[La storia] Fisco, la rivoluzione di Facebook: ecco cosa cambierà in futuro
Il noto social network si è messo in regola con l’Agenzia delle entrate pagando 100 milioni di euro per il periodo tra il 2010 e il 2016. E a partire dal 2017 i ricavi pubblicitari fatti in Italia saranno soggetti al fisco italiano e non più trasferiti alla sede internazionale di Dublino
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Buone notizie per le assetate casse dello Stato italiane. Facebook ha aderito all’accertamento di oltre 100 milioni di euro che pone definitivamente fine alla controversia scattata dopo la conclusione delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura di Milano che avevano contestato il mancato pagamento delle imposte dovute per il periodo compreso tra il 2010 e il 2016.
"Impegno verso l'Italia"
“Non c’è stata nessuna riduzione degli importi contestati” ha affermato l’Agenzia delle Entrate. “Abbiamo raggiunto un accordo. Siamo orgogliosi del nostro impegno verso l'Italia a sostegno della crescita delle imprese locali e dell'ecosistema digitale nel suo complesso” ha invece dichiarato l’azienda fondata da Mark Zuckerberg in una nota ufficiale.

Ricavi trasferiti in Irlanda
Dal 2012 al 2016 Facebook Italy non aveva dichiarato al fisco italiano quasi 300 milioni di euro di ricavi pubblicitari pari a 54 milioni di euro di tasse, diventati 100 con l’aggiunta delle sanzioni. I ricavi italiani erano stati trasferiti alle filiali irlandesi della società.
La rivoluzione per il futuro
L’accordo con l’Agenzia delle entrate non solo sana quanto dovuto in passato ma rappresenta una vera e propria rivoluzione anche per il futuro. A partire dall’anno fiscale del 2017 i ricavi pubblicitari realizzati nel nostro Paese saranno contabilizzati qui e non più nella sede internazionale di Dublino. L’accordo siglato con l’Italia sarà replicato in tutti gli altri paesi europei in cui Facebook è presente.
Un passo verso la web tax
La decisione di Facebook non è una novità assoluta dato che accordi simili sono stati già siglati dal fisco italiano con altri giganti del web come Google, Amazon ed Apple. Un cambio di linea importante che spegne le polemiche sull’elusione fiscale da parte dei giganti dell’economia digitale e che probabilmente pone le fondamenta per introdurre una web tax sull’intero settore.