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L’allarme di commercialisti e tributaristi: “Necessario rinviare il pagamento delle tasse al 30 settembre”

I presidenti dei professionisti scrivono al premier Conte e a ministro dell’Economia Gualtieri chiedendo il rinvio. Difficoltà finanziarie dei contribuenti ma anche studi professionali oberati di lavoro dopo l’emergenza ingenerata dal coronavirus.

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Riccardo Alemanno, Istituto Nazionale Tributaristi, e Massimo Miani, Consiglio Nazionale dei commercialisti (Ansa)
Riccardo Alemanno, Istituto Nazionale Tributaristi, e Massimo Miani, Consiglio Nazionale dei commercialisti (Ansa)

Il lamento si leva veemente ed è diffusissimo. Così il presidente del Consiglio Nazionale dei commercialisti Massimo Miani impugna la penna e scrive al premier Conte e al ministro dell’Economia Gualtieri chiedendo il rinvio del pagamento delle tasse almeno al 30 settembre. La stessa cosa fa l’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), per mano del suo Presidente nazionale Riccardo Alemanno, che è anche Presidente dell’Osservatorio sulla fiscalità di ConfassociazioniIl Sole 24 Ore conta persino 246 scadenze il 15 giorni. Il 93,5% di queste riguarda proprio i versamenti.

La nota dei tributaristi

Nella nota dei tributaristi si legge che (omissis) “facendo seguito alle precedenti richieste di proroga dei versamenti collegati  alla dichiarazione dei redditi  si richiede che nell’emanando Decreto Semplificazioni sia inserita una norma che contempli tale possibilità per i contribuenti, in particolare per imprese e professionisti soggetti agli ISA. Si ribadisce la necessità di una proroga al 30 settembre non solo per i motivi del ritardo dei chiarimenti sui nuovi ISA, ma che dia modo ad imprese professionisti di utilizzare le attuali risorse finanziarie per riavviare in modo adeguato le proprie attività. Ora – spiega la nota dei tributaristi - non resta che sperare che il Decreto Semplificazioni, approvato salvo intese, possa contenere già tale rinvio al momento della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, altrimenti qualsiasi altro intervento non sarebbe di proroga ma di mera riapertura dei termini, con buona pace per la più volte invocata tempestività delle proroghe".

Massimo Miani (Ansa)

Tracce profonde nel Paese

Niente di sorprendente che vi siano tali richieste, visto che il disastro Covid ha lasciato tracce profonde nel Paese determinando una crisi nell’economia molto pesante. Molte le misure straordinarie e i bonus varati dal governo, e significative le misure portate a casa da Bruxelles, per arginare il dissesto che rischia di minare il futuro dell’Italia, ma evidentemente non basta. Inoltre – come fanno notare i commercialisti –  se i contribuenti sono a corto di liquidità in questa fase non certo rosea, gli studi professionali sono oberati di lavoro. Per questo la proroga appare indispensabile.

La lettera dei commercialisti

Nella lettera il presidente del Consiglio dei commercialisti, Massimo Miani, precisa inoltre “che sarebbe necessario annunciarla ufficialmente con il massimo anticipo possibile rispetto alla data del 20 luglio, risolvendosi altrimenti in un ingiustificato ‘premio’ ad esclusivo vantaggio dei contribuenti meno rispettosi delle scadenze”.

Il presidente ricorda quindi che in questo periodo complicatissimo di chiusura e complessa riapertura delle attività economiche, “gli studi professionali sono stati impegnati più che mai ad assistere imprese, lavoratori e famiglie, da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown, e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per fronteggiare l’emergenza”. E in effetti su tale versante i commercialisti hanno svolto un ruolo fondamentale, aiutando i cittadini a muoversi in mezzo alla giungla normativa, per effettuare gli adempimenti e richiedere i benefici previsti.

La necessità di seguire le pratiche straordinarie avrebbe, per altro, sottratto tempo alla predisposizione delle ordinarie dichiarazioni e per determinare gli importi dei versamenti dei saldi 2019 e dei primi acconti 2020 relativi alle imposte sui redditi e all’Irap.

Riccardo Alemanno (Ansa)

Un periodo critico

In definitiva si è di fronte a un periodo di “assoluta eccezionalità” e occorre tener conto della “carenza di liquidità che colpisce indistintamente gran parte dei contribuenti del Paese”. Per cui risulta indispensabile “prorogare ulteriormente il termine del 20 luglio”, per i versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi e dell’Irap, fino al 30 settembre 2020. Cosa che anche il Consiglio nazionale dei commercialisti, ha chiesto più volte, sia al governo che al Parlamento.

La richiesta necessaria

Impossibile, insomma, ignorare una richiesta - spiegano i rappresentanti della categorie professionali in questione – che trae giustificazione dalle difficoltà finanziarie della maggior parte dei contribuenti, nonché dalla necessità degli studi professionali di svolgere le attività prodromiche a tali versamenti con la dovuta serenità e diligenza professionale. Da considerare inoltre che lo scorso anno analoga proroga dei termini è stata disposta per il semplice ritardo nell’elaborazione dei nuovi Isa che “non è neppure lontanamente paragonabile alla situazione di grave ed eccezionale emergenza verificatasi quest’anno”.

In parole povere, come spiega un commercialista citato su Il Giornale, ultimamente gli studi hanno “lavorato su casse integrazioni, richiesta bonus, finanziamenti e adempimenti legati ai provvedimenti di emergenza. Tutto questo a scapito di altro. Adesso abbiamo una scadenza ravvicinata e lavoriamo dieci ore al giorno in condizione di difficoltà”. Inoltre – si legge ancora sul quotidiano - esiste il  problema legato alle imprese: ''Nessuno, con la chiusura che c'è stata, è in grado di calcolare in maniera previsionale il primo acconto relativo al 2020. Significa che le imprese dovranno pagare facendo un calcolo storico, sulla base del 2019. Gli imprenditori saranno costretti a versare imposte in eccesso, da recuperare in un secondo momento”.

 

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