Il "papà" della web mail è un italiano. Ecco la sua storia
In occasione dell'internet day che celebra l'anniversario dei 30 anni dalla prima connessione web dell'Italia, ricordiamo una pagina importante dell'innovazione italiana poco nota al grande pubblico
Il 30 aprile del 1986 un gruppo di pionieri del Cnr di Pisa collegò l’Italia a internet. Il segnale partì da via Santa Maria a pochi passi dalla celebre torre e raggiunse la stazione di Roaring Creek, in Pennsylvania. Da allora sono passati trent’anni e per ricordare quel momento il 29 e il 30 aprile si celebra l’internet day: due giornate di festeggiamenti ed eventi che culmineranno con la pubblicazione delle prime due gare del Piano della banda larga che dovrebbe finalmente traghettare il Paese nel nuovo secolo.
Anche l’Italia ha dato il suo contributo per lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali. Lo ha fatto per esempio con l’informatico cagliaritano Luca Manunza, che 1995 è stato il primo al mondo a divulgare pubblicamente il codice per la realizzazione della web email ovvero il servizio di accesso alla posta elettronica tramite il browser, senza quindi la necessità di scaricare sul pc un apposito programma. Una innovazione rivoluzionaria che ha semplificato la vita a milioni di utenti.
Luca che effetto fa essere il “papà” della web mail?
“In realtà è giusto precisare che in quell’ormai lontano 1995 diverse persone al mondo stavano lavorando ad un progetto analogo al mio e più o meno siamo arrivati tutti assieme al traguardo. Rispetto agli altri io ho avuto il merito di usare per primo il termine web mail che poi è stato universalmente utilizzato".
Come è nata l’idea?
“Nel 1995 lavoravo al CRS4, il Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna, presieduto inizialmente dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. Facevo parte del team di genetica computazionale. Lo sviluppo della web mail non faceva parte del progetto di ricerca a cui lavoravo ma è nato per risolvere un problema pratico: consentire ai ricercatori che collaboravano con noi di leggere i messaggi di posta in modo più semplice”.
Nella foto Carlo Rubbia
La web mail quando ha visto la luce?
"La versione 1.0 è nata il 20 febbraio del 1995. La pubblicazione del codice sorgente su Usenet della versione 1.2.1 è invece avvenuta il 30 marzo”.
In piena era startup fa un certo effetto sapere che una invenzione di questo tipo è stata divulgata gratuitamente e non invece sfruttata commercialmente.
“Nel 1995 internet era un’altra cosa rispetto ad oggi. Era ricerca e non l’autostrada commerciale che poi è diventata. Era prassi comune diffondere in maniera gratuita i software creati affinché la rete continuasse a crescere. Io stesso per sviluppare la web mail ho usato un software e librerie open source”.
Che utilizzo è stato fatto del codice diffuso su Usenet?
“È stato scaricato e provato da una grande quantità di aziende, alcune anche molto importanti come Apple, New York Times e Nasa. Ricordo che ci divertivamo a guardare il log dei download perché avevamo fatto una procedura di registrazione che ci consentiva di vedere chi scaricava”.
La web mail un servizio commerciale lo è però poi diventato.
“E’ vero. Alla fine del 1995 sono stato assunto in Video On Line, il primo Isp (internet service provider) italiano fondato dall’editore Nicola Grauso. Il mio compito è stato quello d creare VoilMail, una versione migliorata della web mail che avevo sviluppato qualche mese prima. Il servizio faceva parte di quello più ampio di accesso ad internet fornito da Video On Line”.
Nella foto Nicola Grauso
Dopo Video On Line come è proseguita la tua carriera?
“Nel febbraio del 1999 sono stato chiamato dal fondatore di Tiscali, Renato Soru, poco prima del lancio di Tiscali Free Net ovvero dell’offerta di accesso gratuito ad internet che ha avuto un ruolo fondamentale per la diffusione di massa in Italia della rete. Anche in questo caso sono stato assunto per lavorare allo sviluppo della web mail di Tiscali che ovviamente non si basava più sul mio codice originario ma era tutt’altra cosa essendo passati ormai diversi anni”.
Come è andata?
“E’ stato un grande successo. In poco tempo siamo arrivati a 800 mila caselle di posta attive. Nel giro di qualche anno siamo arrivati a dieci milioni di utenti attivi in Europa e oltre 3 in Italia”.
Nella foto Renato Soru
La email è stata senza dubbio uno dei principali protagonisti della rivoluzione di internet. Oggi però appare un po’ in difficoltà a causa dell’ascesa delle chat. Secondo te riuscirà a sopravvivere?
“Secondo me sì e per un semplice motivo: rispetto agli strumenti di comunicazione è universale. Per scrivere un messaggio ad una persona non conta avere lo stesso fornitore del servizio. Con le chat non è la stessa cosa. Ognuna sta in un mondo chiuso e separato dagli altri. Per comunicare bisogna far parte dello stesso ambiente. Un altro punto di forza della email è poi il fatto che lascia traccia e si porta dietro allegati. Ancora oggi è necessario utilizzarla per registrarsi ai servizi web. Nelle comunicazioni commerciali e di lavoro sarà utilizzata ancora per molto tempo”.