprezzabili novità introdotte dalla recente normativa pensionistica - decreto su reddito di cittadinanza e quota 100, capitolo sulla pace contributiva - è la possibilità di riscattare, in forma agevolata, il periodo di studi per la laurea. Previsione valida fino al 2021. Ma purtroppo la possibilità non è data a tutti. Le nuove disposizioni per il riscatto agevolato introdotte col cosiddetto decretone restringono tale possibilità solo agli anni frequentati dopo il 1996.
Over 45
Da tener presente dunque che possono riscattare la laurea anche gli over 45 a patto di aver compiuto gli studi non prima del ’96 e non godere di pensione. Inoltre non ci devono essere contributi versati prima di quell'anno. Dal punto di vista dell'integrità del sistema Inps la scelta potrebbe avere un senso. Dal 1996 entra in vigore il nuovo sistema contributivo che sostituisce quello retributivo, per cui chi può fare la domanda di riscatto è persona che ricade completamente in quel sistema. L’agevolazione di fatto viene concessa solo a coloro che prenderanno una pensione calcolata interamente col contributivo (presumibilmente più bassa) e non con il retributivo, che in genere assicura trattamenti più generosi.
In questo modo inoltre vengono tagliati fuori quelli che sono più vicini alla pensione e potrebbero dunque, col recupero di quegli anni, lasciare presto il lavoro causando un esborso ravvicinato all’Istituto di previdenza. Invece in questo modo c’è chi versa, ma l’uscita e l’esborso vengono procrastinati di parecchi anni. Ancora una volta, insomma, a dettare le scelte sembra essere stato il bilancio.
E’ evidente, in ogni caso, come ci sia una fascia di cittadini trattati in maniera differente che non potrà riscattare gli anni di laurea a condizioni agevolate, con ovvie possibili ripercussioni - secondo alcuni - anche dal punto di vista costituzionale.
La doppia penalizzazione
Esistono poi dei casi in cui la penalizzazione è anche più alta. Se uno ha frequentato l’università prima del ’96 ed ha cominciato a lavorare dopo quella data scatterà in definitiva una doppia penalizzazione: avranno una pensione più bassa – perché calcolata interamente col sistema contributivo – e non potranno nemmeno riscattare in modo agevolato gli anni di laurea. Un esempio lampante può essere quello di chi si è laureato nel 1995. E’ molto probabile che il lavoro questa persona l’abbia trovato nel ’96, dunque in vigenza del sistema contributivo. Da qui la duplice conseguenza prima accennata: impossibilità di riscattare la laurea e trattamento contributivo con pensione più bassa. Per questi sfortunati insomma il pregiudizio è anche più grande: oltre il danno la beffa, si potrebbe dire.
Quanto costa
Molti si chiedono poi quanto può costare riscattare gli anni di laurea. Occorre precisare che il criterio è quello utilizzato per il riscatto di anni da parte di inoccupati. In pratica si moltiplica l’aliquota del 33% per il reddito minimo soggetto all’imposizione della gestione separata Inps (15.710 euro per il 2018). In soldoni si può parlare di cifre di poco più di 5.000/5.400 euro per ogni anno da riscattare, con un risparmio che gli esperti hanno calcolato sul 50/60% dell’importo altrimenti dovuto.
Il calcolo viene fatto dal novembre del primo anno di immatricolazione fino a tutti gli anni di durata del corso, tenendo presente che non valgono gli anni “fuoricorso”.
Massimo 5 anni
Altra cosa da non dimenticare: si possono riscattare massimo 5 anni. Chi ha una laurea triennale potrà riscattare massimo tre anni. In ogni caso i periodi da riscattare dovranno sempre essere antecedenti al 29 gennaio 2019 (data di entrata in vigore del decreto). La somma del riscatto potrà essere anche corrisposta in rate mensili (massimo 60) non inferiori a 30 euro l’una. Infine il costo del riscatto è integralmente deducibile dal reddito.