[Il punto] Facebook è al capolinea. Cambridge Analytica è solo la punta dell’iceberg. Ecco perché

Lo scandalo che in queste ore sta travolgendo il noto social network potrebbe finalmente spingere le autorità a guardare dentro la scatola nera creata da Mark Zuckerberg e a limitare il suo immenso potere

[Il punto] Facebook è al capolinea. Cambridge Analytica è solo la punta dell’icerbeg
Mark Zuckerberg

Il re è nudo. Ci sono voluti anni ma forse questa volta ci siamo:  gli utenti di Facebook finalmente hanno davvero l’occasione di prendere coscienza di cosa sia veramente la piattaforma social dove trascorrono una gran parte del loro tempo libero. Il caso Cambridge Analytica ha semplicemente confermato quello che in fondo si sapeva da tempo: le informazioni personali non sono utilizzate solamente a fini commerciali (ovvero per far vedere le inserzioni pubblicitarie più adatte ai gusti delle persone) ma anche per altri scopi come, per esempio, predire e influenzare le scelte elettorali. Un attacco al cuore della democrazia. 

Governo britannico e Ue contro Facebook

Quanto sta accadendo in queste ore lascia presagire che per Mark Zuckerberg e la sua creatura nulla sarà più come prima. Il governo britannico ha espresso preoccupazione ed ha annunciato l’intenzione di produrre interventi normativi “per mettere fine al far west”. La commissaria Ue alla Giustizia a sua volta ha dichiarato che “il cattivo uso per fini politici dei dati personali appartenenti agli utenti è inaccettabile e spaventoso”.

Potere immenso in mano a Zuckerberg 

Fino ad ora Facebook è stata una black box, una scatola nera dove nessuno ha mai guardato. E questo è avvenuto nonostante sia cosa nota da tempo che quello che ognuno vede sulla sua bacheca è solo una piccola parte di tutto ciò che viene prodotto dagli amici o dalle pagine seguite. Il lavoro di selezione dei contenuti mostrati viene fatto dagli algoritmi della piattaforma. In tutta la storia umana nessuno ha mai avuto un potere di influenza, persuasione e manipolazione grande quanto quello che oggi ha in mano Mark Zuckerberg. Lo scandalo Cambridge Analytica potrebbe essere però finalmente la molla che spinge i governi a pretendere di guardare dentro la scatola nera per verificare le logiche di funzionamento degli algoritmi ed eventualmente stabilire delle regolamentazioni.

Garante privacy europeo: Fb conosce le persone meglio dei parenti 

A dimostrare che le cose sono ormai giunte ad un livello intollerabile è anche un report pubblicato dal garante Ue alla privacy, Giovanni Buttarelli.  “La manipolazione degli utenti – ha spiegato – non è solo nel settore privato ma anche in quello pubblico con crescente rilevanza. Il caso Cambridge Analytica è solo la punta dell’iceberg”.  “Abbiamo raccolto – ha proseguito - decine di esempi concreti su come i dati vengono utilizzati a insaputa degli utenti. Una combinazione di algoritmi, che ancora non conosciamo, viene utilizzata per classificare le persone in modo straordinariamente granulare: 52 mila modelli che fotografano la persona meglio di quanto possano fare gli stessi parenti”.

Futuro inquietante 

Conclusioni scioccanti che danno ragione a coloro che guardano al futuro come un mondo distopico in cui le persone vengono manipolate e tenute sotto controllo attraverso le nuove piattaforme digitali. Incubi descritti per esempio da Dave Eggers nel romanzo Il Cerchio che qualcuno ha già definito il nuovo 1984 di George Orwell. 

Facebook punita dagli investitori 

Lo scandalo Cambridge Analytica ha prodotto conseguenze per Facebook anche in Borsa. A Wall Street il titolo ha perso oltre il 6% in una sola seduta. Non accadeva dal 2012.  Più di un analista prevede un futuro con più ombre che luci per il colosso di Mark Zuckerberg. La teoria principale è che le persone incomincino ad  essere esauste del social network. Nell’ultimo trimestre del 2017 per la prima volta nella storia il numero di utenti attivi negli Stati Uniti e in Canada è risultato in calo: 184 milioni di utenti rispetto ai 185 milioni del trimestre precedente. Poca roba potrebbe dire qualcuno rispetto al numero di utenti nel mondo (circa 2 miliardi) ma comunque un fatto importante.

Cresce consapevolezza sui rischi legati a Fb

Il calo degli utenti attivi in Nord America è il segnale che forse sta davvero crescendo la consapevolezza che esistono modi migliori e più costruttivi per spendere il tempo libero. E soprattutto che non vale la pena cedere le nostre informazioni personali ad una azienda che le usa per manipolarci a scopi commerciali e che non è in grado di difenderci da chi va ancora oltre sfruttandole per giocare sporco e influenzare le elezioni politiche. Questa è la fine della nostra civiltà.