Allarme delle aziende agricole: col reddito di cittadinanza non avremo più lavoratori
I responsabili di Confagricoltura e Coldiretti lanciano l’allarme nel corso di una audizione alla Camera: i 780 euro del reddito di cittadinanza sono superiori alla cifra che guadagnano gli stagionali nei campi, che preferiranno incassarla senza lavorare. Ma ormai è tardi: da domani è possibile presentare richiesta ai caf, che risponderanno via mail o sms a fine aprile. Il primo versamento pochi giorni prima o dopo le elezioni Europee

Per cambiare il provvedimento ormai ci sono pochi margini: da domani mattina, come previsto dal decreto varato dal governo, sarà infatti possibile presentare la domanda per il reddito di cittadinanza. La data è stata scelta per consentire ai richiedenti di avere una risposta da parte dell’Istat tra il 26 e il 30 aprile e di incassare l’assegno a fine maggio, cioè, guarda caso, poco prima o subito dopo le elezioni europee. Peccato che giusto ieri, alla Camera dei deputati, che sarà chiamata a dare il voto definitivo al Decretone scritto dal governo e modificato al Senato che contiene reddito di cittadinanza e Quota 100, sia risuonato l’ennesimo allarme.
Gli effetti dell'assegno
Lo hanno lanciato, nel corso delle due audizioni nelle commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera, Confagricoltura e Coldiretti. Le principali organizzazioni rappresentative del settore dell’agroalimentare si sono mostrate molto preoccupate per gli effetti che l’assegno potrebbe avere sulle aziende agricole di piccole e medie dimensioni disincentivando la disponibilità a cercarvi un’occupazione. Se per qualunque altro settore, infatti, i 780 euro che il governo ha individuato come soglia per “fermare la povertà” sono una cifra inferiore ad uno stipendio “normale”, in agricoltura le cose non stanno proprio così.
L'importo di 780 euro
"L'importo di 780 euro è un importo elevato che si pone in concorrenza con le retribuzioni nel lavoro agricolo, soprattutto con i lavori stagionali”, ha detto Roberto Caponi, responsabile di Confagricoltura, rispondendo alle domande dei deputati. Ecco perché la sua organizzazione denuncia “il rischio di avere difficoltà a reperire manodopera”. Perché un lavoratore dovrebbe spaccarsi la schiena al sole a raccogliere pomodori se gli viene offerta la possibilità di incassare la stessa cifra, per un anno e mezzo, rimanendo a casa? Per evitare la fuga dai campi, Caponi ha suggerito ai deputati di “inserire qualche meccanismo di cumulo tra reddito cittadinanza e reddito da lavoro, sostenendo che “altrimenti si rischia di rendere poco conveniente il lavoro part time e quello stagionale”. In questo modo lo Stato pagherebbe una parte dell’assegno, ma il lavoratore guadagnerebbe il resto nei campi, attribuendo al reddito di cittadinanza la funzione di integrare lo stipendio normale.
La cifra dell’assegno
L’allarme è stato condiviso anche da un altro rappresentante del settore, Romano Magrini, di Coldiretti. Secondo lui, non soltanto il reddito di cittadinanza in alcune aree arretrate del Mezzogiorno rischia di fare dumping rispetto ai lavoratori stranieri - che non possono usufruire della misura decisa dal governo contro la povertà - favorendo magari l'illegalità, ma sembra presentare anche un’altra controindicazione. “Riservare i benefici delle assunzioni ai lavoratori assunti a tempo indeterminato rischia di essere penalizzante per il settore agricolo, che ha solo il 10% di contratti a tempo indeterminato", ha spiegato. La cifra dell’assegno individuata dall’esecutivo crea perplessità anche in altri settori. Sempre nel corso di un’audizione a Montecitorio il presidente di Rete imprese Italia, Giorgio Merletti, ha criticato la “possibilità di rifiutare lavori con una retribuzione inferiore a 858 euro mensili, da parte di chi percepisce il reddito di cittadinanza”, segnalando che questa soglia rischia di rivelarsi “come un ulteriore disincentivo ad effettuare lavori che garantiscono salari in linea con il reddito di cittadinanza”. I salari medi in Italia sono infatti particolarmente bassi, al punto che Nicola Zingaretti, neo segretario del Pd, ha lanciato l’idea di introdurre in Italia il salario minimo orario - cosa che già si era impegnato a fare Matteo Renzi - sfidando proprio i Cinque Stelle a votare la proposta depositata in Parlamento.
“Forse a voi sfugge che la nostra proposta sul salario minimo era già all'interno del ddl sul reddito di cittadinanza del 2013. Non è cattiveria, ma non prendiamo lezioni da nessuno”, ha risposto piccato Stefano Patuanelli, capogruppo del Movimento a Palazzo Madama. “Chi prende il reddito di cittadinanza, nel momento in cui rifiuta le offerte di lavoro che gli pervengono, alla fine il reddito di cittadinanza lo perde”, taglia corto invece il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, leghista, intervistato da “Quarta Repubblica”, con l’aria di schivare le polemiche e i distinguo emersi in questi giorni. Intanto chi pensa di avere i requisiti per il reddito di cittadinanza può presentare la richiesta per ottenerlo. I centri di assistenza fiscale sparsi sul territorio cominceranno a riceverle da oggi, e fino al 31 marzo.
I requisiti richiesti
Le domande filtrate dai CAF saranno poi inviate dal 25 di marzo al 15 di aprile all'Inps, che verificherà l’esistenza dei requisiti richiesti nel giro di 10 giorni. A partire dal 26 aprile, a meno di un mese dalla data in cui si terranno le elezioni europee, l’istituto, del quale i gialloverdi hanno da poco rinnovato i vertici, comunicherà tramite email o sms al cittadino se la domanda è stata accolta o rigettata. In caso positivo, una seconda email o un sms di Poste Italiane segnalerà ai titolari del reddito di cittadinanza a quale ufficio postale dovranno rivolgersi per ritirare la card elettronica sulla quale saranno caricati i soldi, che potranno essere spesi per prodotti alimentari, bollette e canoni d’affitto.
Di fronte alla tempistica sospetta escogitata dall’esecutivo, Deborah Bergamini, deputata di Forza Italia, da Mosca dove si trova per una visita della Commissione interparlamentare Italia Russia, accusa: “Di Maio è come Achille Lauro, che dà una scarpa prima e una scarpa dopo le elezioni. In questo caso la scarpa da dare prima è la lista dei potenziali beneficiari del reddito di cittadinanza, la scarpa da dare dopo è, eventualmente, il reddito…”.