[Il punto] Sondaggio shock sullo spread: ecco quanti sono gli italiani che sanno cosa sia
Contrariamente alle aspettative solo una piccola minoranza conosce il significato e dunque è consapevole dei rischi legati ad un suo aumento
Niente più dello spread ha influenzato negli ultimi anni (e sta influenzando tutt’ora) l’agenda politica italiana, eppure la maggior parte dei cittadini ancora non conosce il suo significato. A dircelo una sorprendente rilevazione dell’Istituto di sondaggi Noto da cui è emerso che solamente il 62% degli italiani ne ha sentito parlare. Per il restante 38% è un oggetto totalmente sconosciuto. Del 62% che ne ha almeno sentito parlare solamente il 15% degli intervistati pensa di conoscere il significato. Ma dalle domande di approfondimento/verifica dei sondaggisti è emerso che appena il 4% ha una conoscenza effettiva dello spread.
Il signficato di spread
Per chi non appartiene al 4% dei più informati è utile ricordare che lo spread è il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato italiani decennali (Btp) e quelli tedeschi (Bund). Se il Btp rende il 3% (dato reale ad oggi) e il Bund tedesco lo 0,2% allora lo spread/differenziale è del 2,8% ovvero 280 punti (dato reale ad oggi).
L'impatto sulla politica
Sempre per chi non è informato sullo spread è utile ricordare alcuni episodi della nostra storia recente che dimostrano quanto possa incidere sulla vita degli esecutivi in carica. Nel novembre del 2011 fu il suo aumento alla cifra record di 574 punti che costrinse Silvio Berlusconi a dare le dimissioni da premier. In questi giorni è stato il suo rialzo sopra 300 punti e il timore che possa salire fino a 400 e oltre a spingere il governo Lega-M5s a fare un passo indietro, per trovare un compromesso con l’Unione Europea sulla legge di Bilancio.
L'impatto sull'economia
Come spiegato da Sandro Iacometti su Libero, “lo spread è un indicatore reale e non trascurabile. E’ il termometro della fiducia dei mercati sulla tenuta economica di un Paese, ha contraccolpi sul patrimonio delle banche e indirettamente sul tasso dei prestiti a famiglie e imprese, ha un costo diretto per lo Stato, che deve spendere di più per finanziarsi. Può provocare catastrofiche oscillazioni in Borsa e mandare in fumo miliardi di capitalizzazione delle società quotate”.
I numeri del costo dello spread
Alcuni numeri aiutano a capire meglio gli effetti. Se lo spread sale di 100 punti (ovvero se lo Stato paga l’1% di interessi in più sui titoli di Stato) l’impatto sulle casse pubbliche è di 1,8 miliardi in più il primo anno, 4,5 miliardi il secondo e 6,6 miliardi il terzo. Non proprio, dunque, noccioline. Secondo Bankitalia l’aumento dello spread avvenuto dopo la nascita del governo gialloverde “è già costato ai contribuenti italiani 1,5 miliardi di interessi in più”. In questo stesso periodo di tempo la capitalizzazione della Borsa italiana è scesa di 40 miliardi. Perdite non solo per i grandi azionisti ma anche per tanti piccoli risparmiatori che devono anche aggiungere le perdite miliardarie causate dal calo del prezzo dei titoli di Stato posseduti. Infine, secondo alcune stime sempre, a causa del recente rialzo del differenziale le banche italiane avranno costi maggiori di rifinanziamento per 1 miliardo di euro nel 2019.
Lo spread e il pane
Un aumento incontrollato dello spread può mandare a rotoli non solo un governo (indipendentemente dal suo colore) ma la stessa economia italiana. Alla luce di questo appare sorprendente la leggerezza con cui il problema viene trattato dall’attuale maggioranza. Come non ricordare, per esempio, le parole del vicepremier Matteo Salvini che ospite a Dimartedì, i programma di Giovanni Floris su La7, ha affermato “di essere stufo di stare dietro a parametri imposti da altri” prima di rassicurare il noto giornalista: “Lo spread me lo curo io stia tranquillo. Io mangio pane e spread e lo spread si abbassa. Non c’è problema”. In studio sono piovuti applausi sul leader del Carroccio e se anziché fare riferimento al cibo avesse parlato di vini, paragonando lo spread allo spritz, probabilmente sarebbero stati ancora più calorosi.