Effetto lockdown, l’aumento dei prezzi penalizza i poveri: ecco i prodotti più colpiti dal rincaro
A maggio complessivamente l’indice dei prezzi al consumo è sceso ma il costo dei prodotti alimentari (che pesa tanto nel paniere delle famiglie più povere) sta crescendo sensibilmente.

Secondo i dati diffusi dall’Istat nel mese di maggio 2020 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, ha registrato una diminuzione dello 0,1% sia su base mensile sia su base annua. L’Italia sarebbe dunque entrata in deflazione (crescita dei prezzi negativa). Apparentemente buone notizie per le fasce sociali più povere (che saranno anche le più colpite dal lockdown) ma la realtà è profondamente diversa, come denunciato sulle pagine del Corriere della Sera, da Federico Fubini.
Cresce il prezzo dei beni necessari
Da una analisi più attenta dei dati emerge infatti che il raffreddamento dei prezzi riguarda in particolare beni e servizi di fascia alta, ovvero quelli acquistati tipicamente dalle classi sociali più ricche: viaggi, beni durevoli, automobili, elettrodomestici, dispositivi tecnologici ecc. I prezzi dei beni necessari sono invece aumentati e anche di molto. Secondo quanto riportato dal giornalista del Corriere della Sera il cibo in generale ha avuto un rincaro del 3,3%, la frutta dell’8,5%, la verdura del 4,8%, le uova del 3,4%, il pollame del 4,3%, il maiale del 4,2% e lo zucchero del 2,7%.
La dinamica dei prezzi aumenta le disuguaglianze
Questi beni necessari pesano pochissimo (meno di un decimo del totale) nel paniere di spesa delle classi sociali più ricche ma (come comprensibile) sono una componente importante della spesa delle famiglie più povere. Quale è dunque l’effetto della dinamica dei prezzi innescata dal lockdown? Molto semplice: nel nostro Paese stanno aumentando le diseguaglianze sociali. Non una buona notizia dato che già prima della crisi l’Italia era tra gli ultimi posti in Europa sul fronte dell’uguaglianza sociale. Gli indicatori statistici utilizzati per misurare il fenomeno ci ponevano dietro tutti gli altri principali paesi del Vecchio Continente dove il divario tra ricchi e poveri era inferiore al nostro.
I sussidi del governo stanno avvantaggiando i ricchi
E (denuncia ancora Fubini) anche le politiche messe in campo dall’attuale governo non aiutano a risolvere il problema. I sussidi erogati per fronteggiare l’emergenza economica paradossalmente starebbero aiutando più la borghesia che non i poveri. I dati evidenziati dal giornalista del Corriere sono inequivocabili: “Il volume di sussidi Covid catturato dagli italiani nel secondo e nel terzo segmento più in alto nella fascia dei redditi è superiore al volume di sussidi Covid che vanno al 10% delle famiglie più povere”. “E il 10% delle famiglie a più alto reddito – ha proseguito Fubini - prende altrettante erogazioni quante il 10% con meno redditi”. Dati che provengono da una fonte molto autorevole: l’Ufficio parlamentare di bilancio. Sempre secondo l’Upb il 40% del beneficio dell’ecobonus al 110% varato per le ristrutturazioni immobiliari andrà al top 10% dei redditi (e pochissimo al 30% dei più poveri).
Necessario un cambio di rotta
Numeri che confermano una sensazione crescente tra gli italiani: il governo sta affrontano l’emergenza economica in modo pasticciato. Se l’obiettivo iniziale (sbandierato ripetutamente) era quello di non lasciare nessuno indietro le misure messe in campo stanno purtroppo andando verso un’altra direzione. Ecco perché è fondamentale cambiare immediatamente rotta. Mettere fine alla pioggia di sussidi che (numeri alla mano) finiscono per buona parte nelle tasche dei più ricchi per concentrare gli aiuti verso i più poveri che (a differenza degli altri) stanno già iniziando a pagare anche l’aumento dei prezzi dei beni primari. E' una questione di logica e di giustizia.