[L’analisi] Aumento dell’Iva, in media una stangata da 538 euro. Ma c’è chi pagherebbe anche di più
Le clausole di salvaguardia previste nella Legge di Bilancio prevedono un doppio aumento dell’imposta sui consumi a partire dal 1 gennaio 2020. Servono 23,1 miliardi di euro per evitarlo
Sulle finanze degli italiani pende una spada di Damocle di non poco conto: il doppio aumento dell’Iva a partite dal 1 gennaio inserito nella Manovra come clausola di salvaguardia. Se il governo non troverà 23,1 miliardi di euro a copertura delle spese già decise, a partire dal 1 gennaio 2020 l’aliquota ordinaria dell’Iva salirà dal 22 al 25,2% e quella agevolata al 10% al 13%. A questo doppio aumento potrebbe poi seguirne un terzo a partire dal 1 gennaio 2021 con l’aumento dell’aliquota ordinaria al 26,5%.
Costo legato a composizione del paniere di spesa
Il Sole 24 Ore ha stimato l’impatto del doppio aumento previsto a partire dal 1 gennaio 2020 sulle tasche degli italiani. Le conclusioni non sono per niente incoraggianti, soprattutto alla luce del forte rallentamento dell’economia italiana scattato nella seconda metà del 2018. La stangata media per singola famiglia sarebbe di ben 538 euro. Il dato medio ovviamente presuppone che alcune famiglie pagheranno di meno, altre di più. Il risultato dipenderà dalla composizione del proprio paniere di spesa. In linea generale saranno più penalizzati i nuclei familiari che acquistano maggiormente beni e servizi oggi tassati al 22% ovvero abbigliamento, calzature, arredi, bibite, vini, liquori, solo per citare alcune delle categorie coinvolte.
Nuclei familiari sopra e sotto media
Sempre secondo le stime del Sole 24 Ore l’impatto maggiore si avrebbe per le famiglie residenti nelle regioni del Nord. Quello più contenuto per quelle del Sud. Altra distinzione rilevante è poi quella tra chi abita nelle grandi città e nei piccoli (sotto 50 mila). Ad essere maggiormente penalizzati sarebbero i primi. Per quanto riguarda le diverse categorie professionali, sopra media sarebbero le famiglie di dirigenti, imprenditori e liberi professionisti, sotto media quelle di operai e disoccupati. Infine particolarmente colpiti sarebbero i single.
Una possibile via di mezzo
Le clausole di salvaguardia non sono una novità dell’ultima legge di Bilancio. In passato gli aumenti sono stati sempre evitati tranne in due casi: nel 2011 e nel 2013. In entrambe queste circostanze l’aumento si è concretizzato in un ritocco dell’aliquota ordinaria di un solo punto percentuale. Scenario che potrebbe ripetersi anche questa volta. La frenata dell’economia italiana da un lato amplifica l’esigenza di trovare risorse aggiuntive a quelle previste dalle clausole di salvaguardia (secondo alcuni economisti sarà inevitabile una Manovra correttiva dopo le elezioni europee di fine maggio). Dall’altro lato però sconsiglia di inasprire eccessivamente l’aumento delle tasse per evitare un avvitamento della recessione. Una via intermedia seguita dal governo potrebbe essere quella di aumentare le due aliquote ora al 22 e al 10% di un solo punto percentuale. Secondo il Sole 24 Ore in questo caso l’impatto medio per le famiglie sarebbe di soli 173 euro e non di 538. Una stangata decisamente più ammortizzabile.