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I mesi d’oro dell’Italia di Draghi: SuperMario ha fatto un mezzo miracolo

In un anno e mezzo di governo, la letargica economia italiana è quella che è uscita con più sprint dal buio della pandemia

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
I mesi d’oro dell’Italia di Draghi: SuperMario ha fatto un mezzo miracolo

La stampa estera lo aveva soprannominato SuperMario (l’invincibile e inaffondabile eroe dei videogiochi) quando era presidente della Bce. Ma anche nell’anno e mezzo al timone di Palazzo Chigi, Mario Draghi ha fatto un mezzo miracolo: fra la sorpresa di tutti, la letargica economia italiana è quella che è uscita con più sprint dal buio della pandemia. Meglio di Francia, Spagna e Germania. Gli analisti dell’Unione europea avevano previsto che il nostro paese crescesse, nei sette trimestri in cui ha governato Draghi, del 5,5 per cento, più o meno quanto il 5,2 per cento della Germania. L’Italia è cresciuta invece dell’8,4 per cento. Quasi tre punti in più, mentre la Germania è rimasta 2,5 punti sotto le previsioni.

I dati parlano chiaro 

Ma i dati dicono molto di più. La Fondazione Edison, sotto la guida del professor Marco Fortis, ha analizzato nel dettaglio i dati del Pil italiano e degli altri maggiori paesi europei fra la fine del 2019 (prima della pandemia) e il settembre di quest’anno. Ne viene fuori il ritratto di una economia italiana vivace, brillante, reattiva, capace di scuotersi di dosso la zavorra e le scorie dei lockdown prima e meglio di altri, nonostante  quarantene proporzionalmente più severe. 

Il confronto con il periodo precovid 

L’analisi parte dalla fine del 2019, perché serve a stabilire il confronto con prima della crisi Covid, ma il 2020, che pure viene coperto, è stato un anno monco, funestato dalla pandemia, con un drammatico calo dell’attività. I segnali positivi, in altre parole, vengono dopo il gennaio 2021.

In ogni caso, partendo da fine 2019 fino a questa estate, il Pil (al netto dell’inflazione) in Italia è cresciuto dell’1,8 per cento. Nello stesso periodo, in Germania è salito solo dello 0,3 per cento, in Francia dell’1,1, in Spagna è addirittura più povera del 2 per cento. 

La qualità della crescita 

Ma è la qualità della crescita che colpisce. L’Italia è stata capace di far correre le esportazioni, aumentate dell’8,8 per cento, pur in un periodo difficile per l’economia mondiale. Germania e Spagna si sono fermate al 4 per cento, la Francia ha anzi esportato meno (meno 2,1 per cento). Soprattutto, questi mesi hanno visto un clamoroso boom di investimenti, in particolare i più preziosi, in macchinari e impianti. L’Italia ha allargato questo patrimonio di attrezzature del 18,8 per cento, mentre in Germania diminuivano del 2,5 per cento e in Francia e Spagna ristagnavano (più 0,2). E’ quello di cui l’Italia più ha bisogno, dopo i 30 anni di stasi dell’industria seguiti alla crisi dei primi anni ‘90. E che è stato raggiunto con una sferzata di energia del settore privato. Perché contemporaneamente, gli investimenti pubblici sono andati a rilento, con una crescita del 2,4 per cento, contro l’8,8 per cento della Germania, il 4,3 per cento della Francia, il 3,9 per cento della Spagna. 

Risultati che altri paesi non hanno raggiunto 

Una crescita che gli economisti liberali definiscono virtuosa, quindi, perché ottenuta quasi senza gli stimoli del bilancio pubblico a cui hanno fatto ricorso gli altri paesi, senza riuscire a raggiungere, però, i risultati complessivi dell’industria italiana. Altri economisti, invece, la definiscono monca, perché il mancato apporto della mano pubblica comporta la perdita di numerose opportunità: con un appropriato stimolo pubblico, probabilmente, la crescita sarebbe stata anche più vistosa. Contemporaneamente, però, la mano pubblica ha funzionato meglio che negli altri paesi, nel sostenere le famiglie nel durissimo passaggio della pandemia. Siamo, infatti, il paese che, in questi trimestri, ha meglio protetto i consumi delle famiglie, aumentati dello 0,4 per cento, mentre in Francia ristagnavano, in Germania diminuivano dello 0,7 per cento e in Spagna crollavano oltre il 5 per cento. 

Non solo merito di Draghi 

Tutto merito di SuperMario? Certamente, no, anche se l’autorevolezza e la stabilità del governo nel periodo Draghi hanno fornito  al paese quel retroterra politico, che troppe volte è venuto a mancare e che, come si vede, produce risultati. Ma i dati della Fondazione Edison mostrano che, a prescindere dalle capacità degli inquilini di Palazzo Chigi di accompagnare con competenza lo sviluppo, una parte importante dell’industria italiana, quella più votata alle innovazioni e alle esportazioni, possiede un dinamismo e una grinta che mancano in altri paesi e che, a volte, nei ripetuti lamenti sul paese che, inesorabilmente, affonda, perdiamo di vista. Siamo l’unico, fra i quattro maggiori paesi dell’eurozona, in cui l’industria manifatturiera ha già raggiunto e superato i livelli prepandemia.

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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