[Il punto] Reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100 a forte rischio nel 2020. Ecco perché
L’economia italiana è in rallentamento e a fine gennaio l’Istat potrebbe certificare tecnicamente la caduta in recessione. Scenario che farebbe saltare l’andamento dei conti pubblici e dunque i piani di spesa sulle due misure simbolo di M5s e Lega
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La cattura di Cesare Battisti e l’ampia copertura mediatica dell’evento hanno distratto l’opinione pubblica italiana dalla notizia più importante di questo inizio anno: l’economia italiana sta pericolosamente frenando e questo mette a rischio l’intero impianto della legge di Bilancio approvata dal governo, a gran fatica, prima della fine dell’anno. Cosa significa in termini molto pratici? Che gli obiettivi sui conti pubblici (deficit e debito) fissati nella Manovra diventano irrealistici e necessitano di correttivi. Le misure più costose (reddito di cittadinanza e pensioni a quota 100) inevitabilmente sono a rischio negli anni avvenire.
In flessione il Pil e la produzione industriale
Il primo dato negativo per la nostra economia risale all’autunno, quando è emerso che nel terzo trimestre del 2018 (luglio-agosto e settembre) il Pil è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Riflesso di un rallentamento generalizzato che coinvolge tutte le principali economie del mondo. Proprio questo dato ha costretto il governo a rivedere al ribasso la stima della crescita per il 2019 dall’1,5% ad un più realistico 1%. Ma pochi giorni fa l’Istat ha rilasciato un nuovo dato che rappresenta una vera e propria doccia gelata: a novembre la produzione industriale italiana è scesa del 2,6% rispetto al 2017 e dell’1,6% rispetto ad ottobre.
Frena l'economia mondiale
Questa mattina i giornali economici di tutto il mondo hanno aperto con la notizia del brusco calo dell’economia cinese: a dicembre l’export è crollato del 4,4% e il settore auto del 2,8% (la prima flessione dal lontano 1990). Gli Stati Uniti, alle prese con lo shutdown non stanno meglio, e nemmeno l’Europa può sorridere dove alla frenata della Germania (produzione industriale di novembre in calo dell’1,9% su base mensile e addirittura del 4,7% su base annua) si aggiunge la bomba ad orologeria della Brexit.
Le stime di Oxford Economics e S&P sull'Italia
In questo quadro fosco stanno emergendo le rettifiche delle stime sulla crescita italiana futura. Oxford Economics, uno dei più ascoltati centri studi internazionali, prevede per il 2019 una crescita quasi piatta dello 0,3% che riporta il rapporto deficit/pil al 2,4%, ovvero al livello che ha scatenato la guerra tra Roma e Bruxelles. Va leggermente meglio con Standard & Poors che vede la crescita di quest'anno allo 0,7%, comunque sia tre decimali sotto la previsione del Mef. Previsioni in calo che non sorprendono più di tanto dato che lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato “i non trascurabili rischi di revisione al ribasso dell’economia italiana”.
L'appuntamento del 31 gennaio
Il primo appuntamento utile in calendario per capire il reale stato di salute dell’economia italiana è fissato per il prossimo 31 gennaio quanto l’Istat diffonderà la stima preliminare del Pil per l’ultimo trimestre 2018. Dato cruciale non solo perché è la base di partenza di nuovi previsioni per il 2019 ma anche perché potrebbe certificare tecnicamente la caduta in recessione del nostro Paese.
Reddito di cittadinanza e quota 100 più costosi nel 2020
Un dato negativo avrebbe inevitabilmente delle conseguenze sulla costosa politica economica del governo gialloverde. Perché (è importante ricordarlo) le misure simbolo sono destinate a costare di più l’anno prossimo. La spesa per quota 100 passerebbe da 4 a 8,2 miliardi di euro e quella per il reddito di cittadinanza da 4,7 a 10,3 miliardi. Esborsi che necessitano di una crescita di almeno l’1% per salvaguardare l’impianto della Manovra, ovvero la tenuta dei conti pubblici. Sulle due scommesse elettorali di Lega e M5s pende una spada di Damocle dagli effetti molto rovinosi. Ma a differenza dell’immigrazione l’andamento dell’economia non si può guidare con la sola forza degli slogan.