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Quel favore di De Magistris al fratello di Paolo Borsellino e alla lobby dei buoni

La Procura indaga su una vicenda che riguarda l'assegnazione da parte del Comune di un bene confiscato al boss, assegnazione che ha visto protagonista anche l'associazione Agende Rosse Campania, che fa riferimento a Salvatore Borsellino. Penalizzando associazione di disabili

Antonio Mennadi Antonio Menna   
De Magistris e Salvatore Borsellino
De Magistris e Salvatore Borsellino

Sono trent'anni esatti che Leonardo Sciascia, sulle pagine del Corriere della Sera, coniò l'espressione "professionisti dell'antimafia", che fece da titolo a quell'articolo indimenticabile di prima pagina, da cui scaturirono polemiche infinite, liti, anche rancori personali, ma una scia mai esaurita di riflessioni, come sempre dovrebbe essere di fronte a temi di questa grandezza. Sono trent'anni e l'Italia, pur cambiata profondamente, sembra con la periodicità di un ciclo lunare, ruotare sempre intorno agli stessi problemi, forse alle stesse carenze, di sicuro ballare sugli stessi strapiombi.

La commozione

Viene in mente proprio Sciascia, e non a caso, di fronte a quello che sta succedendo sull'asse Napoli-Palermo, tra il sindaco ex magistrato De Magistris e Salvatore Borsellino, che da qualche anno gira l'Italia come testimone di una convinta battaglia antimafia sulla scia dell'impegno di una vita del fratello Paolo. Borsellino, qualche giorno fa, a Napoli, pubblicamente, ha proclamato, commosso, che Napoli deve stare accanto a De Magistris.  “Dovete essere vicini al vostro sindaco - ha detto -. Quando era pm e gli hanno tolto le inchieste, è come se lo avessero ucciso. Luigi è un altro pm morto". Il sindaco, chiaramente, si è commosso mentre dalla platea di supporters si levavano applausi.

Due figure diverse

Ma cosa collegherebbe due figure così diverse come Paolo Borsellino, lavoratore instancabile, silenzioso, magistrato cauto e coraggioso, sobrio, sempre nell'ombra, mai una parola di troppo, mai un’esibizione, peraltro di idee politiche di destra, mai praticate nell'impegno diretto ma neppure mai taciute, e una figura come De Magistris, molto discusso da magistrato, barricadero da sindaco, estroverso, sempre pronto a dichiarare, anche da magistrato, bandiera fiera di una sinistra di "popolo e di amore", come ama definire quella che lui stesso anima a Napoli? Chi conosce fatti, idee e circostanze sa che proprio nulla può accomunare Paolo Borsellino a Luigi De Magistris. Ma Salvatore difende Luigi, se ne fa testimonial, megafono, sostenitore.

L'indagine

Contemporaneamente, proprio da Napoli, arriva la notizia che la Procura indaga su una vicenda che riguarda l'assegnazione da parte del Comune di un bene confiscato al boss Zaza (diecimila metri di terreno e un piano di una villa). Assegnazione che ha visto protagonista anche l'associazione Agende Rosse Campania, che fa riferimento a Salvatore Borsellino. Una vicenda controversa, dentro la quale si è alimentato anche un conflitto con un centro per disabili, che su quei terreni aveva costruito un percorso di inclusione dei soggetti svantaggiati e che lamenta di essere stata esclusa. La Procura studierà gli atti e vuole capire quali siano stati i criteri di aggiudicazione. Oggettivi o discrezionali?

La lobby dei buoni

Qualcuno ha parlato della "lobby dei buoni", una sorta di cartello degli onesti per definizione e per principio, a cui non ci si può opporre. Il Corriere del Mezzogiorno, che sul caso dei disabili a cui viene negato il bene ha costruito una battaglia giornalistica, ha replicata indicando, piuttosto, una "lobby dei buoni a nulla", visti i risultati prodotti. Al tempo stesso il giornale  ha chiesto spiegazioni al sindaco. 

Le domande

"I criteri che governano l’assegnazione di un bene confiscato alle mafie - scrive il Corriere del Mezzogiorno - sono precisi e, con le amministrazioni guidate da Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino sono stati tradotti dal Comune di Napoli in un regolamento. Il sindaco Luigi de Magistris ha cambiato quel regolamento. Ecco la prima domanda: perché quelle norme sono state modificate? Qualcuno spieghi".

Criteri discrezionali

Ma le domande del Corriere continuano. La giunta comunale di Napoli il 31 marzo revoca le decisioni sui criteri di assegnazione e nomina un tavolo (non previsto dalla legge che regola la materia) composto da tre assessori. "Ecco la seconda domanda - scrive il quotidiano -: perché istituire un organismo non previsto dalla legge? E perché a quel tavolo siedono tre assessori, figure politiche e non tecniche? E ancora: la classifica dei progetti presentati viene compilata in base ad una griglia di criteri non discrezionali che determinano un punteggio. Trenta di questi punti, però, sono discrezionali e riguardano caratteristiche soggettive del proponente. Anche in questo caso, però,  la cooperativa che si occupa dei disabili opera da circa dieci anni mentre la filiazione regionale dell’associazione di Salvatore Borsellino è al suo secondo anno di attività. Questa differenza temporale non conta nulla?"

Occhio di riguardo?

Il sospetto del giornale napoletano, e forse anche della Procura che indaga, è che ci sia stato un occhio di riguardo. Certo, non per tornaconti corruttivi. Ma per una sorta di amichevole benevolenza. Lo accerteranno, chiaramente, i magistrati che indagano. Su tutto, però, aleggia un clima politico preciso, che riporta pari pari alle parole di Leonardo Sciascia sui professionisti dell'antimafia, quando segnalava "il paradosso di una antimafia come strumento del potere". "Chi rimprovererà un sindaco che si occupi di mafia magari trascurando di amministrare la sua città?", si chiedeva Sciascia. 

L'oracolo

"Prendiamo, per esempio, un sindaco - aggiungeva Sciascia in quello storico articolo - che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra, si può considerare come in una botte di ferro. Chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un'azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso, e con lui tutti quelli che lo seguiranno".  Aveva visto lontanissimo, Sciascia. Non è un oracolo, è un grande scrittore.

 

Antonio Mennadi Antonio Menna   
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