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Il complicato futuro dell’auto elettrica, la strada che conduce alla mobilità sostenibile non sarà breve né facile

Scarsità di batterie, rete di ricarica quasi inesistente e il complicato approvvigionamento del litio sono problemi da non sottovalutare, come evidenzia l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
Auto elettrica
Auto elettrica (Foto Ansa)

Auto elettriche, il futuro luminoso della mobilità. Energia a basso prezzo, niente gas di scarico, niente inquinamento, neanche quello acustico. Città finalmente più pulite e silenziose e soprattutto più sane. La questione, tuttavia è se oltre che luminoso il futuro sia anche prossimo. Secondo l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, non proprio. E il percorso per arrivarci sarà irto di difficoltà per le case automobilistiche, una su tutte: la scarsità di batterie.

Anni complicati

"Nel 2025-26 si avrà una scarsità di batterie, e se questa non dovesse verificarsi l’occidente sarà comunque fortemente dipendente dall’Asia" - ha evidenziato Tavares intervenendo a un convegno sul futuro dell’automobile. La scarsità dipenderà da due fattori, il tempo necessario per costruire gli stabilimenti di produzione delle stesse batterie e la reperibilità delle terre rare che costituiscono una materia prima fondamentale. A ciò si aggiungono i tempi necessari perché venga creata un’adeguata rete di distribuzione per il rifornimento dei veicoli elettrici.

Un periodo darwiniano

"Tutti inonderanno il mercato di veicoli elettrici" – ha aggiunto il capo di Stellantis – "ma dov’è la rete di ricarica? E i rischi geopolitici connessi al reperimento delle materie prime? Chi sta guardando all’intero quadro di questa trasformazione?". Un quadro che per i produttori non sarà facile: le auto elettriche sono più costose, ma solo una parte del mercato sarà disponibile ad assorbire tale costo. Riuscire a contenere i prezzi rappresenterà una sfida decisiva per le case automobilistiche. Quello che si prospetta con la transizione all’elettrico è quindi "un periodo darwiniano per l’industria". Solo alcuni produttori ne usciranno vittoriosi.

Il lito: il petrolio del futuro

In questo contesto, aggravato dagli effetti della guerra in Ucraina e dai problemi delle catene di produzione determinati dalla pandemia e non ancora risolti, la questione forse più complessa e di lungo periodo è quell’approvvigionamento delle terre rare necessarie per la produzione e in particolare del litio, minerale insostituibile. Senza di esso non si potrebbero produrre le batterie e quindi i veicoli elettrici. È in pratica il petrolio del futuro. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha calcolato che da qui al 2040, nel caso si facesse il massimo per contenere l’emissione di gas serra, la domanda del prezioso minerale potrebbe quasi raddoppiare, spinta da in particolare proprio dal settore delle auto elettriche, il cui fabbisogno potrebbe aumentare di 42 volte rispetto a ora.

Tutto in mano a tre paesi

Il lito viene estratto fondamentalmente in tre paesi che insieme coprono l’80% della produzione mondiale: Australia, Cile e Cina. E più della metà viene processato in Cina, cui si aggiungono Cile e Argentina. Ne consegue che il futuro dell’automobile è nelle mani di tre o quattro paesi. Assai meno di quelli che ora controllano la produzione di petrolio e infinitamente di meno di quelli che si dedicano alla sua raffinazione. Con tutti i rischi che ne conseguono.

Produttori potenziali, difficoltà attuali

In realtà oltre ai produttori attuali ci sono anche quelli potenziali. Tra di essi quello più promettente sono gli Stati Uniti, le cui riserve sono stimate in 8 milioni di tonnellate, a fronte di una produzione mondiale attuale stimata in circa 90/100mila tonnellate. Preoccupate per la sicurezza degli approvvigionamenti sia l’amministrazione Trump che quella Biden hanno spinto molto perché si procedesse allo sfruttamento dei giacimenti, ma la cosa appare più complicata del previsto. Al momento è attiva una sola miniera in Nevada dove ci sono progetti per realizzarne altre due, mentre un’altra dovrebbe essere realizzata in North Carolina. Ma gli Stati Uniti non sono la Cina e ottenere tutte le necessarie autorizzazioni, federali, statali e locali, non è facile. La miniera in North Carolina, ad esempio avrebbe dovuto essere sul punto di consegnare a Tesla i primi carichi di minerale, previsti per il prossimo giugno. In realtà deve ancora completare il processo di autorizzazione e di acquisto dei terreni dai mille piccoli agricoltori e proprietari locali. Probabilmente ha ragione Tavares, la strada conduce alla mobilità sostenibile non sarà breve né facile.

 

Alessandro Spaventadi Alessandro Spaventa   
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