Il B-Day del Regno Unito: sarà Hard Brexit, con dazi e tariffe (salvo miracoli)
La Brexit, quella vera, arriva un giorno di giugno mentre a Londra, dopo 2 mesi di caldo anomalo e siccità, finalmente piove. Sarà una Brexit al buio, la famosa, o meglio famigerata, Hard Brexit. Anche l’ultimo round di negoziati è finito in un nulla di fatto
La Brexit, quella vera, arriva un giorno di giugno mentre a Londra, dopo 2 mesi di caldo anomalo e siccità, finalmente piove. Sarà una Brexit al buio, la famosa, o meglio famigerata, Hard Brexit. Anche l’ultimo round di negoziati è finito in un nulla di fatto. E con sei mesi di anticipo, rispetto alla naturale scadenza del 31 dicembre, il 5 giugno, ultimo girono dei round negoziali, è stato il B-Day: cala il sipario sulla pantomima delle trattative (a cui nessuno ha in realtà mai creduto davvero).
Lo scorso 31 gennaio, dopo 3 anni di stallo e due premier bruciati dallo storico Referendum del 23 giugno 2016, il Regno Unito aveva notificato a Bruxelles l’uscita dalla Ue. Formalmente il paese era fuori dall’Europa, ma nella sostanza dal 1 febbraio è iniziato il periodo di transizione: 11 mesi di tempo per trovare un accordo commerciale e doganale tra Ue e Uk.
Boris Johnson e Nigel Farage sono i due artefici che negli ultimi anni hanno lottato per dare seguito alla voce al popolo, parola che oggi che non piace più. Portata a casa la Brexit, che a un certo punto era sembrata naufragare, la parte più difficile è iniziata proprio dopo il 31 gennaio: Uk e Ue devono definire le regole dell’addio dall’area di libero scambio di merci e persone. Il Regno Unito è un grosso compratore di merci e prodotti dalla Ue; e 3 milioni di cittadini europei vivono nel paese. Definire le regole dell’addio non è cosa facile.
E infatti nessuno ci è riuscito. In quella che è stata l’ultima conferenza stampa dei negoziati, Michel Barnier, il rappresentante della Ue, si è presentato in completo blu, camicia e cravatta azzurre, colori che ricordano la bandiera dell’Europa, ha annunciato in tono laconico che nemmeno nel quarto e ultimo giro di negoziati si è trovato un accordo. E’ sempre muro conto muro. E allora, salvo miracoli, si andrà all’inevitabile esito che tutti in fondo hanno sempre visto.
Una Brexit soft è impossibile, non sarebbe stata davvero una Brexit. L’unico addio possibile
Finora i negoziati si sono arenati sulle rispettive posizioni irremovibili delle due controparti, e anche questo round finale, peraltro con la presenza diretta del premier inglese Boris Johnson e della presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen, si è chiuso senza risultati. Uk vorrebbe un accordo di libero scambio stile Canada; la Ue non è disposta a riconoscerlo.
Frost chiedeva un accordo di libero scambio, come quelli che la Ue ha concesso ad altri paesi Ocse; Barnier continua a ripetere che ogni concessione della Ue può passare solo attraverso l’adozione da parte della Gran Bretagna di standard comunitari (il cosiddetto Level Playing Field). Per il Governo inglese, la richiesta della Ue equivale a una negazione della Brexit, sarebbe come non uscire. Di qui, lo stallo. Qualsiasi altra posizione intermedia per UK sarebbe una sconfessione; gli elettori inglesi non avrebbero accettato compromessi che avrebbero imbrigliato la sovranità del paese. Allo stesso tempo, per la Ue concedere un accordo in stile Canada a un paese così vicino (Dover e Calais distano solo 32 chilometri via mare); e con un interscambio commerciale così intenso. Londra non pesa come Toronto nei confronti della Ue.
Senza un accordo, scatterebbero le regole del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio): dunque dogana e dazi. Rischia di essere una batosta. Ma il Regno Unito, come tutti i paesi del mondo, al problemi della Brexit: il Covid è la peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale, l’evento più drammatico in tempi di pace. E c’è chi pensa che un qualche accordo, un minimo di rete, pur nei tempi ormai risicatissimi, valga la pena tentare di metterla in piedi. Il Il miracolo, appunto, sempre possibile in teoria ma statisticamente molto improbabile, ha il nome di “singoli accordi”: il 31 ottobre è il giorno in cui la Ue dovrebbe ratificare un eventuale accordo che però il 5 giugno non c’è stato.
Posto che un Accordo Quadro non è più possibile, non è però escluso del tutto che Uk e Ue possano trovare delle intese su singoli punti. Uno dei più controversi nodi, per esempio, è quello della pesca: oggi i pescherecci di mezza Europa solcano le acque inglesi del Mare del Nord e fanno incetta di merluzzi e crostacei. UK non vuole più l’invasione di pescatori europei. Oppure, la questione dei servizi finanziari: le banche inglesi e mondiali con sede a Londra rischiano di rimanere tagliate fuori dalla Ue. Magari su questi temi isolati si potrebbe arrivare a un’intesa. Per tutto il resto, dal 1 gennaio del 2021 scatterà la Hard Brexit: dazi sulle merci importate e per gli stranieri sarà più difficile entrare nel paese. Il canale della Manica tornerà a essere quell’invalicabile muro naturale che ha separato per secoli la Gran Bretagna dal Vecchio Continente.