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[Il caso] Oltre 30 miliardi di gettito fuggiti verso i paradisi fiscali dentro l’Ue. Juncker sotto accusa

L’Oxfam attacca Bruxelles: deve fare di più per combattere l’evasione entro i suoi confini

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
[Il caso] Oltre 30 miliardi di gettito fuggiti verso i paradisi fiscali dentro l’Ue. Juncker sotto...

L’Oxfam, organizzazione internazionale contro la povertà, ha puntato ancora una volta il dito contro l’Unione Europea sul tema dell’evasione fiscale. L'ennesima accusa è arrivata con la pubblicazione del nuovo rapporto sui paradisi fiscali all’interno della Ue. "Per rimanere leader nella lotta all’evasione” Bruxelles “deve mettere ordine in casa” perché per ora si limita “a guardare al fisco del resto del mondo trascurando i paradisi fiscali all’interno dei suoi confini” hanno dichiarato gli analisti della Ong.

La black list 

“Se la Ue avesse applicato anche ai suoi 28 Stati membri i criteri usati per identificare i paradisi fiscali extra Ue – hanno proseguito – sulla blacklist sarebbero finiti Cipro, Malta, Olanda, Lussemburgo e Irlanda”. Dall'elenco manca l'Ungheria che ugualmente negli ultimi anni ha attirato migliaia di imprenditori italiani

Autonomia fiscale nonostante l'euro 

Le pratiche messe in atto da questi Stati europei sono note da tempo. Approfittano dell’autonomia fiscale ancora esistente all’interno della Ue, nonostante da tempo ci sia ormai una moneta unica, per abbassare le tasse e attirare entro i propri confini la sede legale di molte società straniere, che ovviamente sono felici di pagare meno imposte. 

Aziende digitali ma non solo 

I paradisi fiscali europei non attirano solamente aziende digitali (le varie Amazon, Google, Facebook) ma anche aziende attive in business tradizionali come case automobilistiche, banche e così via. Il meccanismo scelto per eludere il fisco è piuttosto semplice. Le casi madri con sede legale nei paradisi fiscali si fanno pagare finti servizi dalle sedi locali. In questo modo la lievitazione dei costi abbassa la base imponibile nei paesi ad elevata fiscalità e consente il trasferimento dei profitti in quelli dove le aliquote sono più basse.  

Oltre 35 miliardi di gettito verso i paradisi fiscali 

Il risultato di questi meccanismi sono ovviamente negativi per le casse pubbliche (e dunque per i cittadini) degli Stati europei a fiscalità più alta con gravi ripercussioni sulla qualità del welfare. Tra i paesi più penalizzati ci sono quelli di maggiori dimensioni ovvero Germania, Francia, Italia e Spagna. Secondo una stima contenuta nel rapporto dell’Oxfam, nel 2015 i quattro paesi indicati sopra hanno perso ben 35,1 miliardi di euro di gettito a causa dello spostamento di flussi finanziari verso i paradisi fiscali intra Ue.

La mancanza di volontà politica 

Perché nonostante il problema sia noto da tempo l’Unione Europea continua a fare poco o nulla per contrastare il fenomeno? La risposta più ovvia è che manca la volontà politica di farlo. E non c’è da sorprendersi per questo dato che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha costruito la sua fortuna politica trasformando il suo paese, il Lussemburgo, in un paradiso fiscale.

Tema assente nel dibattito pubblico

La lotta contro i paradisi fiscali all’interno della Ue dovrebbe essere uno dei punti fermi della campagna elettorale per il voto europeo del prossimo 26 maggio. Soprattutto negli Stati più penalizzati. Il tema però, fino a questo momento, è del tutto assente dal dibattito pubblico italiano. E probabilmente lo resterà fino alla fine.

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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