Come funziona Quota 41. Ecco a quale età si potrà andare in pensione
Ma il sistema non trova il favore del presidente dell'Inps Tridico: "Le quote rigide, a mio parere non aiutano nella direzione della flessibilità di cui il sistema pensionistico avrebbe bisogno"

Superare la legge Fornero al più presto è uno dei temi che agita la maggioranza di governo. Alla fine di quest'anno scadono Quota 102, l'Ape sociale e Opzione donna. Queste ultime due misure vanno verso la proroga, mentre la novità che potrebbe presto prendere forma è Quota 41: l'uscita con 41 anni di contributi. "Può essere un punto di riferimento ma è ancora presto per poter dire in che modo e con quali condizionalità. Stiamo studiando", risponde Calderone. Tra le ipotesi sostenute dalla Lega, quella di una Quota 41 con 61-62 anni di età. La soluzione 'secca' costerebbe 5 miliardi l'anno.
Come funziona
Il governo, in particolare, avrebbe chiesto all’Inps di studiare tre opzioni ed effettuare delle simulazioni per capire i costi: si tratta dell’anticipo pensionistico con 41 anni di contributi e un’età che varia dai 61 ai 63 anni. Se si decidesse di applicare un’età minima di 61 anni (oltre ai 41 di contributi) andremmo incontro a una quota 102, ma diversa da quella attuale per cui sono richiesti almeno 64 anni di età e 38 di contributi. La seconda versione richiederebbe almeno 62 anni di età, da sommare con i 41 di contributi per arrivare alla quota 103. Poi ci sarebbe una quota 104, con almeno 63 anni di età.
Tridico non è d'accordo
"Le quote rigide, a mio parere - ha detto il presidente dell'Inps parlando con i giornalisti all'Università della Calabria a margine della presentazione del rapporto 2021 dell'Istituto - non aiutano nella direzione della flessibilità di cui il sistema pensionistico avrebbe bisogno. Bisognerebbe pensare ad una combinazione e ad un flessibilità che possa favorire le carriere instabili e i lavoratori fragili".
Opzione Donna e Ape Sociale
La prima consente alle lavoratrici di conseguire il pensionamento a 58 anni di età se hanno maturato almeno 35 anni di contributi, ma a patto che accettino un ricalcolo contributivo dell’assegno previdenziale. Ciò significa ricevere una pensione più bassa di una quota compresa tra il 20 e il 25%. La seconda, invece, prevede l’attribuzione di un assegno ulteriore rispetto alla pensione per coloro che hanno compiuto 63 anni, ne hanno 30 o 35 di contributi e hanno un impiego ritenuto appartenente alla categoria delle attività gravose.