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Facebook diventa una banca e lancia Libra, la moneta virtuale: come funziona e quali sono i rischi

La centrale sarà in Svizzera, ma nessuno Stato è coinvolto: la libra si presenta come moneta anarco-libertaria

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
Facebook diventa una banca e lancia Libra, la moneta virtuale: come funziona e quali sono i rischi

Prendete un sistema di messaggi via cellulare: Whatsapp. Una moneta virtuale, controllata da tutti e nessuno: Bitcoin. Un sistema di pagamenti telefonico, come M-Pesa (l’antenato di Applepay e simili). Una piattaforma online per pagare e incassare, come Paypal. E, naturalmente, il gigante dei social: Facebook. Frullate il tutto. Nel bicchiere ecco Libra, la nuova moneta globale, che Mark Zuckerberg ha appena lanciato nel mondo. Libra, in latino, vuol dire “bilancia” e il messaggio psicologico è “equilibrio, stabilità”, i requisiti fondamentali per una moneta di successo. L’ambizione, infatti, è enorme: una moneta privata e globale che è, contemporaneamente, tutte le monete e che, in linea di principio, aspira a sostituirle tutte. Anche la platea è enorme: i 2 miliardi di utenti di Facebook, in primo luogo. Ma pure (i due universi si sovrappongono solo in parte) un miliardo 700 milioni di persone che, nel mondo, non hanno un conto in banca, ma, molto spesso, un telefonino sì.

Come funziona

 Il progetto, che dovrebbe prendere vita entro un anno, prevede che una persona depositi dei soldi, aprendo un conto presso Calibra, la sussidiaria di Facebook chiamata a gestire il processo. Da quel conto, potrà spedire, via Whatsapp, soldi a chi vuole, fare pagamenti o incassi, senza alcun costo o commissione. I messaggi saranno criptati con il sistema blockchain, reso popolare da Bitcoin (in altre parole, nessun hacker può modificarli).

La turbomoneta

Le tecnologie coinvolte, come si vede, sono note e consolidate. Il telefonino come sistema di pagamento è nato in Africa, con M-Pesa, ormai una dozzina di anni fa. Milioni di persone pagano, ormai, con il cellulare (legato ad una carta di credito o un conto in banca) anche il caffè. Monete virtuali come Bitcoin ne esistono a decine e il sistema di criptaggio blockchain ha attirato l’interesse anche della Fed e della Bce. La novità? E’ la discesa in campo di Facebook con la sua potenza di fuoco, che può farne una turbomoneta.

Una moneta anarco-libertaria

La centrale sarà in Svizzera, ma nessuno Stato è coinvolto: la libra si presenta come moneta anarco-libertaria. Ma anche un grande business. Il parterre messo insieme da Zuckerberg (oltre una ventina di grandi nomi, da Visa e Mastercard a Vodafone, da eBay a Paypal a Uber) mostra l’interesse di svariati giganti dell’economia moderna per un’idea che, teoricamente, può esplodere nell’affare del secolo. I 10 milioni di dollari che Zuckerberg ha chiesto ad ognuno di loro sembrano un costo assai basso: solo un chip che consente, però, di stare seduti ad un tavolo così promettente. Ma il peso di quei nomi serve a Facebook per dimostrare la serietà del progetto, se non direttamente la sua solidità. Visa e Paypal, infatti, sono a bordo, ma non rispondono della moneta. Il bacino di riserve su cui poggerà la credibilità delle transazioni finanziarie di Calibra sarà costituito dai depositi dei clienti e dal loro impiego nell’acquisto di titoli e prodotti finanziari, dice Zuckerberg, “a basso rischio”.

Una scommessa

L’idea che, a garantire l’effettivo pagamento delle transazioni richieste, ci sia un portafoglio di titoli e investimenti “a basso rischio” (invece di casse statali e banconote da stampare, come avviene per le monete normali e loro banche centrali) è un primo segnale delle difficoltà a cui va incontro il megaprogetto di Zuckerberg. Quello che è a basso rischio, oggi, nel mondo, è anche spesso a rendimento zero o negativo (si guardi il Bund tedesco). A prima vista, si direbbe, dunque, che il patrimonio di garanzia sia destinato a ridursi, a parte i depositi dei nuovi clienti: è esattamente il sistema delle catene di S.Antonio e dei loro crack. Ma, anche ammettendo che l’ingegneria finanziaria riesca ad aggirare il problema, il secondo segnale viene da chi non c’è, al tavolo di Zuckerberg: gli altri grandi protagonisti del mondo online, da Apple a Amazon a Google. E, soprattutto, neanche una banca.

Insomma, l’impressione è che Zuckerberg abbia fatto la prima puntata, in una partita che si apre solo adesso. E’ molto probabile che, nel futuro, ci sia una moneta globale e virtuale. Ma non è detto che sia la Libra. Il progetto, infatti, presenta più di un punto debole.

Le ombre

La questione del patrimonio di garanzia e delle riserve cui attingere per gestire il cambio è il primo nodo decisivo. La Libra dovrà potersi scambiare con le altre monete e il suo valore fluttuerà – come per tutte le altre monete, tranne quelle a cambio fisso – secondo la domanda e l’offerta di quella particolare valuta. Per attirare clienti, dovrà dimostrare, però, di avere un cambio relativamente stabile e prevedibile: occorrono, dunque, riserve da poter gettare sul mercato per governare oscillazioni eccessive. In due parole, bisogna avere dollari in cassa per andare sul mercato a comprare Libra, per sostenerne, nel caso, il valore. Nel caso della moneta di Facebook questa necessità è anche più impellente del normale. Nelle monete di Stato, come il dollaro, l’euro o la lira turca, una perdita di valore nel cambio si trasmette indirettamente ai cittadini, facendo salire il prezzo delle importazioni. Nel caso di una moneta senza bandiera, come la Libra, una perdita di valore nel cambio è diretta e immediata: anziché 10 euro, il tuo conto su Calibra ne vale 8, qui ed ora. Come dimostrano le traversie di molti paesi, occorrono riserve profonde per far fronte ad una ondata speculativa che punta alla svalutazione della tua moneta.

Il nodo della privacy

Un secondo nodo riguarda la clientela. Zuckerberg non ci ha ricamato sopra, ma il succo è che i depositi presso Calibra non daranno interessi (li daranno gli investimenti che verranno fatti sul mercato con i soldi di quei depositi, ma i ricavi andranno alle riserve di cui sopra o ai profitti). E quella stessa clientela dovrà badare con attenzione ai suoi dati. In linea di principio, Facebook e Calibra saranno separate. Ma Calibra avrà bisogno, dai suoi clienti, di documenti di identità e di essenziali informazioni finanziarie, come qualsiasi banca che apra un conto e non voglia trovarsi al centro di un giro di mafia. Questo significa che, nell’universo Facebook circoleranno, oltre ai dati anagrafici, anche quelli finanziari. Stabilire dei recinti impermeabili per garantire la privacy non sarà facile, ma vitale.

Una banca-non banca

Il terzo nodo riguarda regole e salvaguardie. Calibra avrà una licenza per la trasmissione di denaro (tipo Western Union), ma non per la sua gestione. Eppure, starà seduta su una montagna di depositi, che mobiliterà sul mercato. Insomma, farà la banca, ma non vuole essere sottoposta ai regimi, ai vincoli, alle salvaguardie delle banche (per dire: quale percentuale di depositi può essere in sicurezza investita in titoli?). Difficile che le autorità bancarie internazionali, come la Bri, accettino senza obiezioni questa banca-non banca. Un cui eventuale successo, peraltro, creerebbe una sorta di buco nero al centro della politica monetaria. Oggi, banche centrali come la Fed e la Bce gestiscono cambio e politica monetaria, manovrando tassi d’interesse, riserve, obblighi di liquidità delle banche. A chi risponderebbe – in caso di recessione, o superinflazione – la Libra di Zuckerberg?

Maurizio Riccidi Maurizio Ricci   
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