[Il punto] Con il governo Conte la pressione fiscale sta aumentando: ecco a quanto è salito il tax rate
Nel quarto trimestre del 2018 il tax rate è salito al 48,84% contro il 48,58% dell’anno precedente
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L’insediamento del governo Conte ha portato ad aumento della pressione fiscale in Italia. E le parole del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in audizione in Parlamento, non lasciano prevedere nulla di buono per il futuro: nel 2020 la stangata sull’Iva molto probabilmente ci sarà.
L'aumento maggiore dal 2014
Il punto sull’andamento della pressione fiscale lo ha fatto Marco Fortis sul Sole 24 Ore. Secondo quanto emerso dai dati Istat, nel quarto trimestre del 2018 la pressione fiscale (calcolata come somma delle imposte dirette e indirette, delle imposte in conto capitale e dei contributi sociali, diviso il Pil a valori correnti) è aumentata dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2017. Un aumento di queste dimensioni non si registrava dal 2014.
Tax rate al 48,84%
Per quanto riguarda le singole componenti, sempre su base annuale, le imposte dirette sono aumentate dello 0,5%, quelle indirette dello 0,9% e i contributi sociali del 4,7%. La pressione fiscale complessiva (tax rate) è salita al 48,84% rispetto al 48,58% del quarto trimestre 2017. E questo potrebbe essere solo un piccolo antipasto di quello che succederà nei prossimi mesi.
Tria: l'aumento dell'Iva ci sarà
Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in audizione sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha spiegato che “lo scenario tendenziale del documento incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021”. “La legge di bilancio del prossimo anno – ha proseguito il titolare del Mef- continuerà nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica definiti”. Tradotto in termini più semplici: la stangata ci sarà perché altrimenti salterebbe la tenuta dei conti pubblici. Secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore, l’impatto medio sulle famiglie italiane sarebbe di 538 euro all’anno.
Senza aumento Iva deficit al 3,4%
Complessivamente l’aumento di Iva e accise a partire dal 1 gennaio 2020 vale 23,1 miliardi di euro. Secondo quanto stimato da Bankitalia, senza la clausola di salvaguardia il rapporto deficit/pil volerebbe al 3,4%. Decisamente oltre i limiti di flessibilità che l’Unione Europea sarebbe disposta a concederci.
Di Maio: questo governo non aumenterà l'Iva
Ma Luigi Di Maio si è affrettato a smentire Tria pochi minuti dopo le dichiarazioni fatte in commissione Bilancio. "Con questo governo non ci sarà nessun aumento dell'Iva, deve essere chiaro” ha affermato il vicepremier. “L’obiettivo è ridurre il carico fiscale su famiglie e imprese. Serve la volontà politica. Noi ce l'abbiamo. Mi auguro che l'abbiano anche gli altri. Fermo restando che ci sono già soluzioni sul tavolo volte ad evitare un aumento" ha aggiunto il capo politico del M5s senza fornire ulteriori dettagli.
Il nodo delle privatizzazioni
L’aumento dell’Iva non è però l’unica voce incerta all’interno della prima legge di Bilancio del governo. Su tutte i 17,8 miliardi di euro da incassare solo quest’anno dalle privatizzazioni. Raggiungere questo importo potrebbe essere molto difficile, considerando che solamente tre volte in passato, l’ultima nel 2003, lo Stato è riuscito ad incassare più di 10 miliardi.
Il nodo della crescita economica
C’è poi la spada di Damocle dell’andamento dell’economia. L’Istat ha colto segnali di miglioramento nel primo trimestre del 2019 e prevede un Pil in crescita dello 0,2% quest’anno. Il Paese uscirebbe tecnicamente dalle recessione ma la crescita sarebbe comunque nettamente inferiore a quanto previsto nella legge Finanziaria. I motivi per essere pessimisti sono tanti e non bastano certo le rassicurazioni di Di Maio per far dormire sonni tranquilli agli italiani.