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L'unica strada durevole è il condono di parte del debito. Ma oggi, qui in Europa, chi ha davvero coraggio?

Per sopravvivere al coronavirus ci stiamo indebitando sempre di più. Per questo e  per non trovarsi ancora con l’acqua alla gola, serve un altro passo

Alberto Negridi Alberto Negri   
L'unica strada durevole è il condono di parte del debito. Ma oggi, qui in Europa, chi ha davvero coraggio?

Inutile giraci intorno: il vero problema è il Muro del debito. Scartati i coronabond (aborriti da tedeschi e olandesi), con gli italiani divisi sul Mes, il fondo salva-stati, a Bruxelles questa settimana si va a discutere, dopo il dibattito all’Europarlamento, di come varare il Recovery Plan. Si tratta comunque di soluzioni d’emergenza. 

Situazione esplosiva per molti anni 

L’obiettivo più pressante nella colossale frenata economica da pandemia, scrive Foreign Policy, è evitare che tutto si trasformi in una gigantesca crisi del debito, non solo italiana o europea ma mondiale.

Le difficoltà continueranno per anni anche dopo il ripristino della produzione, dell’occupazione e del commercio. Per molti Paesi si arriverà a livelli esplosivi: stiamo registrando il più consistente aumento del debito pubblico della storia in tempo di pace. 

Soldi direttamente ai governi 

Per il momento i Paesi della zona euro come l’Italia stanno parcheggiando il debito alla Banca centrale di Francoforte che acquista i titoli di stato non collocati sul mercato. Qualcuno ritiene che per le banche centrali e per la stessa Bce sarebbe più semplice dare i soldi direttamente ai governi invece di continuare a comprare titoli del debito pubblico. 

E’ quello che ha fatto il 9 aprile la Banca d’Inghilterra che praticamente finanzia il debito pubblico stampando moneta. Il fatto che una soluzione del genere sia stata presa in considerazione da un governo per di più conservatore ci fa capire quanto sia grave la situazione. 

La sostenibilità del debito 

La “sostenibilità” del debito è al centro della fase post-pandemia. Lo ha detto lo stesso presidente francese Macron riferendosi al fatto che dopo la guerra alla Germania fu abbonato gran parte del debito. Lo stesso G-20, rendendosi conto della situazione, ha accolto la proposta di sospendere fino alla fine dell’anno il rimborso dei debiti dei 77 Paesi più poveri del mondo: le cosiddette economie emergenti rischiano di sprofondare. 

Cosa successe dopo la guerra Mondiale 

All’indomani della seconda guerra mondiale Germania, Francia e Gran Bretagna avevano un debito pubblico tra il 200% e il 300% del loro Pil. Questi debiti furono progressivamente assorbiti da una combinazione di annullamenti puri e semplici, dalla crescita dell’inflazione e dal conseguente deprezzamento del debito e da prelievi eccezionali sui patrimoni (Germania e Giappone). 

Annullamento dei debiti 

Su “Le Monde” due economisti, Laurence Scialom e Batpiste Bridonneau (Università Paris-Nanterre) propongono un annullamento parziale dei debiti pubblici detenuti dalla Bce. Mentre gli eurobond richiedono l’unanimità, la Banca centrale europea può prendere decisioni senza il consenso generale, come fece Mario Draghi nel 2012 con il famoso “whatever it takes” superando l’opposizione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. 

Inflazione e crescita, scrivono i due economisti, purtroppo in questa fase non ci possono essere d’aiuto a diminuire il peso del debito pubblico per Paesi come l’Italia. Con la pandemia il rischio maggiore è quello della deflazione e di una decrescita generalizzata dell’economia. Inoltre la zona euro condivide una moneta comune senza però avere un debito pubblico federale, il che ovviamente penalizza gli stati più indebitati. 

L’idea degli Eurobond 

L’idea degli eurobond, garantiti da tutti gli stati membri dell’euro, potrebbe in parte rimediare a questa situazione ma viene avversata da Germania e Paesi Bassi che non hanno nessuna intenzione di condividere i debiti degli altri e affrontare le critiche di un’opinione pubblica prevenuta, non del tutto a torto, nei confronti di Paesi come il nostro. 

I Paesi del Nord stanno quindi cercando di comprare tempo ed evitare di sborsare soldi veri per il recupero delle economie meno brillanti come la nostra. 

I due economisti francesi quindi avanzano la soluzione di una annullamento parziale del debito che consenta margini di manovra maggiori anche agli stati del Sud Europa. Mettono solo una condizione: che le risorse siano dedicate a breve termine per il sostegno dell’economia e dell’occupazione ma che si prevedano anche dei programmi a medio e lungo termine per una riconversione ecologica delle nostre economie, con l’obiettivo di preservare il clima, l’ambiente e la salute pubblica. 

Il programma della Bce 

La Bce intanto cerca di salvare il salvabile con il programma di acquisto di titoli obbligazionari pubblici e privati (PEPP) per un totale di 750 miliardi di euro sino a fine anno, con l’obiettivo di prevenire crisi di liquidità delle imprese e agevolare i governi a fronteggiare le proprie spese correnti. Insomma da lì dobbiamo tirare fuori i soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni. 

Se a marzo Christine Lagarde aveva attirato le ire dell’Italia intera quando aveva detto “non siamo qui per chiudere gli spread”, nella realtà dei fatti la Bce quest’anno si comporterà in maniera diametralmente opposta rispetto a quelle sciagurate parole: l’Eurotower sarà l’unico vero argine per evitare l’aumento dello spread tra BTp e Bund. Sono in arrivo emissioni nette dello stato tra 100 e 150 miliardi di euro che saranno quasi interamente comprate dalla Bce.

Chi ha il coraggio? 

Insomma per sopravvivere ci stiamo indebitando sempre di più. Per questo per non trovarsi ancora con l’acqua alla gola serve un altro passo e si potrebbe perseguire con coraggio la strada per un condono parziale del debito. Ma oggi, qui in Europa, chi ha davvero coraggio?

Alberto Negridi Alberto Negri   

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