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[L’analisi] Ecco i 4 problemi che impediscono all’Italia di uscire dalla trappola della crescita lenta

Il Financial Times ha dedicato una inchiesta al nostro Paese per capire i motivi che da anni ci fanno crescere meno dei partner europei e degli altri paesi avanzati

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
[L’analisi] Ecco i 4 problemi che impediscono all’Italia di uscire dalla trappola della crescita lenta

I dati economici parlano chiaro: tra i paesi avanzati l’Italia è quello che cresce di meno. In termini assoluti il Pil (prodotto interno lordo) rimane ancora al di sotto del valore registrato nel 2008 (l’ultimo anno prima dello scoppio della crisi finanziaria che poi ci ha travolto). Oltre a noi solo la Grecia non è riuscita a tornare ai livelli di dieci anni fa. Il quotidiano economico britannico, Financial Times, si è occupato di noi intervistando una serie di economisti e imprenditori italiani per capire le ragioni della nostra bassa crescita. Dalle interviste sono emerse quattro principali cause strutturali che non hanno niente a che fare con la moneta unica e l’Unione europea, capri espiatori preferiti dei partiti populisti.

Andamento del Pil italiano in valore assoluto

 

Causa 1: bassa produttività delle aziende

A detta degli esperti sentiti dal Financial Times il più grave dei problemi italiani è la bassa produttività. Le ragioni sono due. La prima è che il 95% delle aziende italiane ha meno di dieci dipendenti. La piccola dimensione limita gli investimenti in ricerca e sviluppo e nel capitale umano e dunque la competitività nei mercati globali. Ma anche le aziende con dimensioni maggiori hanno responsabilità, a causa di una diffusa gestione familiare poco aperta ai cambiamenti. Un dato è particolarmente esemplificativo del ritardo delle nostre imprese: meno di una su dieci, escluse quelle finanziarie, vende online. Secondo le rilevazioni di Eurostat, nella Ue peggio di noi fanno solamente Romania e Bulgaria.

Causa 2: istruzione inadeguata

Di tutte le aree di debolezza indicate questa è quella che presenta gli indicatori più drammatici. Da una valutazione delle competenze condotta dall’Ocse è emerso che i 15enni italiani hanno capacità di lettura e competenze in scienze e matematica inferiori a quelle dei coetanei degli altri paesi avanzati. Sempre l’Ocse ha poi evidenziato che l’Italia ha uno dei tassi di abbandono scolastico più alti. Nella fascia di età 15-34 anni, circa uno su quattro non studia e non lavora. Dato più alto all’interno dell’Unione Europea. Infine, meno di un italiano su tre ha una laurea in una fascia di età compresa tra 25 e 34 anni, rispetto a una media Ocse del 44%. Dati che certificano le carenze del nostro sistema educativo e dunque l’incapacità di fornire le giuste risposte ad una economia sempre più basata sulla conoscenza.

Causa 3: efficienza dello Stato e del sistema legislativo

L’Italia paga poi l’inefficienza della pubblica amministrazione e il peso della burocrazia. Secondo uno studio della Banca Mondiale, il nostro Paese si colloca al 111esimo posto su 190 nazioni monitorate, nella facilità di avviare o sviluppare una attività imprenditoriale. Il sistema di giustizia civile è al penultimo posto tra i paesi ad alto reddito presi in considerazione dal World justice project. Problemi che non si traducono solo in maggiori costi per le aziende ma anche in minore attrattività per gli investitori esteri.

Causa 4: costo del debito pubblico

Infine l’ultimo grande problema indicato da economisti ed imprenditori è il peso del debito pubblico, che nel 2017 ha richiesto risorse pari al 3,7% per Pil per il pagamento degli interessi. L’aumento dello spread degli ultimi mesi dovrebbe far salire l’esborso fino al 3,9%. Somme che ovviamente vengono sottratte agli investimenti pubblici in infrastrutture e altre iniziative di stimolo alla crescita.

La Manovra non va nella giusta direzione

Di fronte a questa analisi il Financial Times ha posto agli intervistati un quesito: la manovra varata dal governo gialloverde va nella direzione di risolvere i problemi strutturali che impediscono all’Italia di crescere? La risposta è stata negativa. La legge di Bilancio stanzia poche risorse per migliorare la produttività delle aziende e la qualità del sistema educativo e peggiora ulteriormente il deficit e dunque il problema del debito pubblico. Su burocrazia ed efficienza della pubblica amministrazione sono stati fatti solo annunci ma ancora niente di concreto. Anche il governo del Cambiamento rischia di essere per il Paese l’ennesima occasione persa.

 

Michael Pontrellidi Michael Pontrelli   
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