[Il punto] La Commissione europea rimpiange gli errori fatti con Renzi e Gentiloni
Nel 2016 e nel 2017 Bruxelles ha concesso all’Italia ampia flessibilità sui conti pubblici per prevenire l’ascesa dei populisti che invece è avvenuta ugualmente
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Secondo quanto rivelato dal quotidiano La Stampa, da un verbale di una riunione in seno all’ Unione europea, sarebbe emerso un giudizio negativo sulla flessibilità di bilancio concessa ad alcuni membri dell’Eurozona. Il vicepresidente della Commissione europea, il lettone Valdis Dombrovskis, avrebbe fatto mettere a verbale che “in futuro il ricorso alla flessibilità dovrà essere meno frequente in caso di ripresa economica”. Nel verbale non sarebbe citato espressamente nessun membro dell’Eurozona ma gli errori contestati farebbero riferimento all’Italia. In particolare ala flessibilità concessa al governo Renzi nel 2016 e al governo Gentiloni bel 2017.
Il mantra di Juncker
La rivelazione de La Stampa non rappresenta una vera e propria sorpresa dato che da tempo Jean Claude Juncker, non perde occasione di ricordare che Bruxelles “è stata molto gentile con l’Italia” che “ha beneficiato più di tutti di un trattamento di favore”. Secondo il presidente della Commissione “negli ultimi tre anni Roma ha potuto spendere 30 miliardi di euro grazie alla flessibilità”.
La flessibilità usata male
I motivi per cui l’Europa ha chiuso più di un occhio nei nostri confronti sono noti da tempo: ragioni politiche. Il timore della forte ascesa delle forze populiste (in particolare del M5s) ha spinto la Commissione a provare a dare una mano ai governi europeisti. Nel 2016 è accaduto con Renzi in vista del referendum costituzionale. Nel 2017 è accaduto con Gentiloni in vista delle elezioni politiche. Ma la maggiore flessibilità non ha prodotto i risultati sperati. La crescita economica è rimasta sostanzialmente anonima, il deficit strutturale è peggiorato e il debito è rimasto fermo sopra il 131%. Trenta miliardi sprecati in misure che si sarebbero potute evitare, come i famosi 80 euro di Renzi che hanno aumentato le spese correnti senza produrre risultati evidenti sulla crescita economica. Il solito male della politica italiana: non resistere alla tentazione populista di conquistare il consenso con le mancette elettorali. Male che non solo non è sparito con la sconfitta del Pd ma è addirittura diventato più grave con la vittoria di M5s e Lega.
Bruxelles pronta allo scontro
L’autocritica dell’Europa su quanto concesso all’Italia gli anni passati non è ovviamente una buona notizia per noi. Perché lascia intendere che questa volta non ci saranno sconti. E considerando che la legge di Bilancio varata dal governo gialloverde è l’esatto opposto della disciplina sui conti pubblici richiesta da Bruxelles, tutto lascia intendere che nessuno e niente questa volta potranno evitarci la procedura di infrazione per eccesso di debito.
Il capo dello Stato pronto al gesto clamoroso
Scenario che però preoccupa, e non poco, anche Sergio Mattarella. Secondo le indiscrezioni di Palazzo, il capo dello Stato potrebbe respingere la manovra finanziaria in quanto contraria ai principi della Costituzione. Va infatti ricordato che la legge costituzionale 1/2012 ha introdotto nella nostra Carta il vincolo del pareggio di Bilancio. Anche su questo fronte si è sempre chiuso un occhio facendo finta di non ricordare il dettato costituzionale ma la forzatura di Lega e M5s potrebbero cambiare lo stato delle cose.
Il principio di azione e reazione
Ogni tanto le leggi economiche e politiche seguono quelle della fisica. La terza legge della dinamica stabilisce che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. La sfida lanciata da Lega e M5s di violare apertamente e volontariamente i vincoli a cui deve sottostare chi aderisce alla moneta unica potrebbe produrre un forte irrigidimento di tutte le altre forze in campo. La linea dura non serve a nessuno. Mai come in questo momento l’Italia ha bisogno di ragionevolezza e buon senso.