“Lavrov? Osceno e aberrante”. Draghi e la “manovra di maggio”: 14 miliardi per famiglie e imprese
Il premier torna a parlare con i giornalisti dopo quasi un mese. E ribadisce: “Il nostro obiettivo è sempre stato la pace. Ma per ottenerla, dobbiamo aiutare la resistenza ucraina. Con l’Europa e la Nato”. Sul pagamento in rubli del gas russo, si aspettano parole chiare e univoche da parte di Bruxelles
Il piatto è ricco: 14 miliardi di nuovi aiuti a famiglie e imprese. Fino a ieri mattina erano sette. E i sindacati, convocati alle 10 a palazzo Chigi, erano usciti dal faccia a faccia con il Presidente del Consiglio con qualche “sì” e parecchi “però”: troppo pochi sette miliardi, che magari saranno sei. “Serve lo scostamento di bilancio” è stato l’invito perentorio del segretario della Cgil Maurizio Landini a cui ha fatto la seguito più o meno la stessa richiesta da parte di Sbarra e Bombardieri. Quando Draghi li ha congedati, ancora non aveva - forse - ben chiaro l’entità del nuovo decreto Aiuti/Energia perchè i tecnici del Mef hanno lavorato fino all’ultimo minuti per recuperare risorse nelle pieghe del bilancio e di vari fondi stanziati ma mai attivati. E nell’extragettito delle aziende del comparto energia dai cui fatturati stellari arriveranno ben sei dei 14 miliardi. Fatto è che dopo una lunga giornata di riunioni, cabine di regia e incontri, quando alle 20 Draghi e ben cinque ministri - “tutti uomini, mi spiace e mi scuso per questo” ha sottolineato il premier - si sono seduti per la conferenza stampa, dalla riunione dei ministri non giungevano i soliti malumori che da lì a poco si sarebbero trasformati in “fibrillazioni” e minacce di strappo. Ieri sera tutti contenti, dalla sinistra alla Lega, passando per il Pd. Di fronte a 14 miliardi che vanno sommati ai 15,5 già erogati dal mese di gennaio per far fronte al caro bollette e all’inflazione, nessuno ha potuto dire nulla. Salvo doversi rimangiare che “senza scostamento di bilancio non si può fare nulla”.
Il no dei 5 Stelle
Tutti soddisfatti, al netto degli accenti diversi, tranne i ministri 5 Stelle che, pare sollecitati da Conte, non hanno votato il decreto perchè l’articolo numero 13 dà pieni poteri al sindaco di Roma Roberto Gualtieri per la costruzione di un inceneritore che risolverà, si spera, una volta per tutte il problema rifiuti nella Capitale. Cinque anni di giunta Raggi e quindi di tentativi diversi di smaltire i rifiuti (che si sono risolti nella città invasa dall’immondizia) nn hanno fatto cambiare idea ai 5 Stelle. Che non hanno partecipato al voto.
“Ci dispiace molto - ha detto Draghi - è un disaccordo che cercheremo di superare”. La verità è che ieri Draghi è sembrato in ottima forma: il riposo forzato causa Covid nella campagna umbra gli ha regalato un viso più disteso, meno occhiaie e anche un po’ di colorito. Aver recuperato 14 miliardi - una cifra su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo fino all’inizio del Cdm (ore 18) - gli ha poi regalato quel po’ sorriso che un leader europeo può avere di questi tempi.
Lavrov “osceno e aberrante”
Draghi non parla in pubblico e con i giornalisti da quasi un mese: tra Pasqua, 25 aprile e Covid, la sua ultima conferenza stampa risale al 12 aprile. In mezzo sono successe tante cose, specie sul fronte della guerra, delle forniture di gas (Gazprom ha chiuso i rubinetti a Polonia e Bulgaria), dell’escalation verbale e della postura bellica dell a Nato e dell’Europa. Inevitabile ieri sera, nonostante la conferenza stampa sia iniziata alle 20.45 per finire alle 22, parlare anche di questo. Una domanda riguarda il fatto se le tv italiane, i talk show e alcuni loro ospiti, non diano troppo spazio alla propaganda russa. L’occasione è stata l’intervista andata in onda domenica sera su Rete 4. Il ministro degli Esteri russo è stato ospite di “Zona bianca”, senza dubbio uno scoop. Solo che oltre a ripetere cose già note del copione del Cremlino e smentite ogni giorno dai fatti e dalle verifiche - “la Russia non ha mai minacciato di usare le armi nucleari”; l'offensiva contro l'Ucraina ha solo scopi difensivi, perche' il governo ucraino e' diventato “lo strumento di estremisti nazisti e del governo Usa”; i civili di etnia russa del Donbass sono presi di mira deliberatamente dai missili ucraini - il numero due del Cremlino, che è anche uno degli uomini più legati a Putin, ha detto una castroneria che non sta nè in cielo nè in terra: Non è poi così strano che Volodymyr Zelensky, ebreo, guidi un Paese infestato dai nazisti, visto che “secondo me anche Hitler aveva origini ebraiche”.
E’ scoppiato un caso diplomatico con Israele che finora ha cercato di preservare le sue buone relazioni con Mosca dagli effetti della guerra. In Italia è scoppiato invece il caso mediatico: dare o non dare voce alla propaganda russa? E, soprattutto, in che modo? Non c’è dubbio che Lavrov sia uno scoop e non è la presunta giornalista russa collegata da Mosca che poi si scopre essere a libro paga del governo. Draghi è stato telegrafico ma assai esplicito: “A differenza che in Russia, in Italia c'è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono palesemente false e aberranti. Quello che ha detto Lavrov e' aberrante. E per quanto riguarda la parte riferita a Hitler, è davvero oscena”.
“Continueremo ad assistere la resistenza ucraina”
Un attico durissimo al numero 2 di Mosca. Così come Draghi è stato assai fermo nel ribadire il ruolo era posizione dell’Italia a fronte di una maggioranza che sempre di più, inseguendo non si sa bene cosa, comincia ad essere meno convinta di inviate armi e appoggiare un’eventuale escalation in Ucraina. Come stupirsi, del resto: i sondaggi dicono che il 40% degli italiano non sta nè con la Russia nè con l’Ucraina e che il 52% è contrario all’invio delle armi; il 30% neppure vuole essere informato. I partiti seguono i sondaggi. E il gioco è fatto. “Come ebbi a dire fin dal mio primo intervento in questo Parlamento, il mio governo ha due pilastri fondamentali: l’Europa e l’atlantismo. Ribadisco questa posizione. Dunque continueremo ad inviare armi per sostenere la resistenza del popolo ucraino così è stato deciso da tutta la comunità europa e dall’assemblea Nato”.
A Salvini e Conte che guidano la schiera dei nè-nè, il premier dice: “Siamo un paese democratico, la varietà di posizioni è abbastanza normale ma la posizione italiana sulla politica estera, la guerra in Ucraina e la lealtà agli alleati non è in discussione”. Riuscito questo punto, “il nostro primo obiettivo è sempre stato la ricerca della pace, nessuno di noi vuole la guerra o un’escalation m nessuno vuole abbandonare l’Ucraina e avrei la pace solo se l'Ucraina riesce a difendersi, altrimenti avremo un'occupazione, la sottomissione di un Paese sovrano, una schiavitù”. Un precedente grave a due passi dai nostri confini. “Non credo sia qualcuno in Italia voglia questo”.
“Bruxelles deve usare parole chiare sul gas e i rubli” Ancora più chiaro Draghi è stato sul nodo del gas e il pagamento in rubli. Ieri pomeriggio si sono riuniti i ministri dell’energia europei ed è stato deciso una volta di più che le forniture in base ai contratti saranno pagate in euro. “E' necessario che la Commissione europea esprima un parere legale chiaro sul pagamento in rubli - ha detto il premier - è l'unico modo per tenerci tutti uniti, se non c'e' chiarezza o linea di condotta ogni paese farà come crede”.
La posizione del governo è nota: “Il pagamento in rubli è una violazione contrattuale e questo per ora esclude questa possibilità”. L’Italia ha una scadenza importante il 15 maggio quando scade un pagamento. Per quella data è necessaria una posizione chiara ed univoca dei 27. “Sto aspettando con ansia la posizione della commissione, che darebbe sostegno alla mia posizione personale (il pagamento in rubli è una violazione contrattuale, ndr) per altro condivisa da altri”.
La manovra di maggio
In conferenza stampa Draghi si è presentato con una mezza squadra di calcio di soli uomini. Da sinistra a destra guardando il palco: Cingolani, Franco, Draghi, Giorgetti, Giovannini, Orlando. Dopo le scese per l’assenza di alternanza di genere, il premier ha presentato quella che è già stata ribattezzata “la manovra di maggio”: 14 miliardi di aiuti per le famiglie e le imprese. Ma nei 50 articoli che formano il decreto si trovano molto norme per la semplificazione che, come hanno detto sia Draghi che Cingolani, “andranno anche ad aiutare la transizione ecologica e la realizzazione del Pnrr”. Altro che riforma della giustizia. Quando mai si sarebbe dato il via all’inceneritore a Roma senza l’aut l’aut del dover fare le cose e liberarci dal ricatto dell’import energetico? Draghi ci tiene comunque a sottolineare come la mission del suo governo sia sempre la stessa da quando si è insediato e “resterà uguale anche nei prossimi ultimi dodici mesi”: “Difendere il potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto le più deboli, e la capacità produttiva delle imprese”.
Il pacchetto di aiuti da 14 miliardi vanno dal sostegno ai redditi più bassi ad interventi contro il caro energia. “Il Governo cerca di fare il possibile per poter dare un senso di direzione, di vicinanza a tutti gli italiani, e le decisioni di oggi rappresentano bene la determinazione del governo”. Il decreto riguarda molti settori, “approviamo numerose liberalizzazioni, importanti riforme nel settore delle energie rinnovabili: abbiamo aumentato la tassa sugli extra profitti delle imprese di energia (“al 25%” precisa il ministro Franco), abbiamo dato il via libera ad un sostegno al reddito per 28 milioni di italiani, un bonus di 200 euro alle famiglie con reddito fin oa 35 mila euro, è stato rinnovato il taglio delle accise sui carburanti per due mesi”.
“Sostenere famiglie e imprese: l’obiettivo del governo”
I singoli ministri hanno dato il dettaglio delle singole misure. Daniele Franco ha sottolineato che “il decreto prevede 8 miliardi per interventi che vanno dalle misure contro il caro-energia alla revisione dei prezzi delle opere pubbliche alle misure per le imprese più colpite dagli impatti della guerra in Ucraina, ai profughi. E questo è finanziato in larga parte con i margini individuati nel Def”.
Gli altri sei miliardi sono finanziati tassando i superprofitti delle aziende del comparto energia. Il ministro Giovannini ha spiegato come tre miliardi siano destinati a compensare (lo faranno le stazioni appaltanti) gli aumenti delle materie prime nei vari cantieri delle opera pubbliche. Una garanzia questa necessaria per non fermare i lavori pubblici legati al Pnrr e anche ai privati (bonus villette prorogato di altre tre mesi).
Il ministro Franco dice che “proveremo a tornare al pil prepandemico nel primo trimestre del 2023. Ma forse anche prima”. Draghi ha tenuto a ribadire come “questo decreto dimostra la coerenza del governo tra quello che dice e quello che fa”. Poi, invece di scappare via come fa sempre, si è intrattenuto con i suoi ministri a parlottare, Giorgetti, Cingolani, Orlando, Franco che ogni volta ringrazia pubblicamente più e più volte. Una squadra. La sensazione, almeno.