[La storia] Non solo vincoli, ecco l’Europa che investe nella innovazione italiana
Tiscali News ha intervistato Nico Cerri, del Polo Tecnologico Lucchese, capofila di RETIC, un progetto italo-francese, finanziato con fondi comunitari, che punta a far nascere nuove imprese nei settori della nautica, del turismo e dell’energia
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Esiste un gap sempre più grande tra il mondo della politica e quello dell’economia reale. Mentre il primo vede il governo italiano scontrarsi con l’Europa e con partner storici come la Francia, il secondo porta avanti progetti come RETIC, che grazie all’utilizzo dei fondi di finanziamento del Programma Interreg Italia-Francia e al coinvolgimento di incubatori tecnologici di 3 regioni italiane (Toscana, Liguria e Sardegna) e di una Francese (Costa Azzurra) punta a far nascere nuove imprese innovative nelle filiere di nautica, turismo ed energia.
In occasione del RETIC DAY di Cagliari, organizzato da Sardegna Ricerche, Open Campus e Apply Consulting, Tiscali News ha intervistato Nico Cerri, del Polo Tecnologico Lucchese, capofila del progetto RETIC. Una opportunità per fare il punto sui legami sempre più stretti che ormai esistono tra innovazione tecnologica e settori produttivi locali.
Nel dibattito pubblico si parla pochissimo di innovazione e ancor meno di poli tecnologici. Cosa sono?
“Molto semplicemente sono aree che puntano a sviluppare la crescita economica del territorio favorendo il dialogo tra aziende, università e centri di ricerca. Per esempio creando degli incubatori per le startup o mettendo a disposizione delle imprese servizi che per loro sarebbe troppo costoso avere internamente, come laboratori dove sperimentare nuove soluzioni tecniche per i prodotti”.
Sono iniziative private o pubbliche?
“Prevalentemente pubbliche ma non mancano anche quelle private”
Dove nasce questo modello?
“Negli Stati Uniti attorno agli anni ’50 dove attorno ai campus universitari si svilupparono i primi incubatori. Questo modello si è poi diffuso in tutti i paesi avanzati del mondo tra cui l’Italia”.
Quanti sono nel nostro Paese?
“Solo in Toscana ci sono ben 14 incubatori che lavorano sul tema dell’avvio dell’impresa”
Quando nasce il Polo Tecnologico Lucchese?
“Nel 2010 da una iniziativa mista, pubblico privato, per offrire servizi alle realtà produttive della provincia”.
Che tipo di servizi?
“Il distretto produttivo più importante di Lucca è quello cartario. Il nostro Polo gestisce il centro qualità della carta, un laboratorio che si occupa della certificazione di qualità del materiale cartario. Si va da quelli usati nel packaging alimentare ai cartoni particolari, che devono avere determinate caratteristiche fisiche e chimiche certificate. Forniamo poi servizi di aggiornamento continuo per i professionisti del territorio che operano nelle filiere dell’edilizia sostenibile e delle tecnologie energetiche. Infine siamo anche un incubatore di imprese”.
Cosa significa?
“Che nei nostri spazi ospitiamo 28 imprese. Metà startup e metà aziende mature. L’idea è quella di creare un ecosistema misto che consente alle aziende mature di acquisire competenze, idee, innovazione e alle startup di avere nel vicino di casa un potenziale cliente”.
Il modello funziona?
"Anche troppo bene. Le aziende possono stare da noi per un periodo limitato, massimo 3 anni rinnovabili per altri 3. Di solito non se ne vogliono andare”.
Di che tipo di aziende stiamo parlando?
"Come ho detto primo il distretto produttivo più importante della nostra provincia è quello cartario e molte operano in questo ambito. Le startup forniscono alle aziende mature supporto in particolare sull’automazione dei processi produttivi, attraverso l’applicazione delle nuove tecnologie digitali e dell’internet of things”.
Nell’immaginario collettivo le startup sono legate soprattutto ai nuovi servizi web
“E’ vero, anche perché sono scale up ovvero aziende con modelli di business ad alta crescita, di tipo esponenziale. Le nostre startup hanno invece una crescita più lenta, di tipo lineare. Ma nonostante questo sono fondamentali per l’economia locale. Inizialmente tra le aziende più mature c’era una certa diffidenza culturale ma nel tempo tutti hanno compreso che la strada per tenere alti gli standard qualitativi, e dunque la competitività sui mercati internazionali, passa proprio dal contatto continuo tra produzione e innovazione e dunque dall’esistenza di ecosistemi misti come quello che abbiamo realizzato”.
Come mai il Polo Tecnologico Lucchese partecipa ad un progetto come RETIC?
"Perché anche nautica, turismo ed energia sono settori produttivi importanti della nostra provincia. E anche in questo ambito saper innovare è fondamentale”.