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[La storia] Il boom del food delivery cambia le regole della ristorazione. Ecco come

I numeri parlano chiaro: tra i più giovani è boom di piatti pronti ordinati tramite app. Secondo uno studio di Ubs solo i ristoranti migliori potranno sopravvivere così come sono oggi. Molti saranno costretti a convertirsi o a chiudere

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
[La storia] Il boom del food delivery cambia le regole della ristorazione. Ecco come

L’elenco dei settori economici  cancellati o stravolti dalla rivoluzione digitale diventa più lungo ogni giorno che passa. Da tempo gli economisti si riferiscono al fenomeno con il termine di digital disruption. Ma sebbene sia in corso ormai da quasi un ventennio (dalla fine degli anni ’90) gli effetti sono lontani dall’essere terminati. Sotto attacco, a sorpresa, è finito anche un settore che appariva totalmente al riparo dalla furia devastatrice dell’innovazione: la ristorazione.

Lo studio di Ubs

Si sono occupati del fenomeno gli analisti della banca svizzera Ubs che hanno analizzato le conseguenze della diffusione sempre più massiccia dei servizi di food delivery (consegne a domicilio di cibo) che hanno cambiato pelle dopo l’avvento di società come Foodora, Deliveroo, Just Eat e Glovo. Aziende che hanno coniugato il tradizionale servizio di trasporto con le più moderne tecnologie digitali. Piattaforme web per gestire gli ordini dei clienti (immessi tramite app) e le consegne affidate non a corriere dipendenti ma a collaboratori a prestazione. Un modello di business spesso contestato per le ricadute sui diritti dei lavoratori ma che funziona grazie ai costi contenuti per gli utenti finali.

Boom del food delivery 

Secondo gli esperti di Ubs il boom del food delivery potrebbe portare ad una radicale trasformazione del settore della ristorazione con le persone che tenderanno a privilegiare sempre più il consumo di piatti pronti nella propria abitazione. E i numeri sembrano dare ragione agli analisti svizzeri. Con riferimento alla sola Italia, secondo l’Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano, il mercato degli acquisti di piatti pronti nel 2017 è cresciuto del 66% rispetto all’anno precedente superando i 200 milioni di euro di giro di affari.  Secondo Coldiretti nel 2018 gli italiani che si sono fatti consegnare cibo a domicilio, almeno una volta al mese, hanno superato quota 4 milioni.

Fenomeno che piace ai più giovani 

E l’identikit dei fruitori (prevalentemente consumatori con una età compresa tra i 25 e i 34 anni) lascia prevedere che il fenomeno in futuro non potrà che crescere. Andare a mangiare fuori dovrà essere una esperienza che davvero vale il costo che si paga, considerando anche che le condizioni economiche dei più giovani sono in calo rispetto alle generazioni precedenti.

Resteranno solo i migliori 

Che fine faranno dunque i ristoranti? Secondo Ubs solo i migliori potranno sopravvivere, altri si specializzeranno nella preparazione di cibi da consegnare a domicilio e infine molti saranno costretti a chiudere. Una crisi dunque per molti versi simile a quella che ha colpito i cinema dove le presenze in sala sono in calo a causa del boom delle piattaforme di video streaming come Netflix e Amazon Prime Video.  Nessuno è davvero al riparo dalla digital disruption.

 

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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