[Il punto] Il partito del Pil si ribella al governo. Il leader di Confindustria: c’è il rischio recessione
Per il presidente degli industriali italiani, Vincenzo Boccia, è necessario un equilibrio tra le ragioni del consenso elettorale e quelle della crescita del Paese
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Dodici associazioni imprenditoriali dell’industria, del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura e della cooperazione scendono in campo contro la politica economica del governo. Il primo appuntamento è a Torino ma è solo l’inizio di una onda di protesta che cresce di giorno in giorno. A spiegare le ragioni di quello che ormai da alcuni viene indicato come “il partito del Pil” è stato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in una intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica.
"Mondo produzione non può stare zitto"
“A noi imprenditori non interessa fare opposizione al governo – ha spiegato – ma lanciare un allarme: senza crescita rischiamo di finire dentro un’altra recessione. Il mondo della produzione non può stare zitto”. “Il governo – ha proseguito – sta trascurando il motore della crescita. Non si può tener conto delle sole promesse elettorali inserite nel contratto e ignorare le ragioni della crescita economica. Non si può pensare di chiudere i cantieri mentre l’economia soffre”.
"Manovra spostata sulla spesa corrente"
Boccia mette nel mirino la legge di Bilancio varata dall’esecutivo: “E’ una manovra tutta spostata sulla spesa corrente. Questo è un errore. Perché il problema non è tanto sforare i vincoli dei patti europei, quanto sforarli senza mettere in campo gli strumenti per dare una spinta alla crescita”.
"Aumenta carico fiscale su imprese"
Il leader degli industriali è critico anche nei confronti dei provvedimenti specifici per le imprese. “A fronte di alcune misure che ridicono le imposte ci sono una serie di interventi di segno opposto che nel complesso appesantiscono il carico fiscale, banche comprese, di circa sei miliardi”.
"Incertezza porta a rinvio delle scelte"
L’imprenditore sottolinea i rischi dell’incertezza crescente che “induce a rinviare le scelte”. “Sarebbe davvero grave – ha proseguito – se il governo dovesse realmente ridimensionare strumenti che hanno avuto impatti positivi come Industria 4.0 o il credito di imposta per la ricerca e quello per gli investimenti al Sud. Se si vogliono incoraggiare gli investimenti privati bisognerebbe avere l’accortezza di confermare quello che ha mostrato di funzionare”.
Salvini scrive ai giornali del Nord
La protesta dei ceti produttivi per ovvie ragioni interessa in particolare il Nord, il motore economico del Paese. E non è un caso che il partito del Pil inizia a preoccupare in particolare la Lega, punto di riferimento politico degli imprenditori settentrionali. Il disagio sulle questioni economiche si intreccia poi con quello sull’autonomia che rimane ferma. Non è un caso dunque che il leader del Carroccio, Matteo Salvini, abbia preso carta e penna per scrivere ai giornali locali lombardi per promettere maggiore attenzione in futuro.

Alleanza Lega-M5s inizia a scricchiolare
L’alleanza di governo Lega-M5s sta incominciando a mostrare i limiti legati a due visioni completamente diverse della società e del futuro. La rabbia degli imprenditori verso la politica dei Cinquestelle (reddito di cittadinanza, no alle grandi opere, decreto dignità) potrebbe essere davvero il detonatore che convince la Lega a far saltare il banco e sancire la fine del governo del Cambiamento.