[Il caso] In Italia 3 milioni di posti di lavoro saranno cancellati dai robot: ecco chi rischia
L'allarme lo ha lanciato un ricerca dell’Ocse, secondo cui ben il 35,5% delle occupazioni attuali anche se si salverà subirà sostanziali cambiamenti
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Quasi nessuno ne parla ma la vera emergenza dell’economia italiana nei prossimi anni sarà il boom la disoccupazione da automazione. Uno studio dell’Ocse ha ribadito che il 15,2% degli attuali occupati sarà espulso dal mercato del lavoro a causa dell’uso sempre più massiccio di robot e algoritmi di intelligenza artificiale. Sempre secondo gli economisti della nota organizzazione internazionale, il 35,5% degli attuali posti di lavoro subirà sostanziali cambiamenti nel mondo in cui vengono svolti.
Confermate conclusioni di studio precedente
Lo studio non è una novità assoluta. E conferma gli stessi risultati contenuti in un rapporto del Club Ambrosetti basato su uno studio condotto dall’università di Oxford. Secondo la nota istituzione accademica britannica l’impatto dell’automazione potrebbe essere e cancellare 4,3 milioni di posti di lavoro.
La classifica dei settori più a rischio
Quali sono quelli più a rischio? Al primo posto (e non è una sorpresa) l’Industria manifatturiera con 840.081 posti in bilico. Il settore già da tempo è alle prese con una profonda trasformazione nota come Industry 4.0. Al secondo posto c’è invece una sorpresa: il settore del Commercio con 602.927 occupati in pericolo. Dato che conferma quanto sia rivoluzionario, e allo stesso tempo inarrestabile, il fenomeno dell’ecommerce. Una abitudine di acquisto che ormai coinvolge milioni di consumatori. Per quanto riguarda le altre posizioni di vertice chiudono il podio le Attività immobiliari con 302.472 occupati. Al quarto posto Agricoltura e pesca con 225.113 posti e al quinto le Costruzioni con 205.993. Ma i comparti che si salvano sono davvero pochi. Nella top ten, con occupati in pericolo oltre le 100 mila unità, compaiono anche Alberghi e ristoranti, Traporto e magazzinaggio, Pa e difesa, Attività finanziarie e assicurative, Istruzione e servizi per la salute.
Italia peggio della media Ocse
I posti di lavoro a rischio nel nostro Paese sono superiori alla media Ocse (15,2% contro 14%). Per gli economisti che hanno effettuato lo studio l’Italia paga la mancanza di adeguata formazione professionale. Solamente il 20,1% degli adulti italiani ha partecipato a programmi di aggiornamento professionale nell’arco dei 12 mesi precedenti la realizzazione dello studio.
Formazione fondamentale per affrontare i cambiamenti
Secondo l’Ocse l’innovazione tecnologica porterà anche alla nascita di nuove occupazioni ma la fase di transizione sarà comunque dura e dovrà essere gestita con attenzione dalla classe dirigente. Il vicepresidente di Confindustria, Giovanni Brugnoli, ha lanciato l’allarme sul fatto che serviranno 195 mila tecnici per costruire le macchine del futuro, ma entro un biennio molti ruoli risulteranno essere scoperti. L’unica arma in mano all’uomo per non essere sostituito dai robot è la conoscenza. Per questo motivo la pianificazione di percorsi di studio e di formazione professionale in linea che le mutate esigenze dell’economia è uno dei punti chiave che decideranno il futuro dei singoli Paesi. Le classi dirigenti italiane riusciranno a farlo?
