[Il punto] Lavoro, situazione drammatica per i 35-49enni. In un solo anno persi più di 200 mila occupati
In un solo mese il saldo negativo in questa fascia di età è di 74 mila posizioni. Le ultime statistiche dell'Istat parlano chiaro: la recessione incomincia a mordere duramente il mercato del lavoro
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I dati sul mercato del lavoro italiano appena pubblicati dall’Istat hanno disegnato un quadro drammatico. Il rallentamento della crescita economica e il generalizzato clima di incertezza stanno incominciando a produrre i primi pesanti effetti sulla occupazione. A febbraio la disoccupazione è salita al 10,7% (+0,1%) mentre quella giovanile si è attestata al 32,8%. Ma a preoccupare è in particolare il crollo degli occupati tra i 35 e i 49 anni, la fascia più produttiva della popolazione.
In calo degli occupati stabili
A febbraio gli occupati stabili, ovvero a tempo indeterminato, sono diminuiti di ben 33 mila unità rispetto a gennaio. Male anche il lavoro a tempo che ha registrato una flessione di 11 mila occupati anche a causa del giro di vite operato dal Decreto Dignità. L’unico dato positivo si ha tra gli autonomi con un balzo delle partite Iva che sono cresciute di 30 mila unità. Frutto della flat tax favorevole ma anche della disperazione. A causa della mancanza di offerte di lavoro dipendente, per tanti il lavoro autonomo è l’unico modo per provare a restare a galla.
Il dramma dei 35enni-49enni
I dati Istat hanno messo in evidenza che la situazione più drammatica è per i lavoratori con una fascia di età compresa tra 35 e 49 anni. In un solo mese a causa delle crisi aziendali e delle ristrutturazioni il numero di occupati è sceso di ben 74mila posizioni. In un anno il saldo negativo è pari a 216 mila lavoratori.
La bella storia della ScreenSud
In questi giorni l'informazione mainstream si è occupata del caso della ScreenSud, una azienda di Acerra (Napoli) che dopo il fallimento è stata rilevata e rilanciata da 12 operai che hanno avuto il coraggio di investire il loro Tfr per acquistare dal tribunale i macchinari. Una bella storia, raccontata su Tiscali News da Ignazio Dessì, da cui si può trarre un insegnamento: per affrontare i problemi serve pensare in modo nuovo e originale.
Il coraggio che manca
La crisi del mercato del lavoro è strutturale. Dipende dal ciclo economico ma anche dalla rivoluzione tecnologica che sta automatizzando sempre più i processi produttivi e dunque cancellando occupati. La crescita economica può risolvere solo in parte questo fenomeno e, soprattutto in economie mature come quella italiana, non è facile da alimentare. Serve ripensare i modelli organizzativi delle aziende e della pubblica amministrazione introducendo una riduzione dell’orario di lavoro, così come sta già accadendo in altri paesi europei. Per fare questo c'è bisogno anche di coraggio che purtroppo, al momento, in Italia manca.
