Bonus per incentivare i mezzi di pagamento elettronici: ecco come funziona
La misura è a vantaggio di commercianti e professionisti e si affianca al limite di 2000 euro fissato per disincentivare l’uso del contante
Record mondiale di bonus. Difficile trovare un altro Paese al mondo che abbia lo stesso di numero di bonus (o incentivi fiscali) dell’Italia. Ce n’è uno per ogni categoria merceologica o produttiva e l’effetto lockdown li sta facendo moltiplicare. Non passa giorno in cui il governo non ne annunci uno. Tra gli ultimi arrivati c'è quello per scoraggiare l’uso del contante. Scatterà dal 1 luglio.
Limite di 400 mila euro di fatturato
Come funziona? E’ molto semplice: commercianti e professionisti godranno di un credito di imposta sulle transazioni effettuate dai clienti con carte di pagamento elettronico. Il credito di imposta sarà pari al 30% delle commissioni addebitate. Per essere beneficiari è stato imposto un limite di ricavi pari a 400 mila euro nell’anno di imposta precedente.
Credito di imposta a partire dal mese di agosto
Il beneficio è utilizzabile esclusivamente in compensazione mediante modello F24 a partire dal mese successivo a quello in cui sono state effettuate le spese agevolabili. Dunque per le transazioni effettuate nel mese di luglio il credito sarà utilizzabile a partire da agosto.
Trasmissione dei dati all'Agenzia delle Entrate
Ma questo è solo la punta dell’iceberg di un complesso meccanismo burocratico che coinvolge anche i soggetti che emettono le carte di pagamento, che sono tenuti ad inviare telematicamente all’Agenzia delle Entrate le comunicazioni necessarie alla verifica della spettanza del beneficio in commento.
Si infittisce la giungla dei meccanismi fiscali
In un Paese in cui a gran voce (da tutti i fronti) si invoca la semplificazione fiscale e la sburocratizzazione si introduce l’ennesimo bonus che va esattamente nella direzione opposta: complicare le cose. Rendere i meccanismi fiscali sempre più complessi. Una giungla sempre più fitta.
L'elenco dei bonus è infinito
L’elenco dei bonus varati nelle ultime settimane è ormai lungo: bici e monopattini, vacanze, colf e badanti, partite Iva, stagionali del turismo, campi estivi, ristrutturazioni edilizie. Nelle ultimi ore sono spuntanti anche i bonus occhiali e quello sulla cittadinanza digitale. Una montagna di soldi che a pioggia si riverserà sulla cittadinanza spesso senza una logica di equità.
Il paradosso dell'ecobonus
Secondo le stime fatte dall’Ufficio parlamentare di Bilancio il 10% delle famiglie a più alto reddito prenderà un ammontare di sussidi Covid pari al 10% delle famiglie più povere. Il 40% del beneficio dell’ecobonus al 100% (giusto per fare un esempio) varato per le ristrutturazioni immobiliari andrà al top 10% dei redditi e pochissimo al 30% dei più poveri.
I bonus generano consenso politico
La distribuzione dei soldi a pioggia è l’errore più grave che un governo può fare per gestire l’emergenza. Genera consenso politico (più o meno tutti gli italiani riusciranno ad accaparrarsi un po’ di soldi) ma è l’antitesi di un rilancio pianificato. Il numero di bonus varati è direttamente proporzionale alla mediocrità della classe politica. E il dramma (vero) è che il conto sarà pagato ancora una volta nel futuro.
La necessità di vincoli europei
Bisogna ringraziare l’esistenza dei Paesi frugali (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia) e la loro richiesta di condizioni all’uso dei fondi europei da parte dei beneficiari. Senza vincoli ferrei i miliardi in arrivo dall’Europa si trasformerebbero nella più grande “mangiatoia” nella storia delle Repubblica italiana. E non c'è alcun dubbio che l’ennesimo bonus garantirebbe una briciola a tutti.