Il Presidente dei tributaristi: “Contributo al Fondo Famiglia a carico degli evasori oltre alle imposte e alle sanzioni”
“Sarebbe un atto di giustizia e di equità nei confronti dei contribuenti corretti. Sì alla lotta all’evasione, ma i contribuenti onesti devono poter compensare crediti e debiti senza costi burocratici. Serve inoltre una tregua normativa”.
Chi evade e non versa quanto dovrebbe allo Stato sottrae risorse alla comunità nazionale e alle famiglie. Una condotta ancora più grave in un momento di crisi profonda. Perché non pensare, dunque, a un meccanismo per cui, chi ha evaso “oltre al pagamento delle imposte e delle sanzioni, provveda direttamente al finanziamento del welfare che ha penalizzato con il suo comportamento scorretto”, per esempio tramite un contributo al Fondo Famiglia?
L’idea viene dal Presidente dell’INT (Istituto Nazionale Tributaristi) Riccardo Alemanno, per il quale l’applicazione di una simile misura “sarebbe un atto di giustizia e di equità nei confronti dei contribuenti corretti”. Probabilmente “non esaustivo di tutti gli interventi necessari per la Famiglia – spiega Alemanno - ma comunque un bel segnale per il Paese ed un ulteriore monito per gli evasori.”
Per questo il numero uno dell’Istituto dei Tributaristi, in relazione a Legge di Bilancio e Decreto Fiscale, ha inviato una nota ai vertici del ministero delle Finanze e al premier Giuseppe Conte con questa ed altre proposte e osservazioni in tema di lotta all’evasione, compensazioni dei crediti, sostegno alle famiglie e regime fiscale forfettario.
Il contributo al Fondo Famiglia
Una singolare attenzione viene posta proprio sul costituendo Fondo per la Famiglia, con una proposta di un sistema di extra-contributo.
Ad avviso del Presidente dell’INT andrebbe previsto appunto un contributo da versare a tale Fondo, da applicarsi a seguito degli accertamenti definitivi e da calcolarsi sulla base degli imponibili evasi dalle persone fisiche e giuridiche. In pratica una somma in più, da riscuotere unitamente alle imposte e alle sanzioni, calcolata secondo un criterio di progressività. Si potrebbe, in quest’ottica, secondo l’Istituto, applicare uno schema tipo il seguente: sino a 2.000,00 euro di maggior imponibile contributo di euro 100 - da 2001 a 5.000 contributo di 200 - da 5.001 a 10.000 contributo di 400 - da 10.001 a 20.000 - contributo di 600 - da 20.001 a 30.000 contributo di 800 - da 30.001 a 50.000 contributo di 1.000 e poi a seguire con ulteriori fasce di maggior imponibile accertato e di contributo.
Lotta all'evasione
Alemanno dichiara di condividere il pensiero del Presidente del Consiglio Conte in tema di lotta all’evasione fiscale, precisando però che per ottenere i risultati sperati “occorrono anche investimenti in personale dell’Agenzia delle Entrate, personale formato che possa implementare il numero di accertamenti eseguiti, accertamenti che però devono basarsi sulla realtà aziendale e patrimoniale del contribuente e non su mere presunzioni”.
Moneta elettronica e contrapposizione di interessi
Quanto ai pagamenti con moneta elettronica e la contrapposizione di interessi, ribadisce la “necessità che le eventuali spese detraibili sui servizi debbano avere una aliquota superiore a quella dell’IVA applicata”. Sulle compensazioni dei crediti erariali invece ripropone “la comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate in luogo del visto di conformità al fine di porre un argine a monte delle truffe e di non far pesare sui contribuenti corretti i comportamenti scorretti”.
Crediti e debiti dei nuclei familiari
Un altro aspetto delle riflessioni proposte da Alemanno al governo riguarda i crediti ed i debiti erariali dei nuclei familiari. Sulla tematica il leader dei tributaristi chiede la possibilità di compensazione tra i singoli componenti”. Inoltre auspica una tregua normativa, prima di una riforma fiscale, contro le continue modifiche che la norma tributaria subisce. Secondo il Presidente dei tributaristi “Sarebbe opportuno riconsiderare la volontà di apportare ulteriori cambiamenti al regime forfettario attualmente in essere, poiché se cancellare le disposizione relative a quello che sarebbe entrato in vigore il prossimo anno è condivisibile nell’ottica di recupero di risorse e di equità, andare a modificare per l’ennesima volta un regime fiscale (modificato lo scorso anno, ndr), comporterebbe una forma di penalizzazione dei contribuenti che hanno necessità di continuità normativa per potere fare una programmazione amministrativa della propria attività.”