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Affitti brevi e B&b, giro di vite del governo: tetto alle licenze e obbligo di partita Iva

La proposta di modifica introdotta col Milleproroghe dal Pd vuole arginare forme di ospitalità turistica irregolari. Il codice identificativo e la licenza del comune. Coinvolte realtà come Booking e Airbnb. Contrarie Italia Viva e Confedilizia

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
Nuove regole per gli affitti brevi (Ansa)
Nuove regole per gli affitti brevi (Ansa)

Un emendamento al Milleproroghe presentato dal Partito Democratico punta a regolamentare il settore delle case vacanza, degli affitti e dei b&b con una stretta tesa a combattere l’evasione fiscale garantendo la sicurezza. Si pensa di introdurre cioè un meccanismo per arginare forme di ospitalità turistica irregolari. A questo scopo è previsto tra l'altro un codice obbligatorio per le offerte di affitto on line, al fine di identificare case e proprietari, mettendoli davanti alle responsabilità col fisco.

La licenza del comune e la partita Iva

Per regolamentare gli affitti brevi l’emendamento impone una licenza rilasciata dai comuni, nonché un tetto al numero di permessi e alla durata dei soggiorni nell'arco di un anno, con un’attenzione particolare ai centri storici. Per locazioni brevi si intendono quei contratti di durata non superiore a 30 giorni, stipulati da persone fisiche fuori dell'attività d'impresa, direttamente o tramite intermediari, anche online.
 
Secondo la nuova disposizione verrà ritenuta impresa l’affitto di più di 3 stanze, anche in case diverse, per meno di otto giorni. I privati per poter dare in affitto più di tre stanze, anche per meno di 8 giorni, dovranno quindi aprire una partita Iva.

Coinvolti Booking e Airbnb

Inutile dire che il giro di vite del governo coinvolge realtà come Booking e Airbnb, i dominus on line del mercato di settore.

Affitti brevi (Ansa)

Iv è contraria. Preoccupate le associazioni di settore

L’idea però non piace a tutti nemmeno dentro la maggioranza.  “Non condividiamo questo emendamento e non lo voteremo – ha scritto Luigi Marattin di Italia Viva, il partito di Renzi, su Twitter -  Una migliore regolamentazione non ha nulla a che vedere con maggiore burocrazia, blocco del mercato e freno ad un'attività che finora ha stimolato il turismo e portato benefici a tutti”. Una posizione che accomuna anche Confedilizia.

Particolarmente preoccupate le associazioni del settore, come Host+Host, Host Italia, Prolocatur e Abbav. “Il provvedimento - scrivono in una nota - sembra ispirato solo dall'ennesimo tentativo di dissuadere i privati cittadini dal dare in locazione breve i propri alloggi con limitati benefici per le categorie degli albergatori e dei gestori delle strutture ricettive, ma con gravi danni per il sistema turistico nazionale, per l'erario e anche per le casse dei comuni”.

A loro avviso meno alloggi in locazione comportano "meno gettito fiscale e minori entrate per i Comuni dall’imposta di soggiorno. Per di più subordinare l'esercizio della proprietà privata ad una licenza comunale significherebbe una grave violazione al diritto di proprietà privata e una limitazione alla libera iniziativa economica”. L’obiettivo, per le associazioni, è invece che si torni presto a parlare di Comunicazione Unica.

La cedolare secca del governo Gentiloni

In ogni caso la proposta di modifica del Pd è stata giudicata ammissibile e di conseguenza passerà alla Commissione Affari Costituzionali e a quella Bilancio della Camera per la votazione. Bisognerà vedere ora se le norme diventeranno legge.

Nel recente passato il governo Gentiloni aveva provato a introdurre la cedolare secca al 21% a carico degli intermediari ma era stata bloccata dal Consiglio di Stato e rimandata alla Corte Ue.

 

 

Ignazio Dessìdi I. Dessì   
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