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Corona Bond, l'Italia aspetta dall'Europa una ciambella di salvataggio

Per il Paese fare previsioni su cosa sarà la nostra economia nel 2020 è impossibile. Ma certamente andrà peggio di quello che si poteva ancora pronosticare

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
Giuseppe Conte, primo ministro
Giuseppe Conte, primo ministro

L'Italia aspetta, dall'Europa, una ciambella di salvataggio che  consenta alla nostra 'economia di restare a galla, fra i marosi dell'epidemia. Ma la ciambella continua a rimanere fuori portata. Ieri, i ministri dell'Economia dell'eurozona, riuniti in videoconferenza, hanno scelto di non decidere nulla, passando il dossier al televertice di domani dei capi di governo. Ma in molti, nel Nord Europa, tedeschi e olandesi in particolare, spingono per rinviare comunque ai prossimi mesi il varo di misure comunitarie dirette e specifiche contro l'onda di recessione creata dall'epidemia, in base alla rischiosa scommessa che la situazione potrebbe anche risultare migliore di quanto si tema oggi.

Per l'Italia, adesso che la quarantena è diventata quasi un blocco totale, fare previsioni su cosa sarà la nostra economia nel 2020 è, in effetti, impossibile. Ma certamente andrà peggio di quello che si poteva ancora pronosticare sabato scorso, quando gli economisti ipotizzavano che, con un blocco delle attività fino a metà aprile o maggio, il crollo dell'economia, per l'intero 2020, poteva andare da un meno 10 ad un meno 15 per cento. Di fronte a questo abisso, il governo è stato finora in grado di mobilitare solo interventi per 25 miliardi di euro, contro le centinaia messe in campo, per le loro economie, da Germania e Francia. Ecco perché la ciambella serve anche se, nei giorni scorsi, la Bce ha approntato uno scudo per bloccare speculazioni nei mercati finanziari sullo spread italiano: laciambella serve a garantire risorse fresche per puntellare imprese e investimenti in una misura comparabile agli altri paesi.

Sul tavolo, dopo un lungo lavoro preparatorio, tre possibili disegni per questa ciambella che, in ogni caso, farebbe comodo anche ad altri paesi, come Spagna, Francia, Portogallo, Grecia. Il primo schema, minimale, prevede iniezioni di liquidità, specificamente per finanziare le spese  – sanitarie anzitutto – della lotta al coronavirus. Il secondo – in assoluto il più ambizioso – punta a rompere un radicato tabù, corroborando la solidarietà europea con il lancio di obbligazioni – i famosi Eurobond, nel caso specifico chiamati “coronabond” - garantite dalla responsabilità comune di tutti i paesi dell'eurozona. Grazie alla credibilità finanziaria dell'Europa nel suo insieme, questi titoli potrebbero avere una emissione massiccia, a interessi molto contenuti. I soldi andrebbero alle misure di sostegno e rilancio delle economie. Affiancati al bazooka Bce, cioè gli interventi per allargare il cordone del credito alle imprese, i coronabond costituirebbero una solida linea di difesa e rilancio dell'economia europea, non troppo distante da quello che si cerca di fare dall'altra parte dell'Atlantico.

A spingere per i coronavirus, con l'Italia, ci sono Francia, Spagna, Portogallo. Anche Isabel Schnabel, del board Bce, ha speso parole di incoraggiamento per titoli europei. La Schnabel è tedesca, ma dall'interno del governo Merkel si è già fatto capire che, dopo aver appena fatto saltare il totem del pareggio di bilancio, nessuno si sente pronto anche a sposare l'idea di una responsabilità – remota, ma diretta – del contribuente tedesco nel finanziamento dei debiti di altri paesi europei, come l'Italia. Poi c'è la terza opzione. Fare scendere in campo il Mes, il Meccanismo europeo di solidarietà, pensato apposta per far fronte ad emergenze. Il fondo sarebbe in grado di mobilitare, rastrellando e garantendo investimento privato, circa 500 miliardi di euro, da impiegare subito negli interventi di sostegno e rilancio.

Ma anche il Mes si scontra con una serie di difficoltà e di resistenze. Anzitutto, politiche. Il Fondo è stato creato specificamente per tamponare rischi di bancarotta dei titoli di Stato di un paese. Ora, il rischio è che, anche se gli interventi vengono fatti per l'epidemia e non per il debito, i mercati li leggano come la prova che le finanze del paese che riceve i prestiti del Mes, ad esempio l'Italia, traballino. Ecco perché il governo di Roma chiede che, se interviene il Mes, i suoi prestiti, oltre che in Italia siano offerti anche ad altri paesi, in modo da cancellare ogni marchio di debito nazionale pericolante. Ma l'ostacolo maggiore è il secondo e, in parte, è creato proprio dall'Italia.

In base allo statuto, l'intervento del fondo è subordinato all'accettazione, da parte del paese che riceve i prestiti, di una serie di riforme, tagli e rinunce. E' la camicia di forza dell'austerità, denuncia il Movimento 5Stelle che, infatti, si oppone con decisione ad ogni ipotesi di chiamare in soccorso – da soli o con altri paesi – il Mes. In realtà, l'ostacolo potrebbe essere aggirato, svuotando questo intervento di ogni condizione, o limitando i vincoli all'uso dei finanziamenti per contrastare l'epidemia e le sue conseguenze economiche. Ma, se questo può – forse – convincere i 5Stelle, fa recalcitrare i governi più ortodossi. I tedeschi – che, è stato osservato recentemente, guardano sempre all'economia più da avvocati che da economisti – vorrebbero che, per principio e per rispetto degli statuti del Mes, qualche condizione sia, comunque, applicata. Vincoli solo generici, simbolici? Questa è la materia della trattativa.

Per arrivare ad un accordo su interventi del Mes, insomma, sarà necessario un difficile esercizio di equilibrismo. Ricorrere, prima o poi, al Meccanismo europeo di solidarietà ha però un vantaggio incluso. Con il Mes in campo, infatti, salta ogni vincolo per la Bce, che può rastrellare titoli di debito del paese interessato, in qualsiasi misura ritenga opportuna, azzerando una volta per tutte insidie come quella dello spread e consentendo al governo italiano interventi più coraggiosi di quelli finora adottati, senza farsi condizionare dalla spada di Damocle di un debito pubblico crescente, anche se solo in via temporanea. Ieri, il ministro Gualtieri ha fatto notare che la Bce , allargando le sue possibilità di intervenire a comprare titoli sui mercati, ha già costruito difese importanti. Sarebbe  però tutto più semplice con un muro più alto.

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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