Cottarelli: il Recovery Fund da solo non basta senza le riforme. Ecco le 2 più importanti
Il noto economista intervistato da la Repubblica ha fatto il punto sulle misure da prendere per uscire dalla crisi. Il premier Conte sarà all'altezza del compito che lo attende?

Mentre la classe politica si agita sulla governance delle risorse che arriveranno dall’Europa, gli economisti si interrogano sulle misure da prendere per far uscire il nostro Paese dalle secche della peggiore crisi economica degli ultimi 70 anni. Tra questi c’è anche Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, che ha fatto il punto con Roberto Petrini, in una intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica.
Cottarelli ha esordito sottolineando che la situazione del nostro Paese era complessa già prima dell’arrivo del virus. Quadro ribadito recentemente anche dall’Istat che ha parlato di “evidenti segnali di stagnazione nel 2019 solo in parte mitigati a inizio 2020". L’anno in corso dovrebbe chiudersi con un Pil in contrazione di almeno il 10% e per tornare ai livelli del 2019 ci vorrà molto tempo.
Per Cottarelli 3 sono le priorità su cui concentrarsi per favorire la crescita economica. La prima sono “gli investimenti nel settore pubblico” che “potranno beneficiare delle risorse europee”.
Il noto economista ha aggiunto però che “in una economia di mercato il motore della crescita sono gli investimenti privati” e pertanto “bisogna eliminare i freni che li disincentivano”.
Il primo è la burocrazia.
Abbiamo troppe norme, troppe regole, lacci e lacciuoli che rallentano l’attività economica e fanno lievitare i costi
ha affermato Cottarelli, secondo cui gli extra costi annuali per le imprese dovuti alla burocrazia potrebbero aggirarsi "sui 31-32 miliardi di euro l’anno”.
Altro tasto dolente è infine la giustizia ed in particolare quella civile.
Siamo lenti a fare i processi e questa incertezza del diritto è un enorme disincentivo agli investimenti
ha spiegato l'ex commissario alla spending review.
Il messaggio dunque è chiaro: pensare di risolvere tutto con i soldi del Recovery Fund non è realistico. Bisogna anche riformare la burocrazia e la giustizia affinché gli investimenti privati (vero motore dell’economia) possano ripartire.
Gira e rigira si torna sempre allo stesso punto. Il premier Conte al Consiglio Europeo ha giocato una buona partita, riuscendo a limitare le pretese dei Paesi Frugali. Ma è dalla gestione delle risorse che arriveranno dall'Europa e dalle riforme che il suo esecutivo riuscirà a fare che dipenderà non solo il suo futuro politico, ma anche il giudizio che la storia darà del suo operato.
Una grande occasione da non sprecare per non essere l'ennesimo presidente del Consiglio mediocre nella storia repubblicana italiana, ma una figura politica di spicco del XXI secolo. Perché è evidente che nei prossimi mesi l'Italia si giocherà il suo futuro
