L'economia ai tempi del coronavirus: boom di vendite alimentari
Crescita record per grande distribuzione e commercio online. Resta però il timore sull'andamento generale dell'economia e si aspetta con ansia che l'Europa trovi finalmente un accordo tra i falchi del Nord e il fronte dei Paesi mediterranei

Ormai tutti gli economisti ne sono certi: il Covid-19 cambierà per sempre l'economia. Gli effetti del lockdown non saranno passeggeri e chi pensa che si tornerà rapidamente alle abitudini di prima commette un errore. E' questa per esempio la convinzione degli economisti del MIT che hannp già coniato un nuovo termine per definire il futuro che ci attende: Shut in Economy (leggi l'articolo).
Nel frattempo però incominciano ad arrivare le prime indicazioni dall'economia reale a alcune sono sorprendenti. Lo è sicuramente il dato pubblicato oggi dall'Istat su un vero e proprio boom delle vendite alimentari in epoca di coronavirus.
Secondo i dati diffusi dall'Istituto nazionale di statistica a febbraio l'aumento più significativo a livello tendenziale delle vendite è stato registrato dalla grande distribuzione, in crescita dell'8,4%, e quella che cresce con la maggiore intensità in questo segmento è la vendita dei beni alimentari salita del +9,9% rispetto a un anno prima. Quanto invece alle imprese operanti su piccole dimensioni il valore delle vendite è aumentato del 3,3%. Vola infine il commercio online che registra un balzo del 15,3%.
I dati si riferiscono al periodo appena precedente il lockdown (quarantena) quando incominciavano comunque a circolare le prime preoccupanti notizie sulla diffusione del virus. Bisogna ora aspettare i dati di marzo per capire se il cambiamento nelle abitudini di consumo degli italiani è davvero strutturale oppure passeggero.
I consumi alimentati sono ovviamente solo un piccolo aspetto del quadro economico complessivo che preoccupa e non poco economisti, cittadini e istituzioni. Le previsioni elaborate fino ad ora descrivono un quadro inquietante. Secondo il Cerved nell’ipotesi migliore (emergenza sanitaria superata a inizio maggio) le aziende perderanno 275 miliardi. Per l'istituto di ricerca Ref nel primo semestre del 2020 il Pil potrebbe perdere l’8%. Per Morgan Stanley il 2020 si chiuderà con l’economia in contrazione del 5,8% e con un rapporto debito pubblico/pil che salirà dal 133% al 147,7%.
Un intervento deciso delle istituzioni è dunque necessario per evitare una catastrofe. Negli Stati Uniti sia la Fed che l'amministrazione Trump si sono già mossi varando robuste misure. In Europa lo ha fatto solo la Bce e ora si attende l'Unione Europea ancora paralizzata dallo stallo che si è creato tra i falchi del Nord (Guidati dalla Germania) e i paesi mediterranei guidati da Italia e Spagna. Sul tavolo il varo degli Eurobond o l'utilizzo del Fondo Salvi Stati come strumento principale per supportare l'economia. La speranza è che un compromesso si trovi altrimenti quelli alimentari saranno (con molta probabilità) gli unici acquisti che gran parte dei cittadini europei potranno ancora permettersi nell'economia post virus.