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L'ex commissario alla spending review Perotti: vi spiego chi impedisce il taglio della spesa pubblica in Italia

Per l'economista della Bocconi non è vero che non ci siano margini per eliminare sprechi e spese eccessive

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
Perotti: vi spiego chi impedisce il taglio della spesa pubblica

L’economista bocconiano Roberto Perotti nel settembre del 2014 è stato nominato dall'allora premier Matteo Renzi commissario alla spending review. Il suo incarico non è però durato a lungo. Nel novembre del 2015 ha gettato la spugna e si è dimesso dopo aver dichiarato di “essersi sentito poco utile”. Da allora ha evitato di parlare spesso con i media a differenza di quanto faceva prima di ricevere l'incarico.  Tuttavia in occasione della presentazione del suo libro Status quo: perché in Italia è così difficile cambiare le cose (e come cominciare a farlo) ha parlato con i giornalisti raccontando cose molto interessanti sul perché al pari dei suoi predecessori Giarda, Bondi e Cottarelli non sia riuscito a tagliare la grande montagna di spesa pubblica, che è utile ricordare ammonta a oltre 800 miliardi di euro.

Burocrati non hanno interesse a toccare lo status quo 

“Per fare la revisione della spesa serve la volontà politica – ha spiegato Perotti – e l’iniziativa dovrebbe partire dai Ministri. Ma i direttori generali, i capi di gabinetto dei ministeri non hanno alcun interesse a toccare lo status quo, si tratta di persone che sono lì a volte da 20-30 anni, spesso trascorsi a guardare il proprio ombelico e senza esperienze di fuori dall’ambiente romano e a volte senza nessuna competenza“.

Politici non hanno voglia di capire le cose 

I burocrati sono dunque gli unici responsabili? Assolutamente no. Il professore bocconiano punta il dito sui politici “che non hanno tempo e voglia di mettersi a capire le cose”.

La spending review è morta 

Perotti non usa giri di parole per distruggere una credenza diffusa. “In Italia l'austerità fiscale non è mai esistita. La spesa pubblica al netto degli interessi ha continuato a salire dal 2014, i numeri dello stesso Def sono chiari”. “La spending review – ha proseguito - è morta, ma il debito pubblico è un problema reale non una fisima degli economisti”. Conclusione che sicuramente non farà piacere a Matteo Renzi secondo cui il suo governo ha tagliato la spesa per un importo pari a 25 miliardi.

Renzi ha fatto sia tagli che aumenti di spesa di importo uguale 

“Non è un’affermazione inesatta ma è altamente ingannevole, nel senso che è vero che alcuni capitoli di spesa sono stati ridotti per un importo pari a 25 miliardi ma altri sono aumentati in maniera equivalente. Quindi al netto la spesa pubblica non è diminuita” aveva spiegato lo stesso Perotti poco tempo fa al Corriere della Sera.

Tasse quasi raddoppiate in 20 anni 

E una conferma che in Italia la spending review di fatto non ci sia mai stata arriva anche dai dati certificati da Eurostat. Dal 1995 al 2015 la spesa complessiva, compresa di interessi passivi sul debito pubblico, è aumentata da 510 a 827 miliardi di euro. Le tasse, dirette e indirette, sono cresciute da 258 a 493 miliardi. La tenuta dei conti pubblici si è dunque sempre basata sull'aumento della leva fiscale che come noto ricade in gran parte sui lavoratori dipendenti che non possono evadere.

Perotti smentisce Padoan: ci sono margini per tagliare gradualmente 

I dati smentiscono dunque anche il ministro dell'Economia Padoan secondo cui “si è tagliato talmente tanto che è difficile andare oltre”. Per Perotti i margini per eliminare gli sprechi sono ancora tanti. “Non suggerisco di tagliare la pesa in modo drastico – ha spiegato – perché sarebbe rischioso ma gli aggiustamenti graduali sono sempre possibili. Per esempio una revisione di 3-4 miliardi non avrebbe impatti sulla sanità o sulle pensioni”.

Iniziare tagliando vitalizi e stipendi dei manager pubblici 

Per l'ex commissario “serve un segnale forte soprattutto per rispondere alle pressioni populiste, che in alcuni casi sono perfettamente giustificate”. Perotti pensa in particolare “alla riduzione dei vitalizi dei politici e degli stipendi per le figure apicali della pubblica amministrazione che guadagnano molto più rispetto ai loro pari grado di altri Paesi”. Parole sacrosante ma in Italia anche le cose più logiche sono impossibili da fare se vanno contro l'interesse dei poter forti.

 

 

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   

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